Lo stereotipo è noto. Una scrivania, molte carte e il portafoglio gonfio. Eppure la professione notarile, negli ultimi anni, è cambiata molto. Secondo i calcoli dell’Associazione degli enti previdenziali privati, iI reddito medio è crollato: si è più che dimezzato nel giro di sei anni, arrivando a 72 mila euro l’anno. In un solo anno, tra il 2012 e il 2011, è stato registrato un calo del 26,77%. I notai, oggi, sono di più. Le carte sono di meno (sembrerà strano, ma sono tra le professioni più informatizzate). I soldi pure. Un calo che va di pari passo con quello dei redditi di tutti i professionisti.
Maurizio D’Errico, presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, spiega quali sono le ragioni di questo fenomeno e quanto, in tutto ciò, ha inciso il crollo del mercato immobiliare.
La crisi economica di questi anni è senza precedenti: le imprese chiudono e il mercato immobiliare è sostanzialmente fermo. Tutto ciò ha comportato dal 2008 ad oggi un calo dell’attività dei notai pari, in media, al 50% con ripercussioni anche in termini di occupazione. Sono circa 40 mila i dipendenti e i collaboratori degli studi notarili, per i quali sempre più spesso si ricorre alla riduzione dell’orario di lavoro e, finché è stato possibile, alla cassa integrazione pur di salvaguardare i posti.
– Cosa è stato fatto e cosa avete intenzione di fare per contrastare il calo dell’attività?
La priorità, in questo momento, è la ripresa economica del Paese. Per questo tutte le nostre iniziative vanno in questa direzione; un rilancio dell’economia porterebbe benefici a tutto il sistema, categorie professionali comprese. Siamo i primi applicatori delle leggi e per anni abbiamo presentato proposte concrete di semplificazione: oggi finalmente le professioni vengono ascoltate e sono al fianco del Governo per essere di aiuto alla sburocratizzazione del Paese.
– In che modo?
Recentemente abbiamo presentato alcune proposte di legge specifiche per il mercato immobiliare che – nel pieno rispetto della certezza e della sicurezza dei rapporti giuridici – potrebbero aiutare a smaltire l’invenduto delle nuove costruzioni e riattivare le compravendite dando a tutti la possibilità di acquistare la casa.
Tra queste, la principale è una regolamentazione specifica – sia a livello fiscale che civilistico – per il “rent to buy”, detto anche “affitto con riscatto”, grazie al quale si può comprare casa anche senza finanziamento bancario. In sostanza, la formula prevede la possibilità di sottoscrivere un contratto di locazione, con l’opzione che in futuro si potrà acquistare l’immobile detraendo dal prezzo di acquisto le rate corrisposte per l’affitto. Inoltre, al compratore e al venditore verrebbe concesso un credito sulle imposte versate durante la locazione.
Siamo inoltre al lavoro su diversi temi d’impresa sempre con l’obiettivo di aiutare e incentivare la ripresa.
– La crisi, secondo lei, è destinata ad accentuarsi in futuro?
Nell’ultimo periodo, e comunque per il 2014, alcuni istituti di credito hanno programmato un aumento dei plafond da destinare ai mutui. Di conseguenza per i prossimi mesi ci si aspetta un aumento delle concessioni di mutui. Dai primi monitoraggi emerge infatti che anche la surroga torna a sollecitare l’attenzione degli italiani che, potendo contare su spread più bassi, ricominciano a chiedere di sostituire il proprio prestito con quello offerto da una banca diversa, ma a condizioni più vantaggiose. Anche questo potrebbe far sperare in una ripresa del mattone. Gli ultimi dati OCSE parlano di una crescita nei prossimi anni che se pur lieve è in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi anni. Il nostro impegno continuerà quindi a essere propositivo per lo stesso fine che si pone il Governo.
– Ci sono grosse differenze tra chi accede adesso alla professione e chi è professionista da molti anni? Sono cambiate le opportunità?
La rivoluzione tecnologica ha cambiato la professione imponendo mutamenti di mentalità, formazione e aggiornamento continuo. Il Notariato ha cavalcato da subito questo cambiamento al fine di rispondere alle nuove esigenze della società mantenendo intatte le garanzie della certezza giuridica. Da settembre 2012 è stato completato il processo di informatizzazione delle procedure di pubblicità immobiliare. A gennaio 2013 il notariato ha messo a punto il sistema che consente la stipula dell’atto pubblico informatico e la sua conservazione a norma, nel settore dei contratti pubblici di appalto di lavori, servizi e forniture, mettendo in pratica l’agenda digitale del Governo (d.l.179/12, convertito in l. 221/12). Sempre nel 2013 è partito il primo ciclo di dismissione del patrimonio immobiliare di un ente pubblico attraverso le asta telematiche notarili messe a punto dal Notariato con risultati davvero in controtendenza rispetto al mercato immobiliare. Al di là dei luoghi comuni, i notai sono un professionisti altamente informatizzati e tecnologicamente avanzati. Si tratta dell’unica categoria professionale che in Italia lavora “paperless”.
Inoltre il notariato per far fronte alle esigenze della società che cambia recentemente ha presentato i contratti di convivenza. Non spetta certo a noi entrare in una materia sulla quale il legislatore deve decidere se intervenire o meno, ma registriamo il fatto che molte persone chiedono una consulenza notarile per regolare specialmente gli aspetti patrimoniali delle relazioni affettive non coniugali. Da ciò è nata la proposta di contratti fatti su misura per tutelare le esigenze, in particolare economiche, della convivenza.
Attraverso i nuovi strumenti informatici e interpretando le nuove esigenze della società il notariato si è adeguato ai tempi creando anche nuove opportunità di lavoro.
– Cosa è cambiato con le liberalizzazioni?
Con il decreto Monti del 2012 c’è stato un aumento delle sedi notarili che sono passate da 5.779 a 6.279, è stata allargata la competenza dei notai a livello territoriale che è passata dai distretti notarili alla Corte d’appello. Quanto alla riforma delle professioni del 2012 i notai avevano anticipato già dal 2006 gran parte delle novità: l’assicurazione è diventata obbligatoria per legge per tutti i notai dal 2006, anno in cui era stato ridotto anche il tirocinio da 24 a 18 mesi, introdotto il principio di terzietà nei procedimenti disciplinari gestiti attraverso le commissioni regionali di disciplina che sono presieduti da magistrati e infine introdotto l’obbligo di formazione continua obbligatoria. In passato la politica ha strumentalizzato il tema delle liberalizzazioni non mettendo realmente a fuoco le priorità necessarie di semplificazione fondamentali per una crescita duratura. Oggi ci si è resi conto che le priorità sono giustizia e semplificazione delle procedure autorizzative della PA: siamo quindi al lavoro per essere un valido e concreto partner.
– Il dibattito sulla legittimità e l’esistenza degli ordini professionali è sempre vivace. Qual è il valore aggiunto offerto dal Notariato? Perché è importante che esista?
Il Notariato attraverso il controllo di legalità dei notai, in qualità di pubblici ufficiali, svolge una funzione di giustizia preventiva che consente di avere in Italia un livello di contenzioso pressoché inesistente nei settori immobiliare (0,003% del totale delle transazioni immobiliari) e societario.
E’ quindi chiaro il ruolo di sussidiarietà esercitato dalle professioni nei confronti dello Stato che potrebbe essere ancora potenziato in un ottica di modernizzazione del Paese a costo zero. In questa ottica come ordine abbiamo presentato negli ultimi anni molte proposte che potrebbero dare un contributo significativo alla semplificazione del sistema pubblico, all’ammodernamento del sistema sociale e al rilancio dell’economia: dai contributi per la ripresa del settore immobiliare agli strumenti alternativi alla giurisdizione ordinaria per snellire e accelerare il processo civile così come ai contratti di convivenza, tema particolarmente sentito da molti italiani ma non ancora disciplinato.