Se la tassonomia deve indicare il grado di maturità dell’Europa rispetto alla transizione verde, il livello si è fatto conflittuale. Si litiga su quali fonti energetiche dovranno godere del riconoscimento di buon investimento per uscire dalla morsa della CO2. Il provvedimento che valuta gli indici di sostenibilità ambientale nelle attività economiche è vicino al traguardo. Gli ambientalisti tornano ad attaccare l’Ue perché pensa di inserire tra i buoni investimenti anche il gas e il nucleare, ma il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, non può trascurare che ci sono Paesi favorevoli.
Per il mix energetico utile a traghettare l’Europa verso le rinnovabili del futuro “abbiamo bisogno a anche di fonti stabili“, ha detto il numero due dell’esecutivo comunitario. Di conseguenza, la Commissione adotterà una tassonomia che quasi certamente non escluderà gas e nucleare, due fonti verso cui la diffidenza, anche nel medio periodo, è alta.
Dalle critiche si difende anche il ministro italiano della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, molto apprezzato in Europa per le posizioni gradualiste. Al di là della contingenza sui prezzi del gas e delle bollette che salgono, Cingolani ricorda di non aver detto di voler costruire nuove centrali in Italia: “Non l’ho mai detto per due motivi – ha spiegato – Il primo è che oggi non si può fare; non ci sono i reattori modulari e quelli a fusione, e io non farei un reattore di prima o seconda generazione. Secondo motivo, ci sono i referendum che hanno vietato tecnologie di trent’anni e dieci anni fa”.
L’energia nucleare resta tabù per gli ambientalisti, nonostante il mondo scientifico e industriale dibatta sulla quarta generazione di un’energia non inquinante. C’è evidentemente anche un problema di costi e di utilità della spesa. Ma se “ci sono nuove tecnologie, e ci dovessero dire che sono buone, potrebbe valere la pena di farsi qualche domanda?”, si è chiesto Cingolani.
Greenpeace è tornata a protestare a Bruxelles. “Nucleare e gas non sono verdi – dice in una nota – Il gas è responsabile di più emissioni di CO2 rispetto al carbone, mentre dopo settant’anni l’industria nucleare non ha ancora una soluzione per la montagna sempre crescente di scorie radioattive”. Secondo gli ambientalisti, quindi, gli obiettivi europei al 2030 dovrebbero essere centrati con le rinnovabili, che però – allo stato – non basterebbero a soddisfare la forte domanda di energia nella fase della ripresa economica. Per questo il punto sulla tassonomia si fa sempre più politico.
Ci sono Paesi come la Francia, che presto assumerà la Presidenza dell’Ue, storicamente favorevole all’atomo, e altri dove il tema dell’energia viene esaminato in maniera più estesa (come Germania, Olanda e Austria, dove le scelte di approvvigionamenti sono ben più integrate). Ma i dubbi restano. Le centrali che producono elettricità con il gas chiuderanno tutte? E perché non accettare che il gas nel medio periodo aiuta a sostituire il carbone? L’Italia è tra i Paesi che vuole passare dalle fossili alle rinnovabili senza traumi. Per evitarli non bisogna chiudersi, ma studiare, allearsi- ha ribadito il governo – investire nella ricerca. Il tempo per decidere non manca.