Un’altra tegola su Nvidia. L’Antitrust Usa mette nel mirino la società di Santa Clara e altre aziende produttrici di microchip e a Wall Street si prospetta un’altra seduta di fuoco dopo il ribasso del 9,5% registrato martedì 3 settembre.
L’Antitrust Usa contro Nvidia e altre big dei chip
L’Autorità statunitense ha messo sotto esame le pratiche concorrenziali di Nvidia e di altri gruppi tecnologici. Lo riporta Bloomberg, spiegando che il dipartimento di Giustizia Usa ha inviato al gigante dell’intelligenza artificiale e ad altri gruppi una richiesta vincolante di informazioni nell’ipotesi che utilizzino pratiche per rendere più difficile il passaggio ad altri fornitori e per penalizzare i clienti che non usano esclusivamente i loro chip. L’obiettivo è quello di capire se le società in questione stiano abusando della propria posizione di forza.
Lo stesso Dipartimento di Giustizia aveva già in precedenza sottoposto Nvidia a dei questionari, ma adesso è passata alle maniere forti con la cosiddetta “subpoena”, una richiesta formale di informazioni.
“Nvidia vince per merito, come riflesso nei nostri risultati e nel valore per i clienti, che possono scegliere qualsiasi soluzione sia per loro migliore”, ha risposto la società.
Il crollo in Borsa di Nvidia
Nel frattempo in Borsa si prospetta l’ennesima giornata di fuoco, con le azioni Nvidia che nel pre-market cedono oltre l’1% del loro valore. Martedì 3 settembre il titolo è crollato del 9,5%, un ribasso a causa del quale il ceo e fondatore Jensen Huang ha visto andare in fumo oltre 10 miliardi di dollari, registrando secondo Bloomberg la più grande perdita della sua storia. Sempre ieri, nell’after-hours, Nvidia ha perso un ulteriore 2,4%.
Le azioni nell’ultimo anno hanno guadagnato oltre il 120% del loro valore, ma le ultime settimane borsistiche sono state piuttosto difficili. A fine agosto, Nvidia ha pubblicato i conti del secondo trimestre, durante il quale il fatturato ha battuto le attese, attestandosi a 30,04 miliardi di dollari, mentre gli utili sono saliti a 16,59 miliardi, oltre 1,5 miliardo e mezzo in più rispetto ai 15 miliardi delle previsioni. Nonostante gli ottimi risultati, il titolo dell’azienda leader nella produzione di microchip per l’AI è arrivato a perdere oltre il 6% zavorrato dai i dubbi degli investitori sul futuro dell’intelligenza artificiale, la sua reale redditività e le aspettative sempre più alte.