L’ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ha recentemente pubblicato uno studio in cui viene affrontato, tra gli altri, anche il tema del cambiamento delle relazioni commerciali italiane con i paesi interessati dalla Primavera Araba. Nel 2010 le esportazioni dell’UE verso il Nord Africa rappresentavano il 4,6% del totale verso i paesi extra-comunitari, percentuale scesa a 3,8% già nel 2011, con una riduzione dell’export di beni per circa il 20%. I flussi italiani verso l’area erano cresciuti molto a partire dalla metà degli anni Novanta, con un’impennata tra il 2000 e il 2008, fino ad arrivare al valore massimo di circa 13 miliardi di euro nel 2010. Nel 2011 le esportazioni italiane hanno continuato a crescere verso Algeria e Marocco, mentre sono diminuite drasticamente negli altri paesi interessati dalla Primavera Araba, come nel caso della Libia. I dati per il 2012 fino a settembre mostrano una netta ripresa verso tutti i paesi, con l’eccezione del Marocco. Nello scenario UE, l’Italia rappresenta il secondo paese esportatore verso il Nord Africa dopo la Francia, con una quota di mercato pari a 8,2%, contro 10,4% nel 1995. I nuovi competitor sui mercati del Nord Africa sono rappresentati dalla Cina (da una quota dell’1,9% nel 1995 a 8,1% nel 2011), seguita da Turchia (da 2,1 a 3,4%), Arabia Saudita (da 1,8 a 3,4%), Russia (da 2,3 a 3,1%) e Brasile (da 1,5 a 3%).
Il primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane nella regione è la Tunisia, che in media ha rappresentato il 28% dell’export verso il Nord Africa negli ultimi dieci anni, seguita da Egitto (22%), Algeria (21%), Libia (20%) e Marocco (11%). La Primavera Araba, manifestandosi in modo eterogeneo tra i paesi considerati, ne ha modificato sensibilmente la composizione geografica: il peso relativo di Tunisia e Algeria è aumentato al 28%, quello dell’Egitto al 24% e quello del Marocco al 13%, mentre la Libia ne rappresenta ora solo il 5%. Inoltre, per quanto riguarda la composizione merceologica, la categoria più rilevante è quella del petrolio e derivati (16% delle esportazioni totali), seguita da macchinari specializzati (10%).
Dal punto di vista dei singoli paesi, la Libia è il partner commerciale che maggiormente si differenzia dagli altri per composizione merceologica dei prodotti italiani. In particolare, petrolio e derivati assumono un peso preponderante, pari al 38% del totale, seguite da macchine industriali ed elettriche (rispettivamente, 7,5% e 6,8%). Lo stesso discorso vale per l’Algeria, dove più del 50% del totale è costituito da ferro e acciaio (20%), macchine specializzate (15%) e industriali (13%). In Marocco e Tunisia assumono particolare rilevanza le esportazioni di prodotti tessili (rispettivamente, 15% e 19% sul totale). In Tunisia viene, inoltre, destinata la quasi totalità delle fibre tessili e la metà del gas esportato in Nord Africa, seguita da Egitto (36%) e Marocco (20%).
Se durante la crisi economica globale è stata osservata una comune riduzione dell’export verso tutti i partner commerciali nella regione (12%), il calo delle esportazioni di quasi 20 punti percentuali seguito allo scoppio e propagarsi della Primavera Araba nel 2011 nasconde dinamiche profondamente diverse da paese a paese. La riduzione più consistente (-77%) si è infatti realizzata nelle esportazioni verso la Libia. Rilevante, ma certamente più contenuto, è stato il calo delle esportazioni verso Egitto (-12%) e Tunisia (-11%). Nei confronti di Marocco e Algeria, invece, i flussi nel corso del 2011 sono aumentati rispettivamente del 3% e del 5%, con un probabile effetto di sostituzione dai paesi direttamente interessati dalle proteste dato l’impatto più limitato che ha interessato questi mercati.
L’effetto della Primavera Araba sulle esportazioni italiane sembra essersi esaurito già nel 2011, data la ripresa degli scambi nella prima metà dello scorso anno. La categoria merceologica che più risente dell’effetto della crisi politica del Nord Africa è quella di petrolio e derivati: oltre il 42% del valore delle esportazioni italiane nell’area in questo settore nel 2010 era, infatti, destinato alla Libia. Anche verso il secondo mercato di sbocco nell’area, la Tunisia, le esportazioni si sono ridotte in misura considerevole: circa il 34% nel 2011. Nonostante ciò, i flussi verso Algeria ed Egitto sono aumentati, pur tuttavia compensando in misura molto limitata il crollo nei due mercati principali: le esportazioni aggregate verso nella regione hanno, infatti, registrato una contrazione del 35%.
La seconda categoria di prodotti per quantità di esportazioni italiane in Nord Africa è rappresentata dalle macchine specializzate. La contrazione di tali flussi nella regione è stata di quasi il 16% nel 2011. La riduzione delle esportazioni di macchine specializzate è stata però significativamente più contenuta rispetto a quella dei prodotti petroliferi. Una ragione viene data dal minor peso relativo rappresentato dalla Libia come mercato di sbocco, interessando in misura maggiore l’Egitto (-21,5%). Ma se le esportazioni di questi beni hanno in parte risentito della Primavera Araba, esse mostravano un deciso calo già negli anni 2009 e 2010. Per quanto riguarda le esportazioni di macchine industriali la contrazione tra 2010 e 2011 è stata del 23,5%. Da questo punto di vista, il calo maggiore, oltre che verso la Libia, si osserva verso l’Egitto, secondo partner commerciale regionale per questa categoria di beni. La riduzione è meno forte ma tuttavia significativa nel principale mercato di destinazione, l’Algeria, che registra un calo del 13%.
L’export di prodotti tessili mostra tra il 2010 e il 2011 una riduzione contenuta (-1,4%). Più dettagliatamente, la riduzione delle esportazioni è maggiore in Libia (-71%), nonostante risulti essere un mercato marginale per quanto riguarda i prodotti tessili. Il mercato più importante dell’area è la Tunisia, verso la quale nel 2010 si dirigeva il 67% delle esportazioni di prodotti tessili dall’Italia in Nord Africa e dove le vendite si sono ridotte di quasi il 4%. Il secondo partner commerciale in questo settore è rappresenatto dal Marocco, verso il quale tuttavia le esportazioni sono aumentate di quasi il 5%, seguito dall’Egitto, dove si registra una contrazione, seppur in misura ridotta. La variazione dei flussi è infine positiva e consistente in termini percentuali verso l’Algeria, con un aumento di oltre il 30%.