Elezioni, referendum, minacce atomiche. Torna a girare, un po’ ad ogni latitudine, la ruota della geopolitica, mettendo sotto pressione mercati che nelle ultime settimane hanno macinato record con una frequenza quasi monotona. Proviamo a riassumere una lunga giornata.
VOTO TEDESCO: “UNA BRUTTA NOTIZIA PER L’ITALIA”
Il quadro si è messo in movimento a partire dalla Germania, dove il voto ha punito più del previsto i partiti della uscente Grosse Koalition. Si apre una lunga fase di trattative tra i partiti che metterà a dura prova le capacità di Angela Merkel: sembra destinata ad interrompersi per ora la corsa dell’euro. Ma, soprattutto, si è preso atto che il populismo, già dato per moribondo, è vivo e vegeto. Le conseguenze? Non patisce la Germania. Frena invece l’euro, trattato stamane a 1,1856.
“L’esito del voto – scrive Lucrezia Reichlin – è una brutta notizia per l’Italia e per ‘Europa… Mostra chiaramente che la Germania si ribella sia all’apertura dei confronti ai migranti sia a un governo economico dell’euro in cui si preveda più condivisione del rischio tra Paesi”.
I CURDI ALZANO LA TESTA. PETROLIO AI MASSIMI DA 26 MESI
A complicare il quadro hanno contribuito i referendum per l’indipendenza. Sotto i riflettori, naturalmente, il prossimo voto (fuorilegge) della Catalogna.
Ma conseguenze più rilevanti, almeno nel breve termine, promette di avere la consultazione che i curdi hanno celebrato nonostante l’ostilità di Iraq e Turchia. Erdogan ha minacciato di interrompere il trasporto di petrolio al confine col Kurdistan iracheno, che terrà un referendum. Il governo di Kirkuk, che controlla il 10 per cento dei pozzi iracheni, non intende però indugiare ancora sulla richiesta di indipendenza del Kurdistan, legittimata dal ruolo sostenuto nella guerra con l’Isis.
Si spiega così il forte rialzo del petrolio: il Brent sale stamane a 59,15 dollari al barile, sui massimi da luglio 2015, Wti a 52,12 dollari. Salgono anche i petroliferi (indice Energy +1,47%) Schlumberger e Halliburton, i due grandi gruppi dei servizi petroliferi, salgono entrambi dello 0,5%. A Piazza Affari Eni +1,16%, a 13,94 euro, sui massimi da tre mesi. Vola Saipem (+5,3%).
ROCKET MAN FA TREMARE APPLE E FACEBOOK
A questo coro non poteva non associarsi la voce di Rocket Man, ovvero il dittatore coreano Kim. Il ministro degli Esteri di Pyongyang Ri ha dichiarato che le ultime affermazioni di Donald Trump equivalgono a una dichiarazione di guerra e che Pyongyang ha il diritto di reagire abbattendo anche uno dei caccia Usa.
L’annuncio ha fatto da detonatore al ribasso di Wall Street, a partire dal Nasdaq (-0,88%), affossato dai tecnologici (-1,42%). È crollata Facebook (-4,55%). Male anche Microsoft (-1,55%), Alphabet (-1%) e Apple (-0,88%). La Mela ha ridimensionato gli ordini ai fornitori dopo l’avvio lento delle vendite del nuovo iPhone X. Più resistenti il Dow Jones (-0,22%) e l’indice S&P 500 (-0,24%), in attesa dell’intervento di oggi di Janet Yellen.
LO YEN FRENA TOKYO. L’ORO SALE A 1312 DOLLARI
La sindrome coreana frena stamane anche le Borse asiatiche. A Tokyo l’indice Nikkei cede lo 0,2% nonostante l’attesa di misure pro business in vista delle elezioni di fine ottobre. Il calo più massiccio è quello di Hong Kong (-0,5%), sotto anche Seoul e l’Australia. In lieve rialzo le piazze cinesi. L’oro è salito a 1.310 dollari, in rialzo dell’1%, stamattina è a 1.312 dollari.
FRENA MILANO. DRAGHI: LA NOSTRA STRATEGIA NON CAMBIA
Scherzi del destino: la battuta d’arresto di Angela Merkel colpisce i mercati dei Paesi che in questi anni hanno contestato più vivacemente la Cancelliera, a partire dalla Grecia. La Borsa di Atene perde il 4,53% nonostante la chiusura della procedura per deficit eccessivo. Al contrario Francoforte ha chiuso in lievissimo guadagno, +0,02%.
A Milano l’indice Ftse Mib arretra dello 0,63%, a quota 22.390 punti, una delle performance peggiori del Vecchio Continente. In ribasso anche Parigi (-0,27%) e Londra (-0,13%). Fanalino di coda Madrid (-0,86%), su cui incombe l’incognita del referendum catalano di domenica prossima.
A caratterizzare la seduta è stata la debolezza dell’euro, in calo sul dollaro a 1,1856. La frenata della moneta unica è senz’altro una buona notizia per Mario Draghi, che aspetta per ora invano la ripresa dell’inflazione, novella Godot. “Nel complesso – ha detto ieri il banchiere davanti alla Commissione Affari Economici del Parlamento europeo – stiamo diventando più fiduciosi del fatto che alla fine l‘inflazione si riporti verso livelli in linea con il nostro target, ma sappiamo anche che è ancora necessario un livello di accomodamento monetario molto significativo perché si materializzi il percorso verso l‘alto dell‘inflazione”.
SALE LO SPREAD. OGGI L’ASTA DEI CTZ
Ha chiuso in frazionale rialzo il secondario italiano dopo una seduta a cavallo della parità che ha visto i Bund fare meglio delle controparti dell’eurozona. A fine seduta il differenziale di rendimento tra Btp e Bund si attesta a 171 punti base, sui massimi da fine agosto, dai 166 del finale di seduta di venerdì. Il decennale scambia a 2,11%, al livello dell’ultima chiusura, dopo aver toccato in seduta quota 2,14%, massimo da fine luglio.
Prendono oggi il via le aste di fine mese: saranno offerti Ctz e Btpei per complessivi 3 miliardi. In chiusura, su piattaforma Mts, il Ctz maggio 2019 in asta domani scambiava con un rendimento tra -0,131% e -0,134%, in rialzo rispetto al -0,139% del collocamento di fine agosto. Nell‘asta di giovedì 28 settembre, il Tesoro offrirà tra 4,5 e 6 miliardi di euro in Btp a 5 e 10 anni e nel Ccteu (1,5 miliardi).
Secondo Unicredit, ottobre sarà un mese piuttosto pesante per gli indicizzati: “Ci aspettiamo – si legge nella nota quotidiana – un nuovo Btp Italia il cui annuncio arriverà a breve”.
BANCHE DEBOLI, STM SOFFRE ASSIEME AL NASDAQ
A guidare la discesa di Piazza Affari sono state le banche: l’indice del comparto italiano (-1%) è risultato peggiore di quello europeo (-0.7%). Tra i singoli titoli ribassi per oltre due punti percentuali per Banco Bpm (-2,4%) e Bper (-2,22%). Giù anche i Big: Intesa -0,5%, Unicredit -1,4%. Fa eccezione Banca Mediolanum, che ha chiuso la giornata a +0,07%. Il titolo peggiore è stato Stmicrolectronics in calo del 3,9% in sintonia con l’andamento del settore tech al Nasdaq.
Il calo di Wall Street ha pesato anche su Fiat Chrysler in calo del 2% circa dopo avere toccato nuovi massimi a 15,25 euro sull’onda del giudizio di Mediobanca Securities che ha ritoccato il target da 14 a 20 euro. Si è spenta l’eco dell’articolo di ‘The Korea Herald’ che venerdì riprendeva l‘ipotesi di un interesse per un matrimonio tra Hyundai e il gruppo italiano. In ribasso anche Ferrari, -2%.
FINCANTIERI SUPERSTAR: VICINA LA PACE CON PARIGI
In evidenza Fincantieri (+3,5%) in vista del summit italo-francese di dopodomani, dal quale si attendono esiti positivi sul dossier Stx.
RECORDATI NUOVO RECORD, TONFO DI AUTOGRILL
Da segnalare Recordati: +1,7%, al nuovo record. Pesante la caduta di Autogrill (-2,8%) dopo la revisione a “hold” da “buy” di Kepler Cheuvreux. Secondo i trader, il report riduce le stime sulla società a causa dell‘impatto del dollaro debole e indica una maggiore cautela sulle prospettive reddituali su base organica.