Dal mese prossimo la Bce lancerà finalmente Quantitative easing (allentamento quantitativo) varato lo scorso 22 gennaio. Se i mercati azionari festeggiano, sul fronte obbligazionario l’ondata di liquidità promette di mantenere bassi i rendimenti obbligazionari. E mette in difficoltà gli ex Bot people. Come si fa a guadagnare in tempi di tassi bassi con le obbligazioni? Che effetto avranno le politiche della Fed? E la crisi in Grecia? “Il lancio del Qe rappresenta sicuramente una situazione anomala perché si tratta di una strategia mai attuata che potrebbe portare risultati sottostimati e imprevedibili. Se le misure avranno gli stessi effetti che ci sono stati negli Usa, di sicuro i rendimenti difficilmente saliranno, probabilmente scenderanno sebbene in maniera marginale. Anche sulla parte lunga, almeno fino a fine anno”, spiega a FIRSTonline Angelo Drusiani, consulente per il mercato obbligazionario di Albertini Syz.
Come inciderà la politica della Fed che, sebbene con cautela, si prepara a un rialzo dei tassi dopo giugno?
La probabilità di un contagio dell’aumento dei tassi della Fed, a giugno o settembre a seconda delle previsioni degli analisti, è in effetti l’aspetto che potrebbe modificare il trend. Il decoupling tra tassi bassi in Europa e in rialzo oltreoceano è difficile che regga a lungo, può andare avanti per 6-8 mesi, ma prima o poi si va verso l’allineamento dei rendimenti che tendono a essere simili per i flussi degli investitori che si spostano. E quindi anche l’Europa potrebbe vedere aumentare i tassi verso fine anno, soprattutto se il Qe non avrà successo. Allo stesso tempo, se avrà successo con le banche che useranno i soldi per finanziare le imprese allora i rendimenti potrebbero iniziare a salire più gradualmente. In ogni caso, anche negli Usa l’attesa è un aumento graduale dei tassi con le banche centrali continueranno a svolgere un ruolo centrale. Non dimentichiamoci che alla guida della Bce c’è un uomo che viene dal mercato (Mario Draghi ha un passato nelle banche d’affari, ndr), che sa quindi cosa si aspetta il mercato.
Dobbiamo temere un rischio contagio dalla situazione greca?
L’uscita della Grecia dall’euro potrebbe essere vista come il primo tassello di una disgregazione della Ue e per questo penso che un accordo si troverà. Comunque non credo ci sia un effetto contagio perché l’ammontare del debito è limitato e perché il mercato obbligazionario ha dimostrato di continuare a salire anche in questi giorni aspettandosi un accordo.
Lo spread Btp-bund è già sceso molto, quanto è sostenibile un ulteriore restringimento?
Nei prossimi 8-10 mesi i rendimenti dell’area euro potrebbero rimanere su questi livelli, o qualcosa meno. In particolare potrebbero scendere i differenziali, si può pensare allo spread Italia-Spagna che torni sotto quota 100. E ci potrà essere una ripresa moderata delle quotazioni dei titoli italiani. Lo spazio per una riduzione dello spread Btp-bund c’è: ricordiamoci che negli anni passati non c’era differenziale con la Germania. La riduzione ulteriore dello spread dipende però ora dalle riforme del Governo.
A livello operativo, quindi, come ci si può muovere per guadagnare qualcosa?
Eviterei l’acquisto di titoli a breve perché non rendono nulla. Pensiamo che ormai un Btp triennale rende lo 0,49% a cui poi va tolto il bollo e le tasse. Meglio orientarsi verso il decennale che rende l’1,56% lordo. Ricordiamoci, a titolo esemplificativo, che sul decennale se i rendimenti scendono di 30 centesimi il prezzo sale di due punti percentuali. Se si comprano ora ci si può aspettare che in 8-10 mesi le quotazioni possano salire, il che significa che alla cedola posso aggiungere un po’ di capital gain e ottenere un rendimento lordo attorno al 2,5%. Un piccolo guadagno. Però si deve entrare ora.
Si tratta comunque di uno scenario abbastanza difficile da gestire per un investitore poco avvezzo al trading.
Gli ex Bot people si trovano certamente in difficoltà. E’ uno scenario di investitori mordi e fuggi. Di investitori che non tengono i titoli molto a lungo. D’altra parte non c’è molto di più da guadagnare altrove. Le banche non pagano e i conti deposito ormai sono spariti. Le alternative non sono molte. O si comprano i decennali per ipotizzare un capital gain a fine anno, o bisogna spostarsi sui fondi di investimento bilanciati, con almeno 20% in azioni per avere quel rendimento in più che controbilancia i costi.
Cosa ne pensa dei Btp Italia?
Il Btp Italia potrebbe rappresentare un’alternativa anche se è penalizzato da una situazione di inflazione destinata a salire marginalmente. Il vantaggio rispetto a un normale titolo indicizzato all’inflazione dell’area euro è che non paga l’inflazione a scadenza ma semestralmente e questo permette tecnicamente di avere subito liquidità. Inoltre, ora il petrolio è sceso a livelli molto bassi e non sono da escludere fiammate al rialzo.
I Treasury sono un’alternativa con il dollaro che si sta rafforzando?
Nei Treasury Usa è pericoloso investire perché ci si attende una diminuzione del valore in concomitanza con il rialzo dei tassi della Fed. Fino a che punto il dollaro sia in grado di annullare questa perdita non lo sappiamo. Considerando la storia della politica americana sulla valuta, ci possiamo attendere un apprezzamento del dollaro fino a un certo punto. Ci vorrà parecchio tempo perché si torni alla parità con l’euro, sempre che si ritorni perché l’obiettivo Usa è far aumentare il valore della valuta degli altri per avere vantaggi sulla bilancia commerciale.
Per avere qualche punto di rendimento in più meglio spostarsi sul debito corporate?
Sui corporate è ormai necessario investire 100mila euro per volta, dare indicazioni diventa difficile. Le emissioni per il retail non ci sono quasi più, gli emittenti vogliono evitare eccessivi costi e burocrazia e possibili problemi giudiziari come per esempio la class action. Quindi stabiliscono soglie superiori ai 100mila euro. Bisogna passare attraverso i fondi.
A questo proposito, cosa ne pensa della decisione di Generali che ha chiesto a S&P il ritiro del rating?
La decisione di Generali è stata giusta e ormai penso si vada sempre più in una direzione di questo tipo, anche perché i rating non sono più molto ascoltati.
Rimangono le obbligazioni high yield e il debito di Paesi emergenti. Per fare un esempio, il bond decennale dell’Etiopia rende il 6,62%, quello del Sud Africa il 4,65%
Le obbligazioni high yield sono certamente più interessanti quando sono in valuta locale ma qui ci si porta a casa il rischio cambio che è sempre di difficile gestione. Per questo è meglio guardare anche in questo caso a un fondo. Per i bond emergenti il rischio maggiore è la liquidità dei titoli che sono emessi per quantitativi non rilevanti. Meglio, anche in questo caso, rivolgersi a comparti di fondi che li trattino. E’ poi necessario avere nel Dna una forte propensione al rischio, perché molto spesso questa tipologia di strumenti evidenzia una forte volatilità. In ogni caso, emissioni di questo tipo rappresentano prodotti finanziari adatti ad investitori esperti o che dispongono di capitali elevati o che hanno una propensione al rischio molto alta.