Nonostante le molte incertezze, l’economia dell’Eurozona conoscerà una crescita graduale fino ad aumentare del 2,25% a fine 2016, anche se i rischi legati a una nuova tempesta finanziaria restano “elevati”. A dirlo è l’Economic Outlook 2015 stilato dall’Ocse, secondo cui gli Stati dovranno perseguire “un consolidamento dei conti pubblici credibile” per contenere i debiti pubblici, ancora molto alti in diversi paesi.
A spingere la crescita dell’unione valutaria, spiega l’Ocse, è il ribasso del prezzo del petrolio, oltre al deprezzamento dell’euro e alle politiche attuate dalla Bce. E’ necessario, però, rafforzare gli investimenti in sostegno dell’economia.
Per quanto riguarda l’Italia, le previsioni annunciate oggi dall’Ocse per il Pil del 2016 si attestano al +1,5% e sono le più alte tra le stime ufficiali sull’economia italiana, visto che le stime di crescita del Governo e della Commissione Ue si fermano a livelli inferiori. Per il 2015, invece, l’Ocse prevede una crescita dello 0,6% come la Ue.
L’Outlook dell’Ocse, pur rilevando gli sforzi di riforma dell’esecutivo italiano, punta l’attenzione sui miglioramenti che devono essere approntati, soprattutto nella riduzione delle differenze fra i generi, per incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Guardando al complesso dell’area Ocse, invece, l’outlook semestrale fa segnare una stima al ribasso, al +1,9% per il 2015 e al +2,5% per il 2016 contro il +2,3% e il +2,6% delle previsioni di novembre. A pesare, sul taglio della stima, è il calo degli Usa, in netta flessione rispetto alle previsioni precedenti: +2% per il 2015 e +2,8% nel 2016 contro +3,1% e +3% della stima di novembre. Il Pil mondiale dovrebbe crescere del 3,1% quest’anno e del 3,8% il prossimo contro +3,7% e +3,9% stimati a novembre.
Secondo la capo-economista dell’organizzazione parigina Katherine Mann, “la ripresa economica dopo la crisi economica e finanziaria scoppiata nel 2008 è stata inusualmente debole. La crescita resta più lenta del ritmo medio registrato nei 12 anni precedenti la crisi”.
“Il 2015 – per la Mann – è partito male per l’economia globale, con il trimestre più debole dall’inizio della crisi, anche se dovrebbe trattarsi di fattori temporanei. A mancare all’appello sono gli investimenti che restano modesti perché aziende e governi sono restii a farli. Per rilanciarli non bastano politiche orientate alla domanda, ammonisce l’Ocse. Va ridotta l’incertezza politica, evitando bracci di ferro sul bilancio negli Usa e trovando una favorevole soluzione della crisi greca nella zona euro”.
“La revisione al ribasso della crescita degli Usa – prosegue la Mann – e quelle al rialzo per la zona euro e il Giappone mostrano una crescita piu’ bilanciata nel mondo e questo dà maggiore sostegno agli investimenti che sono trainati non solo dalla situazione di un singolo Paese, ma anche da quella degli altri Paesi. Quindi una crescita bilanciata contribuisce agli investimenti”.