La piattaforma informatica dell’Inps dei “voucher” per il lavoro occasionale è stata lanciata lo scorso 17 luglio. Il bilancio di questi tre mesi appena trascorsi? 49mila utenti registrati, di cui 8mila famiglie, 24mila piccole imprese e 17mila lavoratori, il tutto per un valore di circa 12 milioni di euro versati.
Si tratta comunque di numeri molto lontani a quelli dei vecchi tagliandi (abrogati il 17 marzo 2017), che avevano coinvolto circa 400mila lavoratori toccando quota 36 milioni di buoni venduti, per un valore di 360 milioni di euro. Il nuovo sistema ha creato un doppio binario per famiglie e imprese, con sanzioni molto salate in vaso di violazioni.
Il principale limite di questi nuovi voucher sembra essere rappresentato dalle regole che ne definiscono le modalità di utilizzo. Secondo i dati Inps, le nuove regole stanno facendo sì che uno strumento nato con l’intento di far emergere il lavoro sommerso si sta velocemente trasformando in uno nuovo stimolo allo svolgimento di attività professionali in nero (che secondo uno studio Istat rappresenta oggi il 15,9% dell’occupazione). Chi vuole utilizzare il libretto di famiglia ed il contratto di prestazione occasionale ha bisogno di un sistema rapido, semplice ed efficace.
Analizziamo nel dettaglio quali sono le principali criticità che stanno esponenzialmente riducendo gli utilizzatori dei nuovi “tagliandi”.
VINCOLI DI UTILIZZO
Il contratto di prestazione occasionale è soggetto a numerosi limiti di differente natura. Per prima cosa, ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, non può erogare compensi di importo superiore a cinquemila euro (massimo 36 euro al giorno, 8 euro all’ora). Le imprese, poi, possono avere massimo cinque dipendenti subordinati a tempo indeterminato e, dulcis in fundo, le ore lavorato non possono eccedere le 280 all’anno.
Più si entra nel dettaglio, più il discorso si complica. In agricoltura, si possono impiegare solamente pensionati, studenti under 25, disoccupati e percettori di prestazioni di sostegno del reddito.
Le imprese operanti nel settore dell’edilizia e nei settori affini per appalti di opere e di servizi sono invece del tutto esclusi dalla possibilità di utilizzo dei voucher.
Discorso famiglie: possono chiedere solamente piccoli lavori domestici, nei quali rientrano l’assistenza a bambini, anziani, malati e disabili. La Pubblica Amministrazione può accedere al servizio solamente con progetti di natura “speciale” (restano escluse attività come quella dei “nonni vigili”).
PROCEDURA ONLINE
La piattaforma web si è aperta ufficialmente il 10 luglio sul sito dell’Inps, e per registrarsi è necessario il Pin Inps (o in alternativa le credenziali dello Spid). La maggior parte dei potenziali utenti dei nuovi voucher era sfornita delle credenziali ed il servizio di supporto nelle varie operazioni è stato attivato solamente a fine luglio.
Chi richiede il Pin con modalità telematica e non si rivolge direttamente alla sede dell’Istituto, riceve la seconda parte dello stesso solamente dopo alcuni giorni e con i tempi del servizio postale.
TEMPI LUNGHI PER ENTRAMBE LE PARTI IN CAUSA
I committenti devono quindi aprire una specie di conto nel quale accumulare la provvista per pagare le prestazioni occasionali di lavoro. Ad oggi i versamenti sfiorano i 12 milioni di euro. Le somme che famiglie, imprese e Pa versano però non sono immediatamente disponibili. Dal momento del pagamento all’effettiva fruibilità dell’importo devono passare 9-10 giorni. Forse questo è il limite principale dei nuovi voucher, l’assenza totale di flessibilità.
Anche per i lavoratori i tempi non sono affatto brevi. L’Inps accredita via web i compensi ed inoltra i contributi assicurativi all’Inail, trattenendo i costi di gestione. Dei 17mila lavoratori occasionali iscritti alla piattaforma, quasi 1900 hanno lavorato per famiglie, con un compenso netto medio di 300 euro per lavoratore. La quota maggiore ha lavorato per le imprese.
I pagamenti avvengono il 15 del mese successivo con accredito delle somme su c/c bancario, libretto postale o tramite bonifico domiciliato.
SCENARI FUTURI
La domanda che sorge spontanea è una: i lavoratori impiegati sotto il regime dei precedenti voucher, dove sono finiti? Parte di loro è stata assunta a tempo determinato (sono aumentati i contratti di somministrazione e a chiamata), ma ciò non basta a fare luce e chiarezza su un tema tanto complicato quanto potenzialmente pericoloso per l’andamento economico generale del nostro Paese.
L’unica evidenza, ad oggi, è che sono i numeri a parlare. I nuovi voucher non stanno avendo gli effetti sperati, ed il fantasma del lavoro nero si aggira pericolosamente sul mercato occupazionale