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Nucleare, Sogin: “2018 ok ma senza deposito attività al palo”

Imagoeconomica

Il percorso di addio dell’Italia al nucleare continua ad essere impervio. Lo testimoniano le parole di Luca Desiata, amministratore delegato di Sogin, la società controllata dal ministero dell’Economia che ha il compito di smantellare le vecchie centrali. Nel corso della conferenza stampa organizzata il 21 febbraio per presentare l’avanzamento dei lavori 2018, l’ad è stato chiaro: “Oggi Sogin è in attesa del nulla osta alla pubblicazione della Cnapi” (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per i rifiuti nucleari): “Come tempi confermo che siamo ancora più al limite, quindi l’invito alla politica a prendere una decisione”.

Se il Governo non indicherà il sito idoneo ad accogliere il deposito delle scorie non si potrà andare avanti. Per questo l’allarme lanciato da Desiata diventa ancora più significativo: “Se eravamo al limite a dicembre – ha detto – oggi siamo ancora più al limite. Se arriva il nulla osta in tempi rapidi noi partiamo subito”.

Desiata ha ricordato che dopo l’individuazione del sito serviranno altri due anni di confronto con i territori, ma se un territorio si propone si parte subito.

L’appello è stato accolto dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa che, a distanza, ha cercato di rassicurare: “In un anno dovremmo depositare la carta che riguarda il rischio sismico, e quindi l’individuazione dei possibili siti. È un’opzione sulla quale stiamo lavorando. Penso proprio che per il 2025 ce la facciamo ad avere il deposito. Dobbiamo farlo perché abbiamo un obbligo normativo”.

L’obbligo normativo cui si fa riferimento è il ritorno in Italia delle scorie stoccate all’estero. Data l’assenza di un impianto, il combustibile delle vecchie centrali nucleari viene mandato in Francia e in Inghilterra per essere lavorato. Il prezzo dell’operazione – pagata ovviamente dai contribuenti – è ingente: 1,7 miliardi di euro. Se entro 6 anni non verrà individuato un deposito per ospitare questo materiale, l’Italia sarà costretta a pagare parecchi soldi per mantenerlo all’estero. Appare dunque chiaro come la questione non sia più rimandabile.

Per quanto riguarda l’attività di Sogin, il 2018 è stato un anno positivo: la società ha realizzato un volume di attività di “decommissioning” (smantellamento, ndr.) per 80,4 milioni di euro, il 41% in più rispetto alla media storica 2010-2017, di cui 1,7 milioni di euro di attività svolte direttamente dalla società. ”

Dal punto di vista della riduzione dei costi, la società ha ridotto il numero dei dipendenti dai 1.296 del 2016 ai 1.173 del 31 dicembre 2018 (-9,5%), mentre i costi d’esercizio sono scesi dell’11% rispetto al 2015, passando da 140,5 a 125 milioni di euro. Bene anche il fronte delle commesse verso terzi: nel biennio 2017/2018, Sogin ha firmato contratti per 35,7 milioni di euro.

“L’utile 2018 – ha spiegato l’ad – dalle prime stime è di 4-5 milioni, un utile positivo anche in miglioramento rispetto al 2017, sinonimo di una gestione sana con risultati positivi”.

“Entro giugno presenteremo un piano di costi a vita intera come chiesto dall’Arera“, ha annunciato Desiata, precisando che il nuovo piano industriale “si basa su tempi e costi di smantellamento”, con l’obiettivo che siano sempre più efficienti: “È un’anticipazione di quello che manderemo all’Arera a giugno. E farò notare in tutte le sedi i rischi legati a questo piano, perché i benefici che proponiamo di raggiungere possono essere vanificati se non ci sono condizioni a contorno”. In questo senso Desiata ha indicato in primis il “potenziamento dell’Autorità di sicurezza nucleare: ci aspettiamo in tempi rapidi un rafforzamento tecnico dell’Autorità”.

Nel corso della conferenza stampa è stata presentata anche la “terza edizione di Open Gate”, evento che consentirà a 3 mila cittadini di visitare, ad aprile, quattro centrali nucleari in dismissione: Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta).

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Categories: Economia e Imprese