L’ipotesi di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, cresciuta dopo il fallito attentato, sta scuotendo i mercati finanziari globali, creando onde d’urto che si avvertono particolarmente nei titoli tecnologici e farmaceutici. I chip per l’intelligenza artificiale e i farmaci per la perdita di peso sono stati i grandi favoriti degli investitori negli ultimi trimestri. Tuttavia, la scorsa settimana, sia Nvidia che Eli Lilly, due giganti rispettivamente nel settore tech e pharma, hanno visto i loro titoli precipitare. Questi ribassi sono stati in parte alimentati da una serie di fattori esterni, tra cui le preoccupazioni crescenti legate a possibili nuove restrizioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, già in parte pianificate dall’amministrazione Biden e che potrebbero intensificarsi con l’eventuale ritorno del tycoon alla Casa Bianca.
È importante notare che, in un contesto di mercati che hanno mostrato performance straordinarie, bastano anche piccoli eventi per scatenare prese di profitto. Dopo una corsa sfrenata dei titoli tecnologici, in particolare quelli legati all’intelligenza artificiale, e con i guadagni esplosivi accumulati nel 2024, il timore di un ipercomprato ha messo gli investitori in allerta. Le recenti perdite di Nvidia ed Eli Lilly sollevano quindi un interrogativo cruciale: sono semplici prese di beneficio dopo una corsa perdifiato degli ultimi mesi o segnali di una correzione più profonda nei mercati legate a un possibile ritorno di Trump? Lo scopriremo con maggior chiarezza nei prossimi giorni.
Borsa: il potenziale ritorno di Trump e le tensioni con la Cina
Durante il suo primo mandato, Trump aveva innescato una guerra commerciale che aveva pesantemente influenzato le catene di approvvigionamento e generato incertezze sui mercati internazionali. Tra il 2018 e il 2020, aveva alzato le tariffe sui beni cinesi e, se rieletto, ha minacciato di spingerle fino al 60%. Le sue recenti dichiarazioni su Taiwan, cuore della produzione globale di semiconduttori con il gigante Tsmc, hanno messo in ulteriore allerta gli investitori: l’ex presidente ha suggerito che il piccolo ma strategico Stato dovrebbe pagare per la protezione militare degli Stati Uniti, dato che non fornisce alcun vantaggio all’America, anzi: Taiwan “ha preso il 100% del nostro business dei chip”, ha precisato il tycoon, compresa un’ampia fetta di “made in US”. Un’affermazione che ha il potenziale di ampliare le tensioni tra Washington e Pechino e che ha portato a una reazione negativa sui mercati, con particolare impatto sui colossi Usa come Nvidia e Eli Lilly.
A complicare il quadro, ci sono le ultime notizie secondo cui l’amministrazione Biden sta considerando severe restrizioni sul commercio di microchip e macchinari con la Cina, se le aziende europee e giapponesi non cessano di fornire strumenti avanzati. Queste misure potrebbero aumentare le pressioni sui mercati e sui produttori di semiconduttori globali.
Il calo dei titoli tech: Nvidia osservata speciale
Nella settimana appena trascorsa, Nvidia, dopo un anno di crescita esplosiva, ha visto il suo titolo scendere sotto i 3.000 miliardi di dollari, con una perdita dell’8,43%. Le preoccupazioni per potenziali restrizioni commerciali con la Cina e le possibili interruzioni nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori hanno pesato fortemente sul titolo. Anche altri titoli hanno accusato il colpo: Tsmc ha visto il suo valore calare del 3,48%, mentre Advanced Micro Devices (Amd) ha perso il 17% trascinando giù tutto il settore. In Europa, Asml, leader nella produzione di macchinari per la litografia e particolarmente vulnerabile alle restrizioni commerciali, ha visto il suo titolo crollare dell’16% nell’ultima settimana. In Giappone, Tokyo Electron ha lasciato sul parterre quasi il 15%.
Oltre alle preoccupazioni geopolitiche legate alla competizione tra Stati Uniti e Cina, il calo dei titoli potrebbe riflettere anche dubbi sugli enormi investimenti nell’intelligenza artificiale da parte delle grandi compagnie tecnologiche.
Di fatto, si sta assistendo ad un momento di riflessione, quasi una presa di distanza cautelativa dalle azioni legate all’IA. Anche altri big hanno chiuso la settimana in rosso: Meta (-4,42%), Apple (-3,52%), Amazon (-6,23%), Microsoft (-3,95%) – complice anche il blackout informatico di venerdì – e Alphabet (-4,24%).
Ma non c’è motivo di allarmarsi eccessivamente per il calo attuale dei titoli tech: si prevede che il settore crescerà significativamente nei prossimi anni, grazie alla forte domanda di chip per i data center e l’intelligenza artificiale.
Eli Lilly: fine corsa per il colosso Usa?
Anche il settore farmaceutico ha vissuto una settimana difficile, ed Eli Lilly ne è stata una delle principali vittime. Dopo un anno di esplosiva crescita, che l’ha vista guadagnare il 49% in Borsa e superare Tesla in termini di capitalizzazione, le sue azioni hanno subito un crollo del 9,42%, gravemente colpite dalla crescente concorrenza e dalle incertezze regolatorie. La pressione sui titoli di Eli Lilly (la Nvidia della Big Pharma) è aumentata dopo l’annuncio di Roche riguardo a nuovi trattamenti per la perdita di peso, in un momento cruciale in cui Eli Lilly sta lanciando il suo farmaco, il tirzepatide.
Nonostante il tirzepatide abbia ricevuto l’approvazione delle autorità cinesi, la società di Indianapolis deve confrontarsi con una forte competizione da parte della multinazionale danese Novo Nordisk, soprattutto nel promettente mercato asiatico. Entrambe le aziende competono per una fetta di un settore che potrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari globali entro la fine del decennio.
Tuttavia, le possibili nuove restrizioni commerciali con la Cina potrebbero mettere a rischio l’accesso di Eli Lilly ai mercati asiatici, influenzando pesantemente le sue prospettive di crescita. Con un ambiente di mercato così turbolento, il settore della perdita di peso si trasforma in un campo di battaglia ad alta posta in gioco.