Jen-Hsun Huang quando si presenta ai meeting internazionali con la sua giacca di pelle nera viene travolto dai fan che chiedono l’autografo. Come una rockstar. È invece il fondatore e ora amministratore delegato di Nvidia, la regina di tutte le società di intelligenza artificiale al mondo che in borsa ha guadagnato solo quest’anno quasi il +160% e addirittura il 1.000% dal minimo toccato durante il mercato orso a ottobre 2022. Stasera, dopo la chiusura di Wall Street, Huang presenterà ai mercati la trimestrale. Nvidia ricopre ora il difficile ruolo di benchmark per il settore dell’intelligenza artificiale e gli investitori leggeranno noei suoi conti quanto e se è ancora forte domanda di intelligenza artificiale.
In media gli analisti prevedono che il gigante dei semiconduttori registrerà una crescita dei ricavi di oltre il 70% nel trimestre in corso. Alcuni prevedono addirittura un aumento del fatturato di circa il 112% su base annua, cioè che più che raddoppi il suo giro d’affari rispetto a un anno fa, raggiungendo i 28,68 miliardi di dollari (dati Lseg al 23 agosto). Tuttavia, l’ebitda margin rettificato potrebbe scendere al 75,8%, con un calo di oltre 3 punti percentuali rispetto al primo trimestre, a causa dei costi legati all’incremento della produzione per soddisfare la crescente domanda.
Nvidia finora ha fatto da locomotiva all’S&P 500 che ha visto una crescita media limitata a circa il 18%. Secondo i calcoli di BofA, l’S&P 500 deve circa cinque punti percentuali del suo rendimento proprio a Nvidia. Ma attenzione. Proprio per questo suo ruolo trainante, avvertono gli analisti di Bofa, qualsiasi elemento deludente, anche piccolo, nelle performance della società potrebbe scatenare un effetto a catena sugli indici azionari. Apple, Nvidia e Microsoft si contendono a rotazione il primato della maggior capitalizzazione del mondo, tutte e tre ben sopra i 3 miliardi di dollari: insieme valgono più di tutto il mercato azionario cinese. Per dire.
Allo scorso Computex, la fiera di tecnologia che si tiene proprio nella patria di Huang, Taiwan, il Ceo ha tenuto una sorta di lectio magitralis sul presente e futuro dell’intelligenza artificiale e ovviamente sul ruolo della azienda in quella che ha chiamato «la prossima rivoluzione industriale» che sbloccherà opportunità per 100 mila miliardi di dollari in settori come l’informatica, la sanità, i trasporti e la manifattura.
Ieri il titolo Nvidia ha chiuso a 128,30 dollari, in rialzo dell’1,46%, con una capitalizzazione di 3,16 miliardi. Nella prima settimana di agosto aveva perso il 14%, salvo recuperare poi circa il 30%.
Il segreto del successo di Nvidia si chiama Cuba
Nvidia è assurta al ruolo di leader mondiale nella produzione di chip grazie al suo quasi monopolio nel settore dei componenti necessari per la creazione di sistemi di intelligenza artificiale di grandi dimensioni. Ma la vera arma segreta di Nvidia è Cuda, Compute unified device architecture, la sua piattaforma software che permette di sfruttare i chip, originariamente progettati come acceleratori grafici, per eseguire applicazioni AI in modo più rapido ed efficiente: in sostanza un ecosistema hardware-software perfettamente integrato che i concorrenti faticano a replicare. Tuttavia, la carenza di offerta e i prezzi elevati stanno spingendo le aziende del settore a cercare soluzioni alternative. I produttori rivali, come Intel, AMD e Qualcomm stanno investendo in Triton per sottrarre quote di mercato a Nvidia e rompere il dominio incontrastato che il colosso detiene nel settore dell’hardware per l’intelligenza artificiale e creare una valida alternativa alla piattaforma Cuda di Nvidia.
Le pietre miliari negli Annales di Nvidia
Nel 1997 Nvidia ha svelato RIVA 128, ovvero “il primo processore 3D a 128 bit al mondo”. Nei primi quattro mesi dal day one sono state vendute più di un milione di unità. A pochi anni dalla fondazione la società che sviluppa chip è riuscita a stringere un accordo strategico con Tsmc, colosso di Taiwan specializzato nel settore dei semiconduttori, che dal 1998 ha cominciato ad assistere Nvidia nel percorso di produzione. La svolta per Nvidia è racchiusa in tre lettere: Gpu, che sta per Graphic Processing Unit. Al contrario delle Cpu – i processori, le unità di elaborazione centrale – che processano tutte le attività e le informazioni necessarie perché un software sia in grado di funzionare su una macchina, le Gpu hanno uno scopo ben preciso: sono circuiti che si occupano di gestire la grafica e la creazione delle immagini. Si occupano, insomma, dei singoli pixel dello schermo e per questo sono molto più efficienti nell’elaborazione dei dati. Le Gpu possono eseguire calcoli simultanei con maggiore velocità ed efficienza energetica: ciò che serviva nei grandi data center per allenare i complessi modelli di intelligenza artificiale. Dalla grafica, si è passati all’utilizzo per il machine learning e all’addestramento di AI generativa. Le Gpu sono diventate, come le definisce la stessa Nvidia, “l’oro dell’intelligenza artificiale”. A inizio 2024, secondo le indagini di Jpr, Nvidia occupava l’88% del mercato di schede grafiche: il restante è diviso tra i due principali competitor, Amd e (presenza ormai quasi irrisoria) Intel.
Un American Dream da manuale
La storia di Nvidia ricalca perfettamente quello che nell’immaginario collettivo indica l’American Dream.
Huang, nato a Taiwan nel 1973 viene mandato dai genitori insieme al fratello negli Usa. Ma stando a un’intervista rilasciata da Huang nel 2012, i due finiscono a studiare “per errore” all’Oneida Baptist Institute in Kentucky, una scuola che “era più simile a un riformatorio” che l’istututo dove si pensava sarebbero dovuti andare. Ricorda Huang: “I ragazzi erano molto duri, avevano tutti dei coltelli in tasca, e quando ci sono delle risse non è bello. Le persone si fanno male”. Ma ho adorato il tempo trascorso là: Abbiamo lavorato duro, studiato duro e conosciuto ragazzi molto duri”.
Nvidia nasce il 5 aprile 1993 prendendo un caffè in un diner della catena Denny’s a San Jose, nel cuore della Silicon Valley dove Huang, laureato in ingegneria elettronica, si è incontrato con i sue due amici americani Chris Malachowsky e Curtis Priem. “Francamente non avevo idea di come fare, e nemmeno loro. Nessuno di noi sapeva niente”, ha raccontato Huang. Malachowsky, anche lui ingegnere elettronico, ora vicepresidente di Nvidia con all’attivo una quartina di brevetti, e Priem lavoravano con scarso entusiasmo a Sun Microsystem, Huang lavorava, in una buona posizione, per Lsi Logic.
Decidono di lasciare tutto con “la visione di portare la grafica 3D nel mercato dei videogiochi e del multimediale”, come viene spiegato sul sito ufficiale. La startup era in buona compagnia: nella seconda metà degli anni ’90 erano decine le realtà che scommettevano sull’elaborazione grafica per il gaming. Ne sono sopravvissute poche, tra cui Nvidia. Nome che tra l’altro nasce dalle lettere iniziali delle parole “Next Version”, come venivano etichettati i primi file della neonata azienda. NV1 è stato il primo prodotto lanciato sul mercato dall’azienda nel 1995.
Uno dei tre fondatori, Priem, ha lasciato quasi subito, vendendo tutte le azioni Nvidia
Curtis Priem ha lasciato quasi subito. Nel 1993 era stato il primo Chief Technology Officer di Nvidia e aveva già disegnato la prima scheda video per Pc a Ibm. Dopo dieci anni, decide però di abbandonare Nvidia e di liberarsi completamente di tutte le sue azioni. Se oggi le avesse ancora, avrebbe un patrimonio di circa 70 miliardi di dollari. Comunque non è che se la passi male: è comunque un milionario, ma la sua scelta è stata guidata anche dalla volontà di dedicarsi alla filantropia. Fa molto volontariato e finanzia progetti per diffondere l’istruzione. Secondo il giornale online Tomshardware.com, Priem vive in un rifugio da 6 milioni di dollari in California, da cui va e viene con il suo jet privato che ha chiamato Snoopy, comunicando col resto del mondo solo attraverso un “servizio di telefonia mobile inaffidabile mentre scrive manifesti ambiziosi e intricati per risolvere i problemi del mondo”.