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Ocse, il dramma del lavoro in Italia: 27% giovani disoccupati, precari il 46% degli occupati

Percentuali superiori alla media europea – Salari medi nettamente inferiori a quelli di Germania, Francia e Gran Bretagna – Secondo l’associazione “bisogna fare di più per migliorare in modo durevole la situazione del mercato del lavoro per i giovani” – Serve “un’ampia riforma dei contratti di lavoro”.

Ocse, il dramma del lavoro in Italia: 27% giovani disoccupati, precari il 46% degli occupati

Il 27% dei giovani italiani fra i 15 e i 24 anni è disoccupato, un dato più altro fra le donne (29,4%) che fra gli uomini (26,8%). In entrambi i casi i numeri superano la media Ocse, rispettivamente al 15,7 e al 17,6%. Fra i giovani italiani che lavorano, invece, il 46% ha un contratto precario. Quest’ultima percentuale è cresciuta di 9 punti dal 2007. “Il mercato del lavoro italiano sta diventando più segmentato, con lavoratori in età matura in impieghi stabili e protetti e molti giovani senz’altro sbocco immediato che posti più precari”. Non usa mezzi termini l’Ocse, che nel suo ultimo Employment Outlook riproduce impietosamente l’aria che si respira nel nostro Paese.

Ma l’insicurezza non si registra solo sul fronte dei contratti. I problemi non mancano nemmeno sul fronte dei salari: nel 2010 l’italiano ha guadagnato in media l’equivalente di 36.773 dollari, mentre allargando l’obiettivo all’intera Eurozona la cifra sale a 44.904 dollari. Il salario medio italiano è superiore a quelli di Spagna (35.031), Grecia (29.058) e Portogallo (22.003), ma inferiore a Francia (46.365 dollari), Germania (43.352) e Gran Bretagna (47.645). Per di più in Italia lo Stato sociale “gioca un ruolo minore nel proteggere le famiglie contro le conseguenze di grandi contrazioni del reddito da lavoro” rispetto ad altri Paesi dell’Ocse.

Per gli italiani, “grandi riduzioni del reddito da lavoro individuale (per esempio in caso di perdita del posto di lavoro) tendono a tradursi in contrazioni del reddito disponibile familiare superiori a quelle osservate negli altri Paesi Ocse per la limitata azione di assorbimento degli shock operata dagli ammortizzatori sociali”. Questo produce uno “shock negativo sui redditi da lavoro subìto da non pochi italiani durante la crisi si è probabilmente tradotto in un aumento del rischio di povertà e di difficoltà finanziarie, anche se l’aumento massiccio di risorse per la cassa integrazione guadagni ha contribuito significativamente a limitare il numero di lavoratori affetti da tali shock”.

Secondo l’Ocse, “bisogna fare di più per migliorare in modo durevole la situazione del mercato del lavoro per i giovani”. Con la crisi, la legislazione italiana “restrittiva” sui contratti da lavoro a tempo indeterminato “potrebbe aver aiutato il Paese a contenere l’impatto della recessione sul mercato del lavoro”, ma “nella fase attuale potrebbe scoraggiare le assunzioni, soprattutto con contratti permanenti, mettendo dunque a repentaglio la ripresa”. L’Ocse chiede dunque “un’ampia riforma dei contratti di lavoro” che “dovrebbe essere rivolta, in particolare, a ridurre l’incertezza rispetto alle conseguenze del quadro regolamentare sugli esiti delle procedure di licenziamento”.

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