Fondo salva-Stati, revisione dei trattati, ruolo dei privati, allargamento dell’Ue, energia, Iran e il suo nucleare. E’ un’agenda ricca quella del Consiglio europeo in programma a Bruxelles, decisivo per le sorti della moneta unica e per il futuro dell’Unione europea. Tanto che i lavori ufficiali verranno anticipati da una cena a 27 per iniziare a lavorare sulle questioni più spinose, per sondare il terreno di quello che per alcuni temi è un vero e proprio campo minato. I capitoli relativi alla governance economica sono fatti quelli che più di ogni altro lasciano con il fiato sospeso, perchè al centro di veri e propri ‘braccio di ferro’. Da una parte la Germania, che fa della revisione dei trattati Ue in senso più severo la condizione imprescindibile per qualsiasi intervento a sostegno dei paesi con problemi di debito sovrano.
Il potenziamento del fondo di stabilità (Efsf), insomma, dipende dalla modifica delle regole del gioco, e per molti appare a questo punto scontato che dal vertice di domani arriverà l’ok alla revisione del trattato. Fonti diplomatiche pur senza sbilanciarsi, fanno sapere che “l’idea è vengano date indicazioni precise per avere decisioni operative per marzo”. C’è però l’incognita legata al ‘come’ procedere a un’eventuale revisione delle regole Ue: se a 17 (i paesi che hanno adottato l’Euro) oppure se “a 17 più quelli vorranno aderire”. In questo “decisiva” può risultare la Gran Bretagna: c’è infatti il rischio che il premier David Cameron possa porre delle condizioni da più parti già definite “distorsive”, come interventi in materia di regolamentazione dei servizi finanziari.
Le incognite dunque non mancano, ma non si esauriscono nel dibattito sul trattato. Il fondo cosiddetto ‘salva-Stati’ è un altro punto controverso sul tavolo: dal Consiglio Ue che la capacità di azione per il fondo “dipende da quanto ci si mette”, dalla dotazione economica che gli si vuole dare. Fissata attualmente a 400 miliardi di euro, non c’è dubbio che “vada rivista in futuro”, anche per via dell’evoluzione della stessa Efsf. A metà 2013, infatti, dovrà essere sostituita dal Meccanismo di stabilità europeo (Esm). Per l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Ue l’Esm è concepito come organizzazione intergovernativa, ma in queste ore sta prendendo corpo l’idea di “riconoscergli ‘de jure’ lo stato di banca”, così da permettere all’Esm di accedere direttamente alla Bce. Un’ipotesi che però difficilmente potrebbe incontrare il favore della Germania. Tramontano invece gli Stability Bond. Fonti diplomatiche, infatti, ammettono che “al momento non sembra ci siano spazi per parlarne”. Di questo, allo stato attuale, sembra se ne parlerà in caso in un secondo momento. vale a dire una volta che si aprirà il processo di revisione dei trattati.
Il Consiglio europeo rischia di avere una sua storica portata nella sempre più probabile rimessa in discussione – se non addirittura soppressione – degli accordi sottoscritti da Francia e Germania a Deauville nell’ottobre del 2010. In quel frangente la Germania aveva preteso il coinvolgimento dei privati (private sector involvement, ‘Psi’, nel linguaggio tecnico) nella ristrutturazione dei debiti sovrani, e la Francia aveva acconsentito in cambio di un regime di sanzioni non automatico. Ora l’orientamento, in particolare da parte tedesca, è di tipo contrario. L’appuntamento si presenta dunque come uno dei più delicati degli ultimi anni, e dall’esito incerto. Per questo il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha chiesto ai capi di Stato e di governo di adottare “decisioni forti”, in particolare per quanto riguarda “un vero e proprio nuovo patto sulle regole di bilancio”, che assicuri “più disciplina e più convergenza” da parte dei membri dell’Eurozona, e che sia “credibile per i cittadini, i partner internazionali e i mercati”.
Si resta dunque in attesa e col fiato sospeso per il vertice che segnerà le sorti dell’Europa. Per ora l’unica cosa certa è il calendario dei lavori: dopo la cena di stasera, domattina si comincerà alle 9.30 con le ‘formalità’, vale a dire la firma del trattato di adesione all’Ue da parte della Croazia, che nell’estate del 2013 diventerà a tutti gli effetti il ventottesimo stato dell’Ue. A proposito di allargamento, divisioni permangono sull’accesso di Montenegro e Serbia: per il primo – già candidato a entrare – probabilmente servirà un’altra ulteriore decisione del Consiglio Ue, per la seconda – che chiede invece lo status di paese richiedente – potrebbere essere richieste invece altre garanzie, in quanto per alcuni ancora non sarebbe stato abbastanza per quanto riguarda la questione del Kosovo. Agli ultimi punto dell’ordine del giorno, infine, l’adesione a Schengen di Bulgaria e Romania, politiche comuni in termini di energia, e decisioni da prendere nei confronti dell’Iran per il programma nucleare di Teheran.