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Nuova Zelanda, sotto accusa le applicazioni troppo… curiose

Secondo una ricerca condotta dal Global Privacy Enforcement Network – organizzazione sovranazionale che coordina le attività dei garanti della privacy –, in Nuova Zelanda le applicazioni per smartphone si dimostrano indebitamente curiose, chiedendo agli utenti molte più informazioni del necessario.

Nuova Zelanda, sotto accusa le applicazioni troppo… curiose

Secondo una ricerca condotta dal Global Privacy Enforcement Network – organizzazione sovranazionale che coordina le attività dei garanti della privacy –, in Nuova Zelanda le applicazioni per smartphone si dimostrano indebitamente curiose, chiedendo agli utenti molte più informazioni del necessario. L’indagine, che include applicazioni per sistemi Android e Apple, sia gratuite che a pagamento, ha riscontrato che il 38% delle applicazioni proposte ai neozelandesi richiedono informazioni non indispensabili al buon funzionamento della app stessa. Il valore medio mondiale, sempre secondo il Global Privacy Enforcement Network, si situa intorno al 31%, rendendo così il Paese dei kiwi una terra dove le applicazioni sono particolarmente “indiscrete”. “Quando le app non fanno chiarezza sul perché richiedano certe informazioni dagli utenti, è difficile per questi ultimi essere sicuri che i loro dati personali siano in buone mani,” osserva Annabel Fordham, portavoce della Commissione neozelandese per la privacy. “Chi crea le applicazioni” aggiunge “deve sapere che richiedere più informazioni di quelle strettamente necessarie è un comportamento illegale”. Sulle 1200 applicazioni scrutinate, soltanto il 15% spiega chiaramente come vengano raccolti, utilizzati e divulgati i dati personali. “Anche il fatto che la maggior parte delle persone non legga l’informativa con i termini e le condizioni quando scarica un’applicazione,” dice ancora la Fordham “dipende in buona parte dall’oscurità sintattica e dalla mancanza di concisione di questi testi”. E poiché questo accade soprattutto con le applicazioni gratuite, il consiglio del gotha mondiale della privacy è quello di stare molto attenti alle “free apps”.

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