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Ocse sull’Italia: “Pil ai livelli pre-Covid nella prima metà del 2022”

Marco Verch on Flickr

L’economia italiana tornerà ai livelli pre-Covid nella prima metà del 2022. Lo prevede l’Ocse nella Economic Survey sul norstro Paese. Dopo il -8,9% registrato nel 2020, la ricerca stima che nel 2021 il PIL crescerà del 5,9%, mentre il debito pubblico raggiungerà quasi il 160% del prodotto interno lordo. 

CRESCITA

“Puntiamo a una crescita post-Covid che sia più alta» di quella realizzata «prima della crisi legata alla pandemia” ha affermato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso della conferenza stampa di presentazione del report. “Dobbiamo bloccare questa nostra lunga stagnazione della congiuntura economica”, sottolineando che il Governo ha messo nero su bianco “un’agenda delle riforme impegnativa sia dal punto di vista economico che politico, con interventi che vanno dalla tassazione alla competitività e alle politiche del lavoro oltre a riforme settoriali”.

Secondo l’Organizzazione “un significativo sostegno fiscale nel 2021 favorirà la ripresa nel breve termine, con l’accelerazione dei tassi di vaccinazione e l’allentamento delle restrizioni”. Successivamente, “quando la ripresa sarà consolidata” bisognerà attuare “un piano fiscale di medio periodo per ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL”, consiglia l’Ocse.  L’economia italiana, si legge nel documento – “si sta risollevando dalla crisi indotta dalla pandemia da Covid-19”.  “Il generoso sostegno del Governo ha mitigato le perdite di posti di lavoro  e le avversità, e ha altresì preservato la capacità produttiva”,continua l’organismo parigino, aggiungendo che “le garanzie sui prestiti e le moratorie sul rimborso del debito hanno sostenuto la liquidità delle imprese e ne hanno limitato i fallimenti. I regimi di lavoro a tempo ridotto e il divieto di licenziamento sono stati integrati da un sostegno al reddito per coloro che non beneficiano  delle reti di sicurezza esistenti, unitamente al rinvio delle date di pagamento delle imposte dovute. La frequenza scolastica e i risultati dell’istruzione risultano  peggiorati per gli individui più svantaggiati; per contro, l’isolamento sociale dovuto al lockdown si è associato  a un aumento della violenza domestica”.  

Ottimismo anche sul futuro, quando “gli investimenti pubblici, inclusi quelli finanziati dai fondi Next Generation EU, uniti a una maggiore fiducia e livelli di domanda più elevati, sosterranno gli investimenti nel settore privato”. In questo contesto, l’Ocse definisce quindi “necessarie” le riforme della finanza pubblica e raccomanda di “migliorare la composizione della spesa pubblica al fine di promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Migliorare il coordinamento tra le agenzie incaricate dell’attuazione dei progetti di investimento pubblico al fine di aumentare i livelli di esborso. Compattare le procedure di contratti pubblici attualmente affidate a molteplici agenzie di piccole dimensioni e concentrarle in un numero inferiore  di enti dotati di maggiore capacità”.  

REDDITO DI CITTADINANZA E QUOTA 100

Nel report si parla anche di alcuni dei temi caldi dell’attuale agenda politica. Secondo l’Ocse, il reddito di cittadinanza ha “contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione” e sebbene i livelli di povertà siano aumentati a causa della pandemia, “nel 2020 i trasferimenti pubblici hanno limitato la diminuzione del reddito disponibile delle famiglie al 2,6% in termini reali”.

Sulle pensioni, l’Ocse raccomanda invece di contenere la spesa “lasciando scadere il regime di pensionamento anticipato (“Quota100”) e la cosiddetta “Opzione Donna” nel  dicembre 2021, e ristabilire immediatamente la correlazione tra età pensionabile e speranza”. “Le pressioni sulla spesa legate all’invecchiamento demografico e agli interessi – continua l’organismo internazionale – sono elevate e destinate ad aumentare nel lungo termine”.

DIGITALIZZAZIONE

Per sostenere la ripresa occorre puntare soprattutto sul digitale, un settore in cui l’Italia appare in difficoltà. Nel dettaglio, il nostro Paese “vanta un livello scarso di alfabetizzazione digitale e di adozione di servizi digitali rispetto al resto dei paesi dell’Ocse”, si legge nello studio. Ad oggi, solo il 44% dei cittadini tra i 16 e i 74 anni “possiede competenze digitali di base a fronte della media dell’Ue pari al 57%, mentre “l’intera pubblica amministrazione appare priva di personale dotato  delle competenze necessarie. È infine “necessario sostenere una più rapida diffusione della banda larga veloce, attualmente molto limitata”.

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Categories: Economia e Imprese