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Nuova commissione Ue: vincitori e perdenti. Fitto vice presidente ma con deleghe leggere

La Presidente von der Leyen è riuscita a comporre la divisione delle competenze in un equilibrio complicato tra Paesi e forze politiche ma il rilancio dell’Europa è un altro discorso. Ecco la divisione dei ruoli tra i nuovi commissari

Nuova commissione Ue: vincitori e perdenti. Fitto vice presidente ma con deleghe leggere

Alla fine il puzzle è stato ricomposto anche se con più di qualche mal di pancia. Ursula van del Leyen è stata molto abile a trovare la quadra nella distribuzione di portafogli ai nuovi commissari presentati ufficialmente ieri al Parlamento europeo di Strasburgo e che tra ottobre e novembre verranno messi sulla graticola nelle rispettive commissioni in audizioni tutt’altro che formali. Ursula von der Leyen ha saputo trovare i giusti compromessi tra le esigenze dei Paesi e le esigenze delle diverse famiglie politiche, ha saputo silenziare le pretese dei Paesi più riottosi con promesse più o meno realizzabili, a far scivolare via il ritiro del commissario francese Breton, personaggio ingombrante e di primo piano che avrebbe potuto oscurare la leadership della presidente e ad accontentare (sia pure parzialmente) le pressanti richieste della premier italiana Giorgia Meloni il cui futuro appoggio, nonostante il voto negativo di Ecr al Parlamento europeo, potrebbe tornare molto utile.

Tutto ciò detto ed archiviato: basterà questa abilità della presiedente che si avvia verso il suo secondo mandato per far fare all’Europa quel salto di qualità di cui più che mai oggi la Ue avrebbe bisogno con due guerre ai suoi confini e un’emergenza economica ancora da governare? La domanda resta sullo sfondo praticamente inevasa da tutti gli osservatori che si appassionano invece come non mai ai risultati del puzzle tra vincitori e perdenti quasi fosse una partita di calcio. Nella parte bassa della classifica tra i portafogli con un appeal e poteri vicini allo zero brilla il commissario ungherese Olivér Vàrhelyi che si dovrà occupare del benessere degli animali neanche fosse un veterinario. Nella parte più alta, invece, la spagnola Teresa Ribeira è stata premiata con un portafoglio che concentra oltre alla concorrenza (vero potere diretto della commissione) la transizione verde e digitale.

Commissione Ue: la competenza sul Next Generation Ue andrà a Dombrovskis e non a Fitto

Tra i vincitori ci sono da segnalare certamente i Paesi baltici che per la loro collocazione geografica hanno assunto maggiore potere da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. L’estone Kaja Kallas sarà l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa, in buona sostanza il capo della diplomazia Ue. La finlandese Henna Virkkunen sarà vicepresidente per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia. E il lettone Valdis Dombrovskis, un veterano della Commissione; avrà il portafoglio economico e sulla ricostruzione dell’Ucraina. Spetterà quindi a lui (e non a Fitto) la responsabilità per l’implementazione del Next Generation Ue. Quanto ai partiti ben 14 dei 27 commissari appartengono al Ppe mentre i liberali di Renew Europe pur essendo passati da terzo a quinto gruppo nell’Europarlamento hanno avuto 5 commissari.

Quanto ai cosiddetti “losers” il giovane maltese Micallef (35 anni) si è dovuto accontentare del portafoglio sull’equità integenerazionale, gioventù e sport. Delusione anche per il ceco Jozef Sikela che puntava a un portafoglio su energia e commercio e si è dovuto accontentare delle partnership internazionali.

Il caso Fitto dimostra, invece, quanto i temi e le dinamiche europee siano lontani anni luce da Roma. I toni nel Governo (e non solo) sul futuro ruolo di Fitto sono quasi tutti trionfalistici. In realtà la vicepresidenza (una delle sei) avrà poteri reali solo su due direzioni della Commissione: quella sulle politiche regionali e quella sulle riforme strutturali. Fitto non avrà poteri (come si vociferava) su Next Generation Ue né sul Pnr, neppure direttamente su trasporti e agricoltura ma solo sui fondi di coesione che sono a gestione indiretta, ossia gestiti dai singoli Stati membri.

Fondi che sono stati già tutti preallocati anche ll’Italia sulla base del bilancio 2021-2027. Insomma una coperta più che stretta per il ministro italiano delle Politiche europee che conosce bene le dinamiche di Bruxelles ma intanto incassa gli elogi della politica italiana.

Ovviamente anche Fitto dovrà sottoporsi all’audizione del Parlamento europeo. “Se io devo guardare alla competenza e alla serietà di Fitto che è una persona stimata a 360 gradi anche in Europa – ha detto ieri la Meloni – non ho dubbi che superi l’esame della Commissione. Poi le altre dinamiche sono politiche e lì tutto diventa più complesso, però dipende da noi, da quanto l’Italia riesce a muoversi compatta perché noi dobbiamo ricordare che Raffaele Fitto non è il Commissario di FdI o del governo ma il Commissario italiano”.

Commissione: ecco le reali competenze di Fitto

Meloni insiste nel precisare che “il Pnrr che prima aveva solamente commissario Dombrovskis adesso lo hanno insieme Dombrovskis e Fitto: sono altri 600 miliardi di euro di competenza. Dopodiché Fitto, come vicepresidente della commissione coordina il lavoro di alcuni altri commissari. Quali sono le materie che vengono affidate a Fitto? Agricoltura, trasporti, turismo, pesca, economia del mare. Tutte deleghe fondamentali per gli interessi italiani”. Interpretazione però tutta personale quella della Meloni che non trova alcun riscontro nella cosiddetta “lettera di missione” con cui la von der Leyen precisa i futuri compiti di Fitto: coesione e riforme strutturali. Punto.

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