M5S e Lega, archiviata la tornata delle nomine dei presidenti di Camera e Senato, sono al lavoro per definire un possibile canovaccio comune – pochi ed essenziali punti – su cui convergere per formare il nuovo governo. Considerato che non sarà un governo di legislatura ma che avrà davanti una speranza di vita di sei mesi-un anno e quindi non avrà tempo sufficiente per varare provvedimenti impegnativi come la flat tax e il reddito di cittadinanza, l’attenzione si concentra su pochi ed essenziali punti che includono la legge elettorale e che potete leggere qui.
Quel che sicuramente avrà di fronte il nuovo governo, da chiunque sarà guidato, sono i vincoli di bilancio e i paletti delle regole europee. Appena insediato – le consultazioni iniziano il 3 aprile con la prospettiva di avere un esecutivo in carica entro maggio-giugno – il governo dovrà varare la cosiddetta “manovrina da 3,5 miliardi per correggere il deficit 2018. Poi dovrà mettere a punto il Documento di Economia e Finanza (Def): il governo Gentiloni, infatti, si limiterà a fotografare le nuove stime di crescita e limiterà il suo orizzonte al 2018 senza dare indicazioni a Bruxelles sul prossimo anno. Così facendo lascerà al nuovo esecutivo mano libera per fissare i numeri, i target e i modi per raggiungerli nell’orizzonte del 2019.
L’impegno più pressante sarà innanzitutto il tema delle clausole di salvaguardia e dell’aumento potenziale dell’Iva. Disinnescare il rincaro delle aliquote Iva – posto a garanzia del raggiungimento degli obiettivi di bilancio – è un obiettivo che costa 12,5 miliardi ma sul quale tutte le forze politiche (e gli stessi governi Renzi e Gentiloni nel corso del proprio mandato) si sono trovati d’accordo. Occorrerà poi finanziare la seconda tranche di aumenti del pubblico impiego (2 miliardi) e trovare 5 miliardi per le spese indifferibili (missioni all’estero, trasferimenti agli enti e via discorrendo). In pratica sono in ballo quasi 20 miliardi di manovra da reperire subito: l’alternativa sarebbe l’aumento del deficit ma l’Italia ha concordato con Bruxelles di scendere allo 0,9% e sfondare questa soglia aprirebbe un duro e pericoloso scontro con la Commissione Ue.