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Nuovo Senato: la Camera dà via libera alla riforma

Confermate le previsioni della vigilia: M5s escono dall’aula, tutto il Pd vota sì, Forza Italia si presenta contraria ma divisa. Il provvedimento torna ora al Senato e segna un nuovo successo del Governo – Novità anche per alcuni aspetti dell’elezione del Presidente della Repubblica e le modalità del referendum – Renzi: “Ora Paese più semplice e più giusto”

Nuovo Senato: la Camera dà via libera alla riforma

Via libera alla riforma della Costituzione. La Camera ha votato sì: su 489 presenti, i voti favorevoli sono stati 357, i contrari 125 e sette gli astenuti. Il Movimento 5 stelle non ha partecipato al voto, Forza Italia ha votato contro ma è arrivata divisa al voto in un “tutti contro tutti” che ha poi probabilmente favorito la riforma presentata dal governo. Il provvedimento torna ora all’esame del Senato. Soddisfatto il premier Matteo Renzi che ha parlato di un Paese che ora è “più semplice e giusto” mentre il ministro Maria Elena Boschi ringrazia tutti i deputati “per il grande lavoro fatto” e dice anche che ora “ci si rimette subito al lavoro su scuola, P.A., fisco” in programma al consiglio dei ministri di giovedì.

Il pacchetto delle riforme è stato approvato senza troppi problemi e segna un nuovo successo del governo in Parlamento. Va ricordato che il Pd e l’escutivo godono di una maggioranza più ampia alla Camera che al Senato dove ora il testo dovrà trasferirsi.

La legge costituzionale, inoltre, dovrà poi affrontare un nuovo voto in seconda lettura in tutte e due le Camere, senza ulteriori modifiche, prima di entrare in vigore. E se al secondo passaggio parlamentare la riforma non fosse approvata dai due terzi del Parlamento, dovrebbe essere obbligatoriamente sottoposta a referendum. Il governo conta di arrivare in fondo all’iter costituzionale a fine anno, ma i tempi potrebbero allungarsi.

La riforma della Costituzione è la prima dal 2001, quando il centrosinistra la modificò in senso federalista, mentre il nuovo testo per alcuni aspetti va in senso contrario, facendo tornare allo Stato competenze che in questi anni sono state esercitate con pessimi risultati dalle Regioni, come è il caso dell’energia, delle infrastrutture strategiche e della salute.

Le modifiche apportate dalla riforma costituzionale riguardano poi il Senato, prevedendo che esso sia composto da 100 membri non retribuiti, 95 dei quali eletti non più direttamente dai cittadini ma dai consigli regionali (gli altri cinque nominati dal capo dello Stato). Il nuovo Senato non voterà la fiducia al governo e le sue competenze saranno notevolmente ridotte rispetto ad oggi.

La riforma cambia anche alcuni aspetti dell’elezione del presidente della Repubblica e le modalità dei referendum.

Forza Italia si divide. Forza Italia ha votato no alle riforme ma 17 deputati hanno sottoscritto un documento in cui si conferma il voto contrario esprimendo però forti critiche alle linea: “Voteremo contro non per disciplina di gruppo ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti”. A firmare il documento in cui si esprimo critiche “alla linea scelta” sono tra gli altri Massimo Parisi, Luca D’Alessandro, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Monica Faenzi, Ignazio Abrigani, Luca Squeri, Basilio Catanoso, Antonio Marotta, Giovanni Mottola, Giuseppe Romele, Marco Martinelli, Carlo Sarro, Gregorio Fontana, Giorgio Lainati e Paolo Russo, oggi assente perchè malato. “Di fronte alla notizia che Renzi non ha la maggioranza in Parlamento – ha detto Renato Brunetta – guardo con tolleranza queste sensibilità diverse” emerse in FI, che sono “ingiustificabili” dopo un “anno sofferto di Patto del Nazareno.

 Fitto, ora niente pasticci al Senato – “Oggi benvenuti tutti all’opposizione”. E’ quanto afferma Raffaele Fitto che,opo il no di Fi sulle riforme, avverte: “Ora l’essenziale è che non ci sia la riserva mentale, nel prossimo passaggio al Senato, una volta passate le elezioni regionali, di riprendere a fare pasticci come è accaduto fino a quindici giorni fa”.

Pd, Bersani vota e avverte – La minoranza Dem critica contenuto e metodo utilizzato sulla riforme. “Il Patto del Nazareno – avverte Pier Luigi Bersani – non c’è più, non si dica che non si tocca niente. O si modifica in modo sensato l’Italicum o io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme perchè il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia”.

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