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Ocse: più poveri in Italia, aumenta disuguaglianza

RAPPORTO OCSE – Nel nostro Paese il 20% più ricco ha in mano il 61,6% della ricchezza, mentre il 20% più povero detiene solo lo 0,4% – Il tasso di povertà nel nostro Paese è fra i più alti nell’area Ocse.

Ocse: più poveri in Italia, aumenta disuguaglianza

La forbice fra poveri e ricchi si allarga, soprattutto in Italia. Secondo un rapporto Ocse pubblicato oggi, nel nostro Paese il reddito medio del 10% più ricco della popolazione è pari a 11 volte quello del 10% più povero. La media Ocse – che pure è a livelli record – non supera invece le 9,6 volte. 

L’1% della popolazione italiana detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta, praticamente il triplo rispetto al 40% più povero, che non supera il 4,9%. Inoltre, il 20% più ricco ha in mano il 61,6% della ricchezza, mentre il 20% più povero detiene solo lo 0,4%.

Anche nella fascia più ricca, inoltre, la distribuzione è nettamente squilibrata a favore del vertice: il 5% più ricco della popolazione detiene infatti il 32,1% della ricchezza nazionale netta.

COEFFICIENTE GINI

Il coefficiente Gini, che misura le differenze nella distribuzione della ricchezza (va da 0 a 1 e più è alto e maggiore è la disparità) in Italia è salito dallo 0,313 del 2007 allo 0,327 del 2013. E’ il sesto coefficiente più alto in Europa e il 13esimo nell’Ocse. 

CALO DEL REDDITO

Il 10% più povero della popolazione in Italia ha accusato un calo del reddito del 4% l’anno tra il 2007 e il 2011, mentre il reddito medio è calato del 2% e quello del 10% più ricco solo dell’1%. 

TASSO DI POVERTA’

Il tasso di povertà nel nostro Paese salito al 14,9% nel 2013, oltre 4 punti percentuali in più rispetto al 2007, mentre la media dell’area Ocse è passata dal 7,7% del 2007 al 9,9% del 2013. 

DIFFERENZE TRA LE FASCE D’ETA’

I bambini sono la fascia d’età con la maggiore incidenza di povertà: il 17% in Italia, contro il 13% medio Ocse. Anche i giovani tra i 18 e i 25 anni hanno un tasso di povertà superiore alla media (14,7% contro 13,8%), mentre gli ultra 65enni (9,3%) se la cavano meglio che nel resto dell’Ocse (12,6%). Tra gli adulti il tasso di povertà è del 12,1% (Ocse 9,9%) e i “working-poor” – coloro che hanno un impiego ma percepiscono un reddito sotto la soglia di povertà – arrivano al 12%, mentre nel’Ocse si fermano in media all’8,7%.

IL PESO DEL PRECARIATO

L’Ocse evidenzia come la disuguaglianza di reddito da lavoro sia aumentata dello 0,65% in Italia tra il 2007 e il 2011 principalmente a causa di una diffusione dei contratti atipici che non ha pari nell’area Ocse. In Italia il 40% degli occupati nel 2013 lavorava con contratti atipici contro il 33% medio Ocse. 

I lavoratori con contratti atipici in media in Italia guadagnano il 25% l’ora in meno rispetto ai lavoratori con contratti tradizionali. Il 53% degli atipici è il principale percettore di reddito in una famiglia (contro il 48% Ocse), perciò che spesso le loro famiglie si trovano alla soglia di povertà. L’Italia è, dopo la Grecia, il Paese Ocse con la maggiore porzione di famiglie di lavoratori atipici a rischio povertà, il 37% contro il 27% medio Ocse. 

LA RICCHEZZA NETTA

Quanto alla ricchezza netta degli italiani, stando ai calcoli dell’Ocse, per il 20% più povero tra il 2006 e il 2012 è calata del 25% annuo, contro il calo dello 0,8% del 20% più ricco. Per il resto della popolazione, ovvero la classe media, la flessione è stata del 2,1%. 

I DEBITI

Le famiglie italiane sono le meno inclini a fare debiti: solo il 25% vi fa ricorso contro l’80% delle norvegesi e delle americane. Inoltre solo il 2% delle famiglie italiane può essere considerato eccessivamente indebitato, contro il 24% negli Usa e il 30% in Norvegia.

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