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Nomine Ue, nulla di fatto. L’Italia vota contro Timmermans

Il premier Conte, sollecitato da Matteo Salvini, finisce per votare con i paesi dell’Est e con gli antidemocratici di Polonia e Ungheria, contro la maggioranza. Merkel contestata nel Ppe – Martedì nuovo round e slitta sul voto sull’Italia

Nomine Ue, nulla di fatto. L’Italia vota contro Timmermans

Impasse e rinvii sulle nomine Ue. E slitta anche la decisione dei commissari europei sulla procedura d’infrazione per debito nei confronti dell’Italia. Dopo ore di estenuanti discussioni il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha sospeso la riunione, ed ha convocato un nuovo incontro per domani, martedì, alle 11. Dopo la bocciatura del tedesco Weber non è passato nemmeno il candidato di riserva, l’olandese socialista Frans Timmermans che è visto come la peste dai Paesi del blocco di Visegrad con Polonia e Ungheria in testa, e Viktor Orban che ha definito la scelta di Timmermans come “il più grande errore della storia”. La “colpa” di Timmermans sarebbe stata di aver sollevato dubbi sulla deriva autoritaria in Polonia e Ungheria nei 5 anni appena trascorsi da vice di Juncker. Ma i quattro Paesi, da soli, non raggiungono il peso specifico necessario per poterla bloccare. L’Italia ha votato con l’Est – spinta dalle pressioni di Matteo Salvini – e si è così marginalizzata nel negoziato sul nuovo vertice europeo. Sconfitta Angela Merkel che non è riuscita a controllare il voto dei suoi all’interno del Ppe.

“Non siamo andati al voto perché nessun candidato avrebbe avuto la maggioranza“, ha detto la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice Ue sulle nomine. Inoltre, anche una maggioranza con un margine troppo esiguo, ha poi aggiunto Merkel, “non sarebbe stato abbastanza, anche se sufficiente in base alle regole, al fine di evitare tensioni” che avrebbero potuto condizionare il futuro dell’Ue.

Si riparte dallo schema di Osaka, intorno a cui ruotano le negoziazioni tra i leader. Prevedeva che i popolari nonostante la vittoria alle europee rinunciassero alla Commissione dopo lo stop di Macron al loro portabandiera, Manfred Weber. Il successore di Juncker diventava il secondo classificato, il socialista Frans Timmermans, con Weber per 5 anni – e non due e mezzo, come da tradizione – a presiedere l’Europarlamento. E ancora, il premier belga Charles Michel al Consiglio europeo e il francese Villeroy alla Bce. Alto rappresentante diventava la bulgara Mariya Gabriel, in sorpasso sulla connazionale Georgieva. Uno schema che permetterebbe a Merkel di salvare il sistema democratico dei candidati di punta (chi vince le europee prende la Commissione con il suo portabandiera) e soprattutto di rinsaldare la coalizione di governo a Berlino salvando dall’umiliazione la Csu di Weber e premiando la Spd con il laburista Timmermans. Ma la strada si è fatta difficile. I negoziati però proseguono. Tra l’altro, la premier britannica Theresa May ha fatto sapere, che nel caso di un voto, starà dalla parte della maggioranza.

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