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Nuovo Ponte: Genova riparte, ma basterà?

Imagoeconomica

Ricostruito in un poco più di anno (per la precisione 476 giorni), inaugurato a poco meno di due anni dalla tragedia che costò la vita a 43 persone. E’ la storia del nuovo Ponte Morandi di Genova (ribattezzato Genova San Giorgio), progettato dall’architetto ligure Renzo Piano e per certi versi emblema dell’Italia che funziona, che abbatte la burocrazia, che ricostruisce e riparte in tempi civili. C’è però anche il lato oscuro della vicenda: il ponte, completato in primavera, viene inaugurato dopo i doverosi collaudi (non del tutto completati), ma ancora non è stata fatta giustizia per le vittime del crollo del 14 agosto 2018, e soprattutto ancora non è chiaro chi gestirà quel tratto che fa pur sempre parte della rete autostradale.

Martedì sera è stato finalmente aperto al traffico. L’Anas infatti ha eseguito con successo i collaudi statici e tecnico-amministrativi e completato le verifiche di agibilità, necessarie per consentire l’apertura al traffico. Il che riapre l’annoso dibattito della viabilità del capoluogo ligure, tornato drammaticamente attuale a luglio quando una serie di interventi urgenti, effettuati in concomitanza con l’inizio degli esodi estivi, hanno creato enormi rallentamenti sulla rete stradale e ferroviaria, oltre che danneggiato l’attività portuale, intorno alla quale gira una grossa fetta dell’economia dell’intera città. Il “modello Genova”, e cioè il commissariamento che ha sburocratizzato e velocizzato il cantiere, è stato riconosciuto nel recente Decreto Semplificazioni, anche se non sono state ancora decise le grandi opere per le quali verrà replicato.

GENOVA RIPARTE, MA 200 IMPRESE SONO FALLITE

Molte di queste grandi infrastrutture, in sospeso da anni, riguardano sempre Genova e i suoi snodi stradali-ferroviari-portuali. La riapertura del ponte, benché non immediata ma comunque prossima, darà grande respiro alla viabilità cittadina, ma sarà sufficiente? Intanto, secondo un’indagine Unioncamere-Excelsior, il nuovo viadotto del Polcevera, che realisticamente andrà a regime a settembre, darà un notevole impulso non solo psicologico, per lasciarsi alle spalle la tragedia e le difficoltà degli ultimi 48 mesi, ma anche economico: l’infrastruttura completata a tempo di record varrà nel trimestre estivo quasi 12.000 nuovi posti di lavoro, il 90% dei quali come lavoratori dipendenti e l’84% dei quali nel settore dei servizi. Ma questo controbilancia solo parzialmente il fatto che ben 134 imprese hanno chiuso i battenti nell’arco di 20 mesi successivi alla caduta del viadotto.

Fallimenti che diventano 232 contando anche gli effetti dell’emergenza sanitaria e del lockdown. A questo si aggiungono circa 420 milioni di euro di danni in extracosti conteggiati, per il solo effetto Morandi, dall’autotrasporto. Ecco perché Genova non deve fermarsi al nuovo ponte, ma magari sbloccare l’eterna questione della Gronda, cioè la nuova bretella autostradale importante per decongestionare il traffico a Nord della città, che negli anni ha visto diversi rinvii e modifiche al progetto. Il 21 agosto 2019 è stata finalmente pubblicata l’analisi costi-benefici dell’opera da parte del Ministero delle infrastrutture, che prevederebbe un costo aggiornato complessivo di 4,7 miliardi di euro e 120 mesi di realizzazione.

GENOVA RIPARTE MA ASPETTA LA GRONDA E IL TERZO VALICO

Sulla vicenda è recentemente intervento il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti: “Nel decreto semplificazioni annunciato dal Presidente Conte sono comprese alcune opere che la Liguria aspetta da tempo, anche se non è chiaro in quale forma. Si parla della Gronda e questa è una notizia, dato che il Movimento 5 Stelle è contrario da sempre e vuole cambiarne il tracciato, mentre c’è un progetto già pronto che sarebbe finanziato dal piano di investimenti di autostrade, che attende dal Ministero solo la firma definitiva e l’avvio di un cantiere, per il quale Regione Liguria ha già proceduto a espropri di terreni e fabbricati per un valore di 50 milioni. Non capisco quindi perché la Gronda non venga banalmente firmata, fatta pagare a Società Autostrade e avviata. Cosa che, come è noto a tutti i liguri, sarebbe possibile almeno fin dall’autunno scorso. Siamo a luglio dell’anno dopo”.

Il Decreto Semplificazioni dovrebbe aver sbloccato anche importanti interventi ferroviari, come i raddoppi ferroviari delle linee Finale Andora e Pontremolese e l’Alta Velocità tra Genova e Ventimiglia. Altra opera contestatissima, ma che in realtà è stata già sbloccata dal precedente Governo (quello guidato da Renzi), è quella del Terzo Valico, l’importante linea ferroviaria finalizzata a creare un collegamento veloce fra Genova e Novi Ligure e più in generale a comporre il grande progetto di collegamento ferroviario transeuropeo (nel quale rientra l’altrettanto contestata Torino-Lione), con la realizzazione del Corridoio 1 tra Rotterdam e il capoluogo ligure. Questa infrastruttura è particolarmente strategica perché favorirà gli scambi commerciali, potenziando l’attività portuale. E’ stata avviata nel 2013 con lo Sblocca Italia e i lavori in teoria saranno completati nel 2023.

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