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Nuovi fondi per le Pmi italiane: saranno concessi solo per investimenti sostenibili

Pixabay

Hanno bisogno di crediti e consulenze ravvicinate, sul territorio, le Pmi Italiane per fare il salto di qualità verso digitalizzazione e sostenibilità. L’Ue con il Fondo europeo per gli investimenti (Gruppo Bei) ha tracciato una strada che in Italia ha trovato partner che ci credono. Il Gruppo Azimut presente in 18 Paesi e un azionariato di circa 2mila soggetti ha completato il primo closing da 126 milioni per il nuovo fondo di private debt a favore delle imprese italiane che vogliono crescere in sostenibilità. L’operazione, oltre che dal Fei, è sostenuta anche da Cassa Depositi e Prestiti. Di sicuro ai promotori non è sfuggita la “borsa” di 372 miliardi di euro europei da investire entro il 2027 messi sulla strada dal Fondo. Si sa che i piccoli imprenditori sono i meno veloci ad accettare cambiamenti tecnologici e soprattutto a bassa invasività ambientale. Amministrano i propri soldi con oculatezza e tirano avanti con metodi consolidati finché i mercati e i consumatori non gli voltano le spalle. Ora, in Italia Fei e Cdp come Anchor Investor, si sono impegnate a investire fino a 70 milioni di euro pur di far crescere le piccole aziende. Un po’ banchieri e un po’ protettori.

I soldi andranno a investimenti industriali e operazioni di acquisizioni da parte di almeno 50 diverse imprese italiane, che potranno fare affidamento su minibond, bond cum warrant con durate fino a 7 anni e modalità di rimborso flessibili. Se non saranno capaci di districarsi ci sono gli esperti, come dice Giorgio Medda, amministratore delegato di Azimut Holding. “Il lancio di questo Fondo rafforza l’impegno di Azimut a sostenere le piccole e medie imprese italiane attraverso strumenti di finanza alternativa che facilitano l’accesso al credito. Il nostro team di specialisti lavora in sinergia con i consulenti finanziari sul territorio, fornendo un supporto strategico e personalizzato agli imprenditori”. Messa in pratica questa dichiarazione incrocia i circa mille miliardi di fatturato di tutte le Pmi italiane, veri pilastri economici di tante realtà territoriali. Si pensi alle Regioni del Sud o alle aree montane e agricole dell’estremo Nord.

La sensibilità per il clima

Veniamo al punto strategico: quanta sensibilità climatica vera c’è in queste operazioni finanziarie ? Il fatto che Azimut dica che almeno il 30% degli investimenti deve essere dedicato all’azione per il clima e agli obiettivi di sostenibilità, è un buon impegno, purché i risultati arrivino. Si apre una partita decisiva, il tempo a disposizione c’è e la competizione green con la grande industria deve entusiasmare i piccoli imprenditori. In un certo senso compensa la fatica della grande industria a trasformarsi.

Nel closing c’è ancora “l’obiettivo di investire almeno l’80% del portafoglio in imprese che soddisfano determinati criteri di “responsible investment strategy” e che adottano buone pratiche di governance ” spiega la nota. Gli imprenditori potranno ricevere anche delle premialità. Cdp ha condiviso la strategia per affiancare le imprese” nei momenti di discontinuità, quali la realizzazione di ambiziosi piani di investimento in ottica Esg e di progetti di crescita per linee esterne” ha detto Andrea Nuzzi. Più in generale l’intervento della Cassa vuole richiamare ulteriori investitori istituzionali su iniziative di private capital per avere un ecosistema italiano più efficiente. Una buona ambizione per un paese slow.


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