“L’accordo è vicino”. “No, non è vero”. Dopo gli epici diverbi in quel di Bruxelles, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e il numero dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem trovano il modo di scontrarsi anche a distanza, peraltro in un momento in cui – aspettando il referendum di domenica – le trattative fra la Grecia e i creditori internazionali sono ufficialmente congelate.
Tutto è iniziato quando il ministro greco ha violato l’etichetta politica, rivelando il contenuto di conversazioni evidentemente ufficiose. “Se domenica vincerà il Sì – ha detto Varoufakis alla tv irlandese Rte –, il governo semplicemente firmerà l’intesa sulla proposta dei creditori. Ma se invece vincerà il NO, posso assicurare che dopo questa settimana di impasse abbiamo avuto proposte decenti in termini confidenziali”.
Il ministro greco ha quindi confermato che i colloqui sono andati avanti sottotraccia anche questa settimana, nonostante la cancelliera tedesca Angela Merkel avesse detto e ribadito che i negoziati non sarebbero ripresi prima dell’esito del referendum. “Il governo greco e le istituzioni sono molto vicini su temi della politica fiscale e sulla lista delle riforme – ha precisato ancora Varoufakis –. La vera differenza riguarda il debito”.
Quanto allo studio del Fondo monetario internazionale secondo cui il debito greco è insostenibile, “è musica per le nostre orecchie – ha concluso il ministro –. La ragione per la quale la Grecia è in profonda crisi è l’insostenibilità del debito”.
Le parole di Varoufakis hanno evidentemente irritato Dijsselbloem, che ha replicato in termini duri: secondo il numero uno dell’Eurogruppo, “è assolutamente falso” che l’accordo tra Grecia e Commissione europea sia vicino, poiché dai creditori non è arrivata alcuna nuova proposta. Non solo: Dijsselbloem sostiene che quella scelta dal governo greco sia “una strada molto rischiosa” e, a prescindere dall’esito del referendum, la Grecia avrà un futuro “estremamente difficile”.