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Nordest, Covid mette ko la moda: Forall-Pal Zileri in crisi

La crisi picchia duro: Forall Confezioni, che produce il famoso marchio di abbigliamento Pal Zileri, chiude per “cessazione attività” lo stabilimento di Quinto Vicentino – Il Covid ha fatto esplodere una crisi latente da tempo

Nordest, Covid mette ko la moda: Forall-Pal Zileri in crisi

L’impatto del Covid sull’economia reale del Nordest non è ancora misurabile con dati precisi, in special modo sul versante occupazionale. Vi sono alcuni comparti che mostrano però i primi preoccupanti segnali di difficoltà, tra tutti il comparto moda. La Forall Confezioni Spa, società che produce il prestigioso marchio di abbigliamento Pal Zileri, un tempo sponsor della Nazionale italiana di calcio e famoso tra gli uomini d’affari di mezzo mondo, ha reso noto che avvierà la procedura di “cessazione attività” per lo stabilimento di Quinto Vicentino a Vicenza. Il sito produttivo occupa 250 lavoratori su un totale di gruppo di circa 400 dipendenti.

«Il settore “formale uomo” è in crisi da tempo, l’abbigliamento e gli stili hanno subito cambiamenti enormi negli ultimi anni – osserva Andrea Vinelli, ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale all’Università di Padova – Nel 2020 si è aggiunta la mannaia del Covid, una deflagrazione vera e propria nei bilanci di molte aziende. Forall ha scritto la storia recente della moda in Veneto, contribuendo a consolidare un patrimonio unico di conoscenze nel nostro territorio. Quando chiude un’azienda di questo tipo, oltre agli aspetti occupazionali, si corre il rischio di una perdita direi quasi drammatica di competenze. Aveva intrapreso politiche virtuose soprattutto nella logica della creazione degli abiti su misura, di tipo sartoriale, producendo a livello industriale abiti con la qualità dell’alta sartoria, ma non è bastato. Il Covid ha dato il colpo mortale a un comparto della moda che vede l’offerta nettamente superiore alla domanda».

Nonostante lo stato di agitazione proclamato dai rappresentanti delle principali sigle sindacali, il gruppo ha rimarcato in una nota che “la situazione di difficoltà in cui versa l’azienda purtroppo richiede interventi urgenti e non più differibili”.

«Bisogna essere razionali – prosegue Vinelli – e scientifici anche nell’approccio verso queste crisi industriali: qual è oggi il vero problema da risolvere, la causa radice? Il Covid, non c’è dubbio. Eliminato il virus si potrà ritornare poi ad affrontare i grandi problemi di competitività delle imprese. Post-pandemia molte aziende avranno infatti l’obbligo improrogabile di innovare i propri modelli di business, di prodotto, puntando sempre di più alla soddisfazione del consumatore».

Per la storica azienda di alta moda vicentina, riconducibile al Mayhoola Group, conglomerato finanziario che detiene partecipazioni anche in Balmain e Valentino Fashion Group, dopo “aver vagliato tutte le possibili alternative con il supporto di primari advisor, l’unica soluzione possibile per assicurare un adeguato periodo di tutela ai lavoratori e, nel contempo, garantire un futuro a una parte dell’azienda, è l’adozione della cosiddetta procedura di cessazione attività per il ramo produttivo”.

L’azienda ha spiegato inoltre in una nota che “la pandemia Covid-19 ha aggravato pesantemente la peggior crisi che abbia mai colpito il settore dell’abbigliamento formale maschile di alta gamma. Di fronte a una domanda che, secondo le stime, potrebbe ridursi globalmente di un ulteriore 45%, nello stabilimento di Quinto Vicentino si registra ormai un eccesso di capacità produttiva di quasi due terzi e anche la struttura amministrativa non è più sostenibile sotto il profilo dimensionale”.

Nel tavolo di crisi che si è tenuto con la Regione Veneto, l’Assessore Regionale al Lavoro Elena Donazzan ha rilanciato l’idea di trovare nuovi investitori, in primis in Veneto, per ritentare un rilancio del marchio. Ma per il settore moda e fashion, il post Covid metterà comunque in agenda radicali riorganizzazioni, anche nei grandi e un tempo ricchissimi distretti del made in Italy veneto.

«I driver per innovare i modelli di business e ricercare nuova competitività sono principalmente due, la sostenibilità e la digitalizzazione. Non dimenticando – conclude Vinelli – che oggi più che mai per le aziende c’è la necessità di adeguarsi al principio della “customer centricity”, ovvero la ricerca spasmodica della soddisfazione del cliente. Chi non accetterà il cambiamento sarà destinato a soccombere. Anche nel settore moda sono sempre più diffuse infatti applicazioni di intelligenza artificiale, realtà aumentata, blockchain, utilizzo dei big data per analizzare le tendenze: queste tecnologie digitali saranno la base per costruire modelli di business sempre di più robusti, resilienti e competitivi».

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