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Ocse vede Pil 2024 in Italia a +0,7% sotto le stime del Governo: “Spingere su riforme e Pnrr”

Imagoeconomica

In Italia le prospettive di crescita dell’economia secondo l’Ocse sono in rallentamento quest’anno rispetto allo scorso, anche modo più accentuato di quanto stimi il governo. Poi l’economia si riprenderà nel 2025, con un’inflazione in calo e un mercato del lavoro forte. Sono le nuove Prospettive economiche di Primavera dell’Organismo per la Cooperazione e lo Sviluppo economico internazionale pubblicate oggi a Parigi che continua a restare attenta sull’andamento dei conti pubblici italiani.

L’attività economica in Italia, dice l’Ocse “resta debole” con un Pil visto in crescita dello 0,7% quest’anno e in accelerazione al +1,2% il prossimo. L’ultimo dato reso noto dall’Istat, relativo al primo trimestre del 2024 indica un Pil cresciuto dello 0,de3% rispetto ai tre mesi precedenti, chiusi a +0,1% (dato rivisto al ribasso da +0,2%), con un dato di +0,6%. Il dato del Pil di quest’anno quindi è indicato dall’Ocse più basso rispetto alle stime inserite nel Documento di economia e finanza (DEF) 2024 del Ministero delle finanze in aprile che vedono un più robusto +1%. In linea invece la stima per il 2025 all’1,2%.

La Commissione Ue stima invece per l’Italia una crescita limitata allo 0,7% nel 2024, secondo i dati resi noti a febbraio. Il Fondo Monetario Internazionale stima un +0,7% sia quest’anno sia l’anno prossimo.

Giusto domani, venerdì 3 maggio, Fitch si pronuncerà sul rating (BBB, outlook stabile) dell’Italia. L’ultima a esprimersi è stata Dbrs che ha lasciato il rating invariato a BBB (high) con un trend stabile.

Inflazione e disoccupazione in calo

L’Ocse vede in positivo l’andamento dell’inflazione: è stimata in drastico ridimensionamento quest’anno all’1,1%, dopo il 5,9% del 2023, e poi al 2% nel 2025. Per quel che riguarda il mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione è previsto in continuo calo al 7,4% quest’anno, dal 7,6% del 2023, e poi al 7,3% nel 2025.

Deficit/pil si ridurrà, ma resta sopra il 3% fino al 2025

Nel paragrafo sui conti pubblici, l’ente parigino è meno positivo e rileva che il deficit di bilancio si ridurrà rispetto al Pil restando però al di sopra della soglia del 3% fino al 2025, mentre il livello di debito/Pil è elevato con “pressioni sulla spesa dalle necessità di investimento e dai costi legati all’invecchiamento.

Nel dettaglio, secondo l’Ocse l’incidenza del debito dell’Italia tornerà ad aumentare quest’anno al 139,1% del Pil, dopo il calo al 137,1% del 2023, e poi ulteriormente al 140% del Pil nel 2025. L’Italia dovrebbe ridurre il rapporto tra deficit e Pil al 4,4% quest’anno, dal 7,4% del 2023, e poi al 3,8% il prossimo.
Il Documento di economia e finanza (DEF) 2024 del MEF indica per il 2024 un Deficit al 4,3% e un Debito al 137,8%. Rispettivamente per il 2025 3,7% e al 138,9%.

Per riportare il rapporto debito/Pil italiano su un percorso più prudente sono necessari aggiustamenti fiscali e riforme strutturali. Sarà necessario, osserva l’Ocse, un aggiustamento fiscale ampio e duraturo nell’arco di diversi anni per far fronte alle future pressioni sulla spesa, riportando al tempo stesso il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente e rispettando le nuove regole fiscali dell’Ue. L’aggiustamento, viene suggerito, dovrebbe includere azioni incisive per contrastare l’evasione fiscale, limitare la crescita della spesa pensionistica e condurre ambiziose revisioni della spesa.

Pnrr fondamentale per sostenere attività, pesa ombra Superbonus

“L’elevata inflazione nel corso degli ultimi due anni ha eroso i redditi reali, le condizioni finanziarie rimangono restrittive e la maggior parte degli aiuti eccezionali legati alla pandemia da Covid-19 e alle crisi energetiche sono stati soppressi”, prosegue l’organismo parigino, sottolineando che tutto ciò “pesa sui consumi e gli investimenti privati. Il previsto rilancio della crescita dei salari reali e l’aumento dell’investimento pubblico legato ai fondi provenienti dal piano Next Generation EU compenseranno solo parzialmente queste difficoltà”, avverte l’Ocse.

L’accelerazione degli investimenti pubblici legati al Pnrr potrebbe stimolare la crescita nel 2024 e nel 2025. L’utilizzo completo dei fondi implica che la spesa pubblica deve aumentare da circa l’1% del pil nel 2023 a circa il 2,5% del pil in media tra il 2024 e il 2026”.

Da Parigi vedono come rischio principale il fatto che lo stop al Superbonus, divenuto insostenibile per i conti pubblici, “inneschi una contrazione degli investimenti immobiliari superiore al previsto”. Resta comunque che gli sgravi fiscali – per quanto temporanei – e l’aumento di spesa pubblica legata al Pnrr “compensano ampiamente la riduzione del sostegno fiscale alle famiglie e alle imprese”, determinando una posizione fiscale neutrale nel 2024 e un moderato inasprimento fiscale nel 2025. L’Ocse poi ribadisce raccomandazioni che tornano ciclicamente: attuazione delle riforme strutturali nei settori della concorrenza, della giustizia civile e della pubblica amministrazione; incremento degli investimenti pubblici legati al Pnrr. Un mix necessario e fondamentale per sostenere la spinta economica.

Cauto ottimismo per l’economia globale

“Un cauto ottimismo ha iniziato a prendere piede nell’economia globale, nonostante la crescita modesta e persistenti rischi geopolitici. L’inflazione sta diminuendo più rapidamente del previsto, i mercati del lavoro rimangono forti, la disoccupazione si colloca ai minimi storici o quasi. La fiducia del settore privato sta migliorando. Nonostante questo gli impatti legati alle condizioni monetarie si fanno sentire, soprattutto nei mercati immobiliari e creditizi”, afferma la Chief Economist dell’Ocse Clare Lombardelli, sottolineando tuttavia che la ripresa non è omogenea. “Gli Stati Uniti e una serie di grandi paesi emergenti continuano a mostrare una forte crescita, a differenza delle economie europee”, sottolinea Lombardelli. “Nonostante una prospettiva di rischio più equilibrata, restano preoccupazioni soprattutto legate alle elevate tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente, che potrebbero perturbare i mercati energetici e finanziari, provocando un’impennata dell’inflazione e far vacillare la crescita”, osserva.

Per il panorama economico globale l’Ocse ha indicato una crescita del Pil al 3,1% nel 2024, stabile rispetto al 2023, prima di risalire leggermente al 3,2% nel 2025 grazie ad una “crescita più sostenuta dei redditi reali e ad un calo dei tassi direttori”.

Anche l’area Ocse migliorerà nel 2025, rallenta la Cina

Per quanto riguarda l’area dell’Ocse, il Pil dovrebbe crescere anche quest’anno dell’1,7% per poi registrare un +1,8% nel 2025. Dopo +0,5% nel 2023 il Pil nella zona euro dovrebbe registrare nel 2024 una crescita dello 0,7% per poi salire a +1,5% nel 2025. Nei paesi del G20, dopo +3,4% nel 2023, il Pil dovrebbe rallentare a +3,1% nel 2024 e nel 2025 mentre negli Usa, dopo +2,5% nel 2023, il Pil dovrebbe registrare una crescita a +2,6% nel 2024 per poi rallentare a +1,8% nel 2025. Dopo +5,3% nel 2023 il Pil della Cina dovrebbe registrare una crescita del 4,9% nel 2024 e del 4,5% nel 2025.

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