Oggi entra in vigore il nuovo redditometro. Lo strumento, che dovrebbe garantire al Fisco controlli più affidabili e allo stesso tempo introdurre maggiori garanzie per i contribuenti onesti, è stato testato nei mesi scorsi e da oggi analizzerà i dati del ministero delle entrate e di altre 128 banche dati collegate.
Per i contribuenti per i quali risulterà un divario di almeno il 20% tra reddito dichiarato e reddito speso, scatterà la red flag (la bandiera rossa dei controlli). A quel punto il ministero invierà ai contribuenti segnalati un avviso e dovranno presentarsi all’agenzia delle entrate per giustificare le spese eccessive. L’accertamento formale scatterà solo in assenza di spiegazioni convincenti da parte del contribuente e dopo un contraddittorio più approfondito.
I primi redditi a essere controllati saranno quelli del 2009 (dichiarati nel 2010) e già oggi potrebbero partire le prime lettere.
Ecco come funziona il nuovo accertamento sintetico. Nella fase istruttoria, il nuovo redditometro mette a confronto la spesa complessiva ed effettiva del contribuente con il reddito dichiarato. Per fare ciò prende in considerazione:
– le spese certe sostenute direttamente dal contribuente o dal familiare fiscalmente a carico risultanti dall’Anagrafe tributaria o indicate dal contribuente stesso in dichiarazione dei redditi;
– le spese per elementi certi, ottenute applicando la valorizzazione ai dati certi (le spese per mantenere i beni presenti in Anagrafe: abitazione, mezzi di trasporto, ecc);
– la quota relativa agli incrementi patrimoniali;
– la quota del risparmio formatasi nell’anno.
Solo nel caso in cui il contribuente non fornisca le necessarie indicazioni in relazione alle spese sopra elencate, l’ufficio prenderà in considerazione anche le spese correnti, quantificabili in base alla media Istat, che concorreranno alla determinazione sintetica del reddito.
Il nuovo metodo raddoppia i momenti di confronto con il cittadino. Il contribuente può fornire chiarimenti sugli elementi di spesa individuati e sul proprio reddito. Può provare, cioè, che le spese sostenute nell’anno sono state finanziate con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta oppure con redditi legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile. Inoltre, può fornire elementi per la rettifica dei dati e per l’integrazione delle informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria, dimostrare con prove dirette che le spese certe attribuite hanno un diverso ammontare o che sono state sostenute da terzi.