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Nubi sul Governo e sulla Borsa, spread in zona rischio

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“Siccome è possibile che il Torino venda il suo bomber, Andrea Belotti, ho sottoposto ad Urbano Cairo il mio curriculum: 282 partite nel Flamengo, 72 gol nel campionato carioca e 72 gol con la maglia del Brasile. Peccato che qualche giornalista si sia preso la briga di verificare che ho l’età del Cristo di Rio e che il Flamengo l’ho visto solo in differita tv”. Così Mattia Feltri ironizza su “La Stampa” sul curriculum gonfiato di Giuseppe Conte, che resta il candidato scelto dalla coppia Di Maio-Salvini per la poltrona di Palazzo Chigi nonostante l’imbarazzante autoesaltazione.

La gaffe fa ancor più crescere, se possibile, la preoccupazione dei mercati per la possibile nomina a ministro dell’Economia dell’euroscettico Paolo Savona. “Lunedì – ricorda Martin Wolf sul Financial Times – lo spread sui titoli a 30 anni tra Italia e Germania ha raggiunto i 220 punti per uno yield di 340 punti, ancora molto al di sotto dei 2011, quando si toccò un massimo di 467 punti per un rendimento del 7,7%. Ma, ahimè, le cose possono andare molto peggio”.

SOLO CIPRO PIÙ RISCHIOSA DELLA CARTA DI MPS

Nel frattempo, il prestito decennale Monte Paschi di 750 milioni collocato a gennaio alla City alla pari (era in programma un’ulteriore tranche di 700 milioni) è scivolato ieri a quota 91, cioè ad un rendimento del 7,8 % contro il 5,375 iniziale. Tra i bond tier 2, le emissioni ad alto rischio, solo quelli di Bank of Cyprus rendono di più. Niente male per una banca controllata dal Tesoro.

TESLA FRENA NEW YORK, TOKYO -0,8%

Contrastati stamane i mercati asiatici sull’onda dell’incertezza sul futuro degli accordi tra Usa e Pechino (Boeing ha ceduto il 2,4%) e sull’esito del prossimo vertice di Singapore tra Kim ed il presidente Donald Trump che ha frenato ieri sera la chiusura di Wall Street: Dow Jones -0,72%, S&P 500 -0,31%, Nasdaq -0,21% su cui ha pesato il nuovo tonfo di Tesla (-3,3%) per i problemi emersi sui freni del modello 3.

La Borsa di Tokyo è in calo stamane dello 0,8%, mentre lo yen si rafforza su dollaro a 110,5. Hong Kong perde lo 0,9%, l’indice CSI 3OO dei listini di Shanghai e Shenzhen lo 0,7%. La Borsa della Corea del Sud è sulla parità, in lievissimo calo l’India.

PETROLIO A 79 DOLLARI, ANCORA SU’ SAIPEM

Il petrolio Brent è scambiato stamattina a Singapore a 79,1 dollari il barile, in calo dello 0,7%, ma non troppo lontano dai massimi degli ultimi 4 anni. Reuters ha scritto ieri sera che l’Opec non gradisce il prezzo del petrolio su questi livelli, per cui, anche nei prossimi giorni, potrebbe annunciare una revisione dei vincoli alla produzione in vigore. Il cartello dei paesi produttori punterebbe a riportare i prezzi intorno a quota 75 dollari, un livello che non avrebbe effetti negativi seri, sulle economie dei paesi clienti. A Piazza Affari la forza del greggio continua a spingere Saipem (+2,55%); meno vivaci Eni (+0,49%) e Tenaris (+0,06%).

CONTINUA LA FRANA DELLA LIRA TURCA

Continua la caduta della lira turca, scesa a 4,75 su dollaro, livello mai visto nella storia. Nel giro di tre anni e mezzo il dollaro si è raddoppiato di valore nei confronti della lira.

L’oro è poco mosso, sui minimi del 2018 a 1.292 dollari l’oncia.

FRANCOFORTE RECUPERA OTTO PUNTI SU PIAZZA AFFARI

Oggi, oltre alle ultime news politiche italiane, i mercati oggi guarderanno ai dati Pmi flash americani e dell’Eurozona. Alle 9,30 vengono pubblicati alcuni dati sull’attività industriale in Germania: ci si aspetta una conferma del rallentamento in atto da qualche mese anche se la discesa dell’euro (-5% nell’ultimo mese, stamane a 1,1756 sul dollaro) potrebbe aver favorito una mini ripresa.

Milano ha accelerato nel finale riuscendo a chiudere in rialzo dello 0,54% una giornata all’insegna della volatilità, fatta di continui rovesciamenti di fronte tra tentativi di rimbalzo e momenti di maggiore tensione. In prossimità della chiusura, poi, nuove indiscrezioni sugli sviluppi del quadro politico hanno fatto scendere lo spread e portato la borsa sui massimi di seduta, pur restando sui minimi dal 12 aprile scorso.

BARCLAYS ALLA CACCIA DI UN PARTNER

Segno positivo anche per le altre Borse europee, che hanno apprezzato i tentativi di accordo sul fronte commerciale tra Stati Uniti e Cina e hanno chiuso in rialzo: Parigi +0,27%, Madrid +0,86%.

Londra in rialzo di circa mezzo punto percentuale. Stamattina il Financial Times scrive che Barclays sta attivamente cercando di aggregarsi con un’altra banca: trattative sarebbero state intavolate con Standard Chartered ed altri.

A Francoforte l’indice Dax (+0,84%) si è spinto sui massimi da fine gennaio sfruttando il buon momento di Wall Street e la crisi di Piazza Affari. In un solo mese la borsa tedesca ha inferto un distacco di circa 8 punti percentuali alla borsa milanese. Da inizio anno, invece, accusa ancora un ritardo: +2% contro +6%.

Nel 2018 il prodotto interno lordo dell’Italia crescerà dell’1,4% in termini reali, dopo l’1,5% del 2017. È la stima dell’Istat contenuta nelle Prospettive per l’economia italiana che ha lasciato inalterate le previsioni di novembre. Ma pesano i rischi di protezionismo e l’aumento delle quotazioni del greggio.

ECONOMISTI IN CAMPO CONTRO IL PIANO MACRON

Un gruppo di 154 economisti tedeschi, tra cui sono Juergen Stark, ex membro del board della Bce, che lasciò l’istituto in polemica con le scelte di politica monetaria, e Hans-Werner Sinn, già alla guida dell’Ifo, si è dichiarato contrario alle proposte di riforma della zona euro elaborate dal presidente francese Emmanuel Macron, bollandole come “altamente rischiose” e sottolineando come il blocco della valuta unica non debba diventare un’unione dove gli oneri finanziari siano condivisi.

LO SPREAD RALLENTA MA NON TROPPO: 177 PUNTI

Nuova seduta all’insegna della volatilità per i Btp, che hanno solo in parte recuperato dopo la pioggia di vendite che avevano fatto salire lunedì lo spread nei confronti dei Bund a 190 punti. Hanno pesato le voci sull’intenzione della coalizione giallo verde di puntare su Paolo Savona come ministro dell’Economia. La forbice si è fermata in chiusura a 177 punti base, contro i 164 della chiusura di venerdì.

Ritraccia dalle punte di ieri in area 90 punti base, massimo da febbraio 2012, anche lo spread tra il decennale italiano e la controparte spagnola, che peraltro resta intorno a 88,5 centesimi.

LA CINA DÀ UNA SPINTA ALL’AUTO: FCA +1,6%

Sui listini europei ha brillato il settore automotive (+1,03% l’indice del comparto) sostenuto dalla notizia secondo cui la Cina taglierà i dazi sulle importazioni al 15% dal 25%. Il provvedimento ha messo le ali a Bmw+2,6%, Daimler +1,5% e Porsche +2,8% così come all’indiana Tata Motors (+4%), proprietaria di Jaguar.

A Piazza Affari balzo in avanti di Brembo (+3,3%). Nella scuderia Agnelli sale Fiat Chrysler (+1,61%). HSBC ha annunciato di avere avviato la copertura con un giudizio Buy e un target price di 23 euro. Su anche Exor (+1,22%). Invariata Cnh Industrial. Ferrari ha ceduto lo 0,7%.

IN RECUPERO IL GESTITO. SI RAFFORZA IL PATTO AZIMUT

In recupero il risparmio gestito, già coinvolto nella frenata dei finanziari. Rimbalza FinecoBank (+3,26%). Azimut +2,38%. Timone Fiduciaria, che riunisce i soci del patto di sindacato, ha concluso un contratto di finanziamento per completare la raccolta delle risorse necessarie per rafforzare la partecipazione, pari a circa il 15%, nel gruppo di risparmio gestito. Ritrovano il segno più anche Poste Italiane (+0,81%) e Banca Generali (+0,26%).

Il rimbalzo delle banche — il paniere ha terminato le contrattazioni con un progresso dello 0,74% — conseguenza della risalita dello spread, ha spinto il listino in territorio positivo. Unicredit +2,43% meglio di Intesa+0,68%. Bene Ubi (+2,31%), Mediobanca (+1,68%) e Bper (+1,61%). Recupera Creval (+5,36%) dopo il tonfo della vigilia.

Tra le banche minori non si arresta la discesa di Banca Sistema (-3,52%), cominciata dopo la pubblicazione del contratto di governo, che contiene un riferimento al recupero forzoso dei crediti che preoccupa le società di servizi finanziari.

Tonica Banca Intermobiliare (+4,53%) sulla notizia che il cda ha ritenuto non congruo il corrispettivo dell’opa obbligatoria totalitaria promossa da Attestor Capital.

Tra i titoli principali da segnalare ancora i progressi di Italgas (+1,75%) e i realizzi su Moncler (-2,7%) e Prysmian (-1,66%).

SAN DONATO SPINGE RETELIT, COIMA FA SHOPPING DA UNICREDIT

Sale alle stelle Retelit (+9,93%). miglior titolo di giornata: galvanizzata dalla notizia di un contratto con il gruppo ospedaliero San Donato dal valore di 11 milioni (durata 6 anni) per lo sviluppo di una soluzione integrata per il rinnovamento dei sistemi informatici.

In grande spolvero anche MolMed (+3,3%). Mediobanca ha confermato la raccomandazione Outperform, target a 0,68 euro che ai prezzi attuali implica un potenziale di rialzo del 40% circa.

Coima Res (-0,1%) ha stipulato con Unicredit un contratto preliminare di acquisto per un immobile di Milano, il Pavilion, del valore di 45 milioni di euro. Il perfezionamento dell’operazione avverrà a fine anno.

Ancora sotto tiro Astaldi, -3,3% nelle battute finali. Ad indebolire il titolo è stata la notizia che il patto parasociale con i giapponesi di IHI prevede che la società deve ottenere entro la fine del 2018 il pagamento di “almeno” 185 milioni di euro per la vendita della partecipazione nella concessionaria del Terzo Ponte del Bosforo in Turchia altrimenti il gruppo nipponico potrà annullare gli impegni sottoscritti e cedere il suo pacchetto (il 18,2% del capitale) a terzi oppure esercitare l’opzione di vendita nei confronti della famiglia Astaldi costretta quindi in quel caso a ricomprarsi le azioni.

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