Pechino si prepara ad accogliere Donald Trump con un nuovo record. L’Ipo di China Literature, la matricola che vende e-Book controllata dal gigante Tencent, ha esordito stamane ad Hong Kong con un rialzo del 100% rispetto al prezzo di collocamento. Domani la stessa Tencent farà debuttare a Wall Street un’altra matricola, Sogou, un motore di ricerca che promette di sfidare Google. Ma il gigante Usa non sta fermo. Ieri, per la prima volta, auto a guida autonoma circolano senza alcun conducente nei sedili anteriori sulle strade di Phoenix in Arizona. Intanto a Londra Revolut, una banca che opera solo via smartphone, ha presentato la richiesta per ottenere la licenza bancaria europea e sfuggire così alla Brexit. Nello stesso giorno John Cryan, ad di Deutsche Bank, ha previsto che la metà dei 94 mila dipendenti saranno in esubero entro la fine del decennio.
Il futuro, insomma, batte alle porte dei mercati indicando i trend da seguire. Intanto, tornando al presente, le Borse si concedono una piccola pausa dopo la pioggia dei rialzi. La nota più rilevante riguarda il dollaro, ai massimi da luglio sull’euro. Un fenomeno che si spiega in buona parte con il differenziale di rendimento tra il T-bond (2,31% il decennale) rispetto ai titoli europei, compressi dalla politica espansiva della Bce; c’è un gap di 60 punti base a favore dei Btp in costante crescita dopo le decisioni della Bce e la conferma che gli acquisti di titoli saliranno di altri 11 miliardi mese per il reinvestimento delle obbligazioni in scadenza. Rispetto al Bund, chi investe in un’obbligazione Usa a 10 anni, spunta un maggior rendimento del 2%. Si appiattisce intanto la curva di rendimenti Usa (solo 68 punti tra rendimenti a breve e a lungo) in vista dell’aumento dei tassi, a tutto danno dei profitti delle grandi banche Usa. Soffre Goldman Sachs -1,51%, così come JP Morgan e Bank of America.
In questa cornice l’Italia combatte a Francoforte la battaglia degli Npl, cercando di frenare le richieste della Vigilanza sulle sofferenze. Mario Draghi, con prudenza, auspica una “soluzione condivisa”. Ma l’Italia è sola. Forse non è il caso di insistere.
In attesa dell’arrivo di Donald Trump in Cina la Borsa di Hong Kong ha toccato stamattina i nuovi massimi dell’ultima decade: l’indice Hang Seng è in rialzo dello 0,3%. Sale anche l’indice di Shanghai e Shenzhen: +0,4%. In calo la Borsa di Taipei. Rallenta il surplus commerciale del Drago: ad ottobre l’export è cresciuto del 6,9% (contro una previsione dell’8,1%), l’import del 17,2%. Frena anche Tokyo (-0,2%) dopo aver toccato ieri sui massimi degli ultimi ventisei anni, perde lo 0,4%. Poco mosse le piazze azionarie della Corea del Sud e dell’India.
WALL STREET FRENA, TRACOLLA SNAP
A Wall Street l’indice Dow Jones (+0,04), pur quasi immobile, segna il quarto record consecutivo a 23.557,23 punti. Standard & Poor’s 500 quasi invariato (-0,02%). Nasdaq -0,27%. Più sensibile la frenata del Russell 2000, l’indice delle piccole e medie imprese: -1,26%. Da segnalare la frana di Snap -16%. L’ex matricola prodigio dei social network perde utenti.
ENI SUPERSTAR, MEDIOBANCA FRENA MAIRE
Rallentano anche i prezzi del petrolio, ma cresce la tensione tra Arabia Saudita e l’Iran. Il Brent tratta a 63,54 dollari, Wti a 56.99. Eni (+1,4%) è stata la protagonista principale della giornata di Piazza Affari. HSBC ha ritoccato il prezzo obiettivo a 16,1 euro da 15,10 euro, promuovendo la raccomandazione Buy da Neutral.
Tenaris +0,5%. Ieri due broker hanno ribadito la visione positiva su base fondamentale. Mediobanca ha ratificato il giudizio Outperform con target 17,50 euro; Hammer ha ratificato il rating Buy con prezzo obiettivo a 15 euro.
In forte rialzo Maire Tecnimont (+1,9%). Ieri la società dell’impiantistica ha diffuso i dati dei primi nove mesi del 2017. Il titolo ha chiuso in rialzo dell’1,9% a 4,82 euro, da inizio anno il guadagno è dell’83%.
DEBOLE PIAZZA AFFARI, SCENDONO I RENDIMENTI DEI BTP
Per il secondo giorno di fila i listini del Vecchio Continente hanno chiuso in rosso. Si fa sentire il deflusso di capitali verso l’area dollaro, provocato dal differenziale tra i rendimenti. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib (-0,18%) arretra nel finale a 22.962 punti. Deboli gli altri listini continentali: Madrid -0,83%; Londra -0,65%; Parigi -0,48%; Francoforte -0,66%.
L‘economia tedesca è a rischio di surriscaldamento, secondo l‘opinione dei cosiddetti ‘saggi’, ovvero il gruppo di consiglieri economici del governo di Berlino. È quanto riporta il quotidiano Handelsblatt, anticipando il rapporto annuale dei cinque saggi la cui pubblicazione è attesa domani. Nel rapporto si avverte che, con una crescita stimata del Pil del 2% quest‘anno e del 2,2% il prossimo, l‘economia tedesca si sta espandendo oltre il proprio potenziale, dirigendosi gradualmente verso una “fase di boom”. Il rapporto sollecita il governo tedesco a spingere nella direzione di un maggior consolidamento fiscale e ridurre le tasse.
Chiusura positiva per il mercato obbligazionario italiano, con rendimenti e spread in discesa ai minimi da un circa anno. Il tasso del decennale si è attestato in area 1,71%, dopo un tuffo a 1,70%, ai minimi da inizio novembre 2016, da 1,78% di ieri in chiusura. Il differenziale con l’analoga scadenza del Bund è sceso fino a 136 punti base, ai minimi dal 27 ottobre 2016 per chiudere a 138 punti da 145 della vigilia.
Prima del consiglio Bce, il rendimento del decennale si attestava in area 2%, mentre lo spread viaggiava attorno a 155 punti base. Ai minimi da ottobre 2016 anche lo spread Italia/Spagna sul tratto decennale, che archivia la seduta a 30 punti base.
A innescare le ricoperture dopo il rally dei giorni scorsi la pubblicazione degli importi delle scadenze dei bond sovrani in mano alle Bce, che Francoforte provvederà a reinvestire, offrendo un ulteriore supporto al mercato. L’Italia sarà uno dei Paesi che beneficeranno maggiormente del reinvestimento dei rimborsi e questo ha spinto ulteriormente i Btp, che continuano a beneficiare anche della promozione del rating da parte di Standard & Poor’s.
NPL, L’ITALIA SI RIBELLA MA RESTA SOLA
Le sofferenze bancarie restano il tema più sensibile del mercato finanziario italiano. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha esortato martedì a uno sforzo congiunto di banche, supervisori, regolatori e autorità nazionali per affrontare il nodo delle sofferenze delle banche, mentre l‘Italia, unica voce in Europa, ritiene che l‘intervento della vigilanza di Francoforte abbia superato i limiti del mandato.
Poco dopo, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, l‘Italia, unica a parlare di questo all‘Ecofin, ha dato voce con il ministro Pier Carlo Padoan al proprio dissenso su “metodo e merito” con cui la vigilanza di Francoforte guidata da Danièle Nouy, ha proposto di trattare dal 2018 le coperture dei nuovi crediti deteriorati. L‘addendum Bce sui crediti deteriorati delle banche vigilate da Francoforte, in consultazione fino all‘8 dicembre, prevede che dal nuovo anno le nuove sofferenze siano coperte al 100% in sette anni se sono crediti garantiti e in due se privi di garanzie.
CALANO LE SOFFERENZE, SALE INTESA
Sotto questa pressione, l’indice dei bancari italiani ha ceduto lo 0,25% a fronte di un +0,2% del paniere europeo. Si difende Intesa (+0,2%), nel giorno della pubblicazione dei dati del trimestre, leggermente meglio delle attese grazie alle commissioni salite dell’8% a 1,88 miliardi di euro. Gli accantonamenti sono scesi a 646 milioni di euro, da 737 milioni di euro del secondo trimestre. Risultato netto a 731 milioni di euro, in rialzo del 16% anno su anno.
Nel comunicato, la banca segnala che nel terzo trimestre, gli impieghi degradati a deteriorati, incagliati o in sofferenza, sono scesi su livelli che non si vedevano da quando il Sanpaolo si è fuso con Intesa. Quattro broker, tra quelli censiti da Bloomberg, hanno aggiornato il giudizio e il target fondamentale in seguito ai risultati. Si va da un prezzo obiettivo di 3,0 euro, fissato da Banca Akros, a un prezzo obiettivo di 3,50 euro, fissato da KBW.
MPS, SI RIVEDE IL SEGNO PIÙ
In serata sono usciti anche i primi conti di Monte Paschi (-0,09%) dopo il rientro in Borsa. L’istituto ha registrato nel terzo trimestre un utile di 242 milioni. Un risultato influenzato, si legge nella nota del Cda, da fattori una tantum tra i quali l’impatto positivo del burden sharing per 554 milioni e quello negativo di 280 milioni per i costi di ristrutturazione legati all’uscita di 1.200 dipendenti. Il Cda della banca, intanto, si è dimesso dopo il passaggio sotto il controllo pubblico e ha convocato l’assemblea straordinaria e ordinaria per il prossimo 18 dicembre. Il nuovo statuto del Monte dei Paschi prevede un consiglio di 13 membri dei quali 10 saranno appannaggio del ministero dell’Economia sulla base del meccanismo del voto di lista.
In evidenza Mediobanca (+1,3%). In caduta Banco Bpm e Bper che accusano ribassi nell‘ordine di due punti percentuali.
CREVAL CHIEDE 700 MILIONI AI SOCI
In caduta libera Credito Valtellinese (-13%). In serata, dopo la riunione del Cda, è stato annunciato un piano che prevede un aumento di capitale fino a 700 milioni la cessione di crediti deteriorati con “GACS” fino a un massimo di 1.600 milioni di euro entro il primo semestre 2018 e altre cessioni per 500 milioni nella seconda parte dell’anno. Un’operazione monstre, se si considera che l’istituto alla chiusura di lunedì capitalizzava 324 milioni.
Positive al contrario le società del risparmio gestito dopo le prime indicazioni sulla raccolta di ottobre: Banca Mediolanum +1,5%, Azimut +0,5%, Fineco Bank +0,3%. Fa eccezione Anima holding, -4,13%.
ENEL AI MASSIMI PRIMA DEI CONTI, GIÙ PRYSMIAN
La seduta è stata condizionata dall’arrivo dei conti trimestrali di molte società. Alla vigilia del Cda di domani Enel +0,09% dopo aver aggiornato i massimi dal 2008 a 5,43 euro. Il titolo beneficia, con tutto il settore Utility, del nuovo scenario emerso dal direttorio della Bce. L’indice Eurostoxx Utility è tra i migliori da inizio anno con un progresso del 23% che si confronta con il +13% dell’indice Eurostoxx globale. Avanzano anche Snam (+0,6%) e Terna (+0,6%).
Tra gli industriali frena Prysmian -1,8%, nonostante dati in linea con le previsioni. Il trimestre si + chiuso con un risultato netto di 81 milioni di euro, da 74 milioni di un anno prima. Il debito si è attestato a 1,052 miliardi di euro, poco sopra il consensus (1,018 miliardi).
Pirelli +0,71% a 7,05 euro. Jefferies dopo i risultati del terzo trimestre 2017 ha alzato il prezzo obiettivo a 7,3 da 7 euro, confermando la raccomandazione hold.
Prese di beneficio anche per Stm (-1,2%), che lunedì ha segnato il massimo dal 2004. Hanno pesato le perdite di Dialog (-5,7%).
FRANA IL FATTURATO TOD’S, ZALANDO PESA SU YOOX
Sul lusso pesano i pessimi dati della trimestrale di Tod’s (-3,7%). La società del lusso ha comunicato di aver chiuso i primi nove mesi del 2017 con 722 milioni di euro di ricavi, in calo del 4,7% anno su anno. Nel terzo trimestre, i ricavi sono scesi dell’8% a 239 milioni di euro. Arretrano anche Luxottica (-0,7%) e Ferragamo (-1,5%). Giù anche Yoox Net a Porter (-0,6%). Zalando, il principale gruppo europeo di e-commerce, ha abbassato le sue previsioni sui profitti nell’ultimo trimestre del 2017, e ha chiuso con una perdita del 7% a Francoforte.
In lieve rialzo Campari (+0,37%). Raymond James conferma la raccomandazione outperform sul titolo dopo i conti che hanno evidenziato una crescita organica e un’espansione dei margini superiori alle attese.
SALE L’EBITDA DI TIM BRAZIL. FRENA MEDIASET
Mediaset -0,97%. Il gruppo ha pubblicato dopo la chiusura del mercato i risultati dei primi nove mesi del 2017 che hanno registrato un utile netto di 35,9 milioni. La controllata brasiliana di Telecom Italia (che darà i conti venerdì) ha comunicato stanotte i dati del trimestre. I ricavi sono saliti del 4,7% a 4,07 miliardi di reais, pari a 1,07 miliardi di euro. I ricavi da traffico dati in ambito mobile, hanno registrato una crescita del 5,8%, meglio delle aspettative degli analisti. L’Ebitda del terzo trimestre, pari a 1,52 miliardi di reais, è il più alto nella storia di Tim Brasil: la crescita è stata del 17,2%. L’Ebitda margin migliora al 37,4%, da 33,4% di un anno prima.