Le società che sono partite per tempo lo sanno: l’Esg rappresenta il presente e il futuro, non solo etico ma anche finanziario. L’acronimo – ormai sempre più conosciuto – che significa “Environmental, social and corporate governance” focalizza l’attenzione sul rispetto dell’ambiente, verso le pratiche sociali e di governance di ogni singola azienda è diventato ora un parametro importante anche per misurarne le performance.
Recenti evidenze empiriche fotografate dalla società Alliance Bernstein mostrano che, dal 2018, le società “Esg improvers” con il maggiore miglioramento annuale della propria impronta Esg – hanno sovraperformato rispetto a quelle che, invece, hanno registrato il più ridotto aumento del punteggio Esg. Negli Stati Uniti del 4%, in Europa del 4,7% e in Asia dello 0,6%.
Italia, utilities apripista Esg
L’Italia non fa eccezione rispetto al resto del mondo dove le aziende che per prime si sono aperte ai criteri Esg sono quelle energetiche, un ambito in cui la transizione verso modelli a basse emissioni di anidride carbonica è decisivo. Addirittura globale la leadership nella sostenibilità di Enel che ha conquistato il primo posto nel Dow Jones Sustainability World Index (Djsi World) a fine 2020. Nel processo di selezione del Djsi World, Enel si è distinta nella maggior parte dei 27 criteri valutati, tra i quali alcuni dei più significativi sono la strategia climatica e le opportunità di mercato, finalizzati a valutare la performance delle utility elettriche. Il titolo, di conseguenza, ne beneficia e nell’ultimo anno ha registrato in Borsa un solido +33,68%.
Bene anche Erg, altra azienda del panorama dell’utility italiane che è stata tra gli apripista del cambio di passo verso la sostenibilità. Negli ultimi dodici mesi il titolo della società della famiglia Garrone segna un clamoroso +47,71%. Frutto anche della svolta decisa dalla proprietà che risale all’ormai lontano 2008. Fu allora che partirono gli investimenti in fonti rinnovabili, grazie ai quali Erg cominciò a puntare sulla green energy, tanto che oggi è il primo operatore eolico in Italia e tra i principali in Europa e ha scelto di adottare un modello di business orientato agli obiettivi di decarbonizzazione.
Pochi giorni fa poi, sia Enel che Erg sono entrate nel Global Clean Energy Index, l’indice di borsa di Standard & Poor’s che racchiude 82 aziende a livello internazionale protagoniste nella produzione di energia green e con elevati standard Esg. Una circostanza che gli analisti di Equita vedono positivamente, tanto che prevedono: «I flussi di liquidità in questo ambito sono destinati ad aumentare anche in considerazione della recente normativa che impone di chiedere ai clienti l’esposizione desiderata ai fondi Esg dal 2022”.
Investire sostenibile, il modello Banca Generali
La sostenibilità è diventata un driver anche per il mondo bancario e del risparmio gestito. Ne sa qualcosa Banca Generali, che già a fine 2018 presentò un piano industriale che inaugurò la propria strategia Esg ritenendo fondamentale promuovere tra clienti e consulenti una nuova sensibilità verso gli investimenti sostenibili.
Pochi mesi dopo, la banca guidata da Gian Maria Mossa lanciò una piattaforma digitale per misurare l’impatto concreto di ciascun fondo Esg rapportandolo a uno o più dei 17 SDGs che costituiscono l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il progetto, inedito in Europa, è piaciuto ai risparmiatori e ha permesso di centrare rapidamente il target ambizioso della banca del Leone che prevedeva di raggiungere e superare con soluzioni Esg il 10% di masse gestite entro il 2021.
Oggi Banca Generali, risultata essere una delle 150 aziende italiane più sostenibili secondo una ricerca condotta in collaborazione tra la società di analisi Statista e IlSole24Ore, partendo da un paniere di 1200 aziende di cui si sono stati esaminati bilanci e indicatori Esg. Secondo l’ultimo report, le masse che la clientela di Banca Generali investe in strategie sostenibili si attestano a 5,3 miliardi. Anche in questo caso l’attenzione alla sostenibilità non è sfuggita a Piazza Affari: la performance del titolo nell’ultimo anno ha registrato un +42,54%.
A proposito di finanza sostenibile, Banca Generali oltretutto ha appena firmato un accordo con l’università milanese Bicocca e Aifi-Associazione italiana del private equity, venture capital e private deb, per il potenziamento della ricerca universitaria nel settore della green finance, degli investimenti sostenibili e responsabili (Sri) e appunto delle attività improntate ai fattori ESG. L’Osservatorio si chiamerà “O-Fire” (“Finanza d’impatto e sue ricadute economiche”) e sarà diretto da Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca.