Le obbligazioni corporate fanno il pieno di domanda. In pochi giorni diversi emittenti si sono affacciati sul mercato obbligazionario con emissioni di successo. Enel ha fatto il tutto esaurito ieri con il suo bond scadenza 2020 e coupon al 4,875%: ha ricevuto richieste per 6 miliardi contro un’offerta da un miliardo. Unicredit ha ricevuto richieste doppie (due miliardi) per il titolo senior a tre anni da un miliardo. Daimler ha raccolto un miliardo per la prima volta con un bond a dieci anni e ha ricevuto una forte domanda. Anche Nestlé ha collocato un decennale da 850 milioni che ha pagato un coupon ai minimi storici per la scadenza (1,75%).
Certo, sia le banche e le altre emittenti quest’anno sono rimaste presenti sul mercato con emissioni di durata media e medio lunga. Ma negli ultimi tempi le italiane hanno preso più coraggio grazie all’evoluzione del differenziale che è diminuito. Così Enel, che da sempre ha un forte appel per gli investitori, è stata la prima da metà luglio tra le aziende di un Paese periferico a scendere con un’emissione obbligazionaria. E alla luce dell’allentamento delle tensioni sugli spread ha scelto di scendere sul mercato con rapidità prima dell’appuntamento con la Bce di Mario Draghi, prima che gli umori del mercato possano eventualmente peggiorare dopo l’atteso board dell’Eurotower. Così anche Unicredit che ha piazzato un’emissione a tre anni con una cedola al 4,375% (390 punti base sul tasso swap) ricevendo richieste per due miliardi (e 250 ordini) dall’Italia, Francia, Regno Unito e Germania.
Già perché allo stesso tempo l’interesse degli investitori istituzionali è alto: le obbligazioni corporate delle large cap sono sempre più invitanti per quegli investitori che vogliono diversificare, ridurre l’esposizione ai poco redditizi bund e trovare obbligazioni di qualità che diano rendimenti migliori. Così proprio per andare incontro alle richieste degli investitori Daimler, di solito orientata a scadenze più brevi, ha per la prima volta emesso un prestito a dieci anni (coupon al 2,375%). E poco prima era stato il turno di Volkswagen con un’emissione sempre a dieci anni. Ma anche di Nestlè che ha riscosso così tanto interesse da poter pagare sul decennale un tasso dell’1,75%, non lontano dall’1,42% pagato dall’ultima asta bund a dieci anni. E che, questa volta, è stata un mezzo flop: la Germania non è riuscita a piazzare tutti i cinque miliardi previsti fermandosi a quota 1,93 miliardi. La brutta notizia per il risparmiatore è che per il retail c’è come al solito poco o nulla. La maggior parte delle emissioni rimangono rivolte agli istituzionali. Troppa la burocrazia per le emissioni retail, soprattutto in tempi in cui è indispensabile muoversi con tempestività per sfruttare le finestre di mercato.