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Nucleare: ai Comuni arrivano 15 milioni di indennizzi

In arrivo 15 milioni di euro per 63 Comuni e 9 ex Province. Questa somma segna la soddisfazione del Presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Soldi freschi, stanziati dal governo per Comuni ed Enti territoriali che ospitano centrali nucleari e siti dismessi. Una piccola pedina economica, in tempi di magra, nella lunga partita dell’energia nucleare italiana. Già alle prese con la chiusura degli impianti, lo Stato riconosce ai territori toccati da un disegno energetico fallito, periodiche compensazioni economiche.

L’Anci nelle settimane scorse si è data da fare per ripristinare il meccanismo che va a beneficio dei bilanci degli Enti locali. L’ha avuta vinta. I fondi ora ci sono e tutti a tirare un sospiro di sollievo. Le somme sono previste da una legge del 2003 a titolo di compensazione territoriale per le centrali esistenti sino al definitivo smantellamento. Siamo riusciti a ottenere la ripartizione delle somme – ha detto De Caro – che spettano a chi accoglie i vecchi impianti nucleari. Il risvolto pratico di questi stanziamenti sta nel fatto che rappresentano la sopravvivenza, la possibilità di pagare stipendi e rate dei mutui. Gli introiti sono posti in bilancio, salvo poi riceverli materialmente. Il Cipe li approva, ma occorre il nulla osta della Conferenza Stato Regioni, arrivato l’altro giorno. Con un ritardo di quattro anni.

La storia del nucleare italiano è lunga e risente di accelerazioni e rinvii. Il decomissioning in campo da tempo accompagna un delicato cammino di “liberazione” da un fonte energetica rifiutata nel 1987 con un referendum. Tutto molto diverso dal “vincolo” nuclearista scelto da Francia, Belgio, Regno Unito, Spagna, Paesi Bassi. Il bello è che in questa disputa tra “liberazione” e “vincolo” si è venuta a trovare l’Europa a 27, che prende oltre il 10 % del fabbisogno di energia dai reattori nucleari. I Comuni italiani in futuro non vorranno avere più nulla a che fare con i vecchi impianti e con la Sogin che li gestisce ? Presto per dirlo. Intanto hanno dato vita ad un coordinamento e chiedono che le modalità dei ristori economici diventino prassi costante.

Nel quadro generale della transizione verso nuove fonti , poi, continua la ricerca del deposito delle scorie. Dal 15 luglio è partita la consultazione pubblica sulla Valutazione ambientale strategica. Per due mesi è aperta al contributo di tutti. Chiunque può dire come e dove andare a sigillare i combustili radioattivi esauriti scrivendolo sul portale del Ministero dell’Ambiente. Gli Enti locali aspettano di conoscere la Carta delle aree idonee a ricevere le scorie che il ministro Carlo Calenda, in Parlamento, ha promesso per fine anno. I Comuni sono sensibili ma sanno anche che il luogo prescelto ne trarrà vantaggi economici ed occupazionali. Bisogna, allora, mantenere il passo per non dare nemmeno alla Commissione europea la possibilità di emettere sanzioni per inosservanza della direttiva 2011/70/Euratom richiamata in un decreto legge del 2014.

Gli ambientalisti e i comitati territoriali tengono alta l’attenzione sulle scorie. Ce ne sono a Latina, Caorso , Trino Vercellese e Garigliano. Qui la settimana scorsa si è riunito il tavolo della trasparenza sulla dismissione, promosso dalla Regione Campania e dalla Sogin. I lavori di smantellamento sono partiti e continueranno fino al 2026. Tutto si svolge in sicurezza, senza timori per le popolazioni che ormai partecipano alle performance operative. Per settembre sono attesi anche i risultati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), che il mese scorso ha verificato il programma di chiusura del ciclo nucleare italiano. Messi insieme i vari argomenti, il 2017 sarà l’anno buono per comporre il mosaico di una scelta energetica bocciata dagli italiani? Sono passati trent’anni e non mancano opinioni favorevoli a sostegno anche contro i cambiamenti climatici e le impennate di Co2.

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