Il nucleare per l’Italia diventerà solo un ricordo, perché la dismissione delle attività dei siti prosegue. Il deposito delle scorie è ancora lontano dall’essere individuato, ma Sogin, la Società pubblica responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, pensa di farcela. La fiducia deve crescere, però, perché tutte le volte che si parla di energia nucleare gli italiani vanno in affanno. In realtà tra i Paesi europei l’Italia è quello che con l’atomo sembra non aver mai chiuso definitivamente i conti.
Si parla di centrali di quarta generazione da quando la Sogin ha avviato la consultazione nazionale sul decommisioning. La Società ha chiuso il 2021 con 120 milioni di euro di spesa in più per tenere sotto controllo le operazioni. Da settembre a novembre si è svolto il Seminario Nazionale con oltre 160 partecipanti e tanti rappresentanti istituzionali. Nel 2022 le consultazioni proseguiranno per tracciare un orizzonte temporale (si spera) sulla scelta del sito. Da vent’anni Sogin è, peraltro, sotto osservazione della politica e degli Enti locali per la sua missione.
Ritardi e contestazioni hanno accompagnato tutta la sua esistenza. Prima di Natale, l’Amministratore delegato Emanuele Fontani ha comunicato i risultati di tutto ciò che compete alla sua azienda. Si è appreso, tra l’altro, che Sogin spende 3 milioni di euro come costi di funzionamento. Nell’anno, le principali attività hanno riguardato i siti di Latina, Trino, Caorso e Garigliano. Nel sito Eurex di Saluggia, invece, sono iniziati lavori per solidificare i rifiuti radioattivi liquidi presenti.
Al deposito rifiuti sono,intanto,interessate sette Regioni e dopo il Seminario Nazionale è partita la fase che porterà alla predisposizione della Carta Nazionale Aree Idonee. I risvolti politici su questo punto sono di grande interesse sia per la massa di investimenti da attivare, sia per le polemiche sullo stoccaggio dei residui. L’avanzamento fisico della commessa nucleare italiana oggi è del 7,2%.
Per Fontani il piano industriale 2020-2025 mantiene la sua validità, ma il 2022 potrebbe essere l’anno della svolta. Il passaggio alle rinnovabili riceverà spinte decisive, ma il tema del nucleare va considerato nella sua complessità, soprattutto per le idee espresse a più riprese dal Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. La presenza di rifiuti nei vecchi siti non puo’ fare ombra alla ricerca di nuove tecnologie.