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Nomine Ue, Consiglio europeo al via: Meloni al bivio, trattativa con von der Leyen per scongiurare l’isolamento dell’Italia. Cosa può succedere

Si apre ufficialmente a Bruxelles la partita delle nomine europee. Meloni ha bocciato l’accordo tra Ppe, socialisti e liberali sui top jobs. Insieme all’Italia, anche Ungheria e Slovacchia si sarebbero messe di traverso. Il nostro Paese rischia l’isolamento? La presidente uscente della Commissione europea, ricandidata, cerca di ricucire con la leader FdI partendo dal nodo dei migranti

Nomine Ue, Consiglio europeo al via: Meloni al bivio, trattativa con von der Leyen per scongiurare l’isolamento dell’Italia. Cosa può succedere

Si apre ufficialmente a Bruxelles la partita delle nomine europee. La premier Giorgia Meloni è arrivata oggi nella capitale belga per l’inizio dei lavori del Consiglio europeo. Sul tavolo del summit, a seguito della riunione informale dei leader del 17 giugno, ci sono le nomine per il prossimo ciclo istituzionale della Ue. Compito del Consiglio è infatti quello di eleggere il presidente del Consiglio europeo, nominare il presidente della Commissione europea e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri (queste ultime due nomine sono soggette a un voto del Parlamento).

Le accuse di Meloni sulle nomine Ue

In un duro discorso pronunciato ieri alla Camera e al Senato, Meloni ha bocciato “nel metodo e nel merito” l’accordo partorito dai negoziatori di Ppe, socialisti e liberali sui cosiddetti “top jobs” che prevede la riconferma di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione europea e le nomine del portoghese Antonio Costa e della estone Kaja Kallas rispettivamente come presidente del Consiglio europeo e come Alto rappresentante della Ue.

Come si comporterà Meloni a Bruxelles?

La premier italiana, esclusa dai giochi, ha denunciato “una conventio ad excludendum ai danni dell’Italia” invocando il rispetto, da parte dei gruppi dirigenti europei, del voto espresso dai cittadini alle elezioni dell’8 e 9 giugno. Non è ancora chiaro come si comporterà Meloni al tavolo dei leader, allo stato attuale molto difficilmente dalla presidente del Consiglio potrebbe arrivare un sì alle nomine contenute nel “pacchetto” confezionato da Ppe, S&D e Renew. Molto dipenderà dalle trattative di questi due giorni. L’Italia chiede una vicepresidenza e un commissario con deleghe pesanti: da tempo si fa il nome del ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che potrebbe trovare posto a Bruxelles come super commissario alla Coesione e al Recovery Plan.

Nomine Ue, chi è che dice no e cosa può succedere

Fonti europee fanno sapere che finora “sono tre i Paesi che non hanno dato il loro consenso all’accordo sulle nomine: l’Italia, l’Ungheria di Orbán e la Slovacchia di Fico“. Già ieri mano tesa del Colle con le parole di Sergio Mattarella: “Non si può prescindere dall’Italia”. Intanto a Bruxelles i margini paiono stretti: difficile raggiungere una minoranza di blocco, giochi aperti a Strasburgo con i franchi tiratori. Le opposizioni vanno subito all’attacco: “L’Italia rischia l’isolamento”. Dalla Spagna, il premier Sanchez puntella l’asse Macron-Scholz: intesa senza destre. Non da ultimo, la spitzenkandidat von der Leyen cerca di ricucire con Meloni partendo dal nodo dei migranti.

Consiglio europeo, di cosa si discute

All’ordine del giorno del Consiglio europeo non ci sono solo i top jobs. I leader dei 27 Stati Ue discuteranno anche di altri temi come l’agenda strategica 2024-2029, l’Ucraina, il Medio Oriente, sicurezza, difesa, competitività e migranti. Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, i 27 capi di Stato e di governo dovrebbero affrontare anche il tema dei progressi compiuti nell’uso dei beni congelati della Russia per sostenere l’Ucraina e la sua ricostruzione, oltre a fare il punto sul cammino di Kiev verso l’adesione all’Ue, in vista della prima conferenza di adesione del 25 giugno 2024. Sul fronte della sicurezza, invece, saranno esaminate le opzioni per incrementare i finanziamenti all’industria europea della difesa.

Le “rassicurazioni” per Meloni e l’Italia

“Una cosa è chiara: nessuno rispetta il primo ministro Giorgia Meloni più di quanto lo faccia io. Si tratta di un’incomprensione: a volte abbiamo bisogno di piattaforme politiche per semplificare il processo”. Lo ha detto il premier polacco, Donald Tusk, arrivando al vertice dei leader europei dove si discuterà delle nomine dei vertici Ue.

“L’Italia è un Paese del G7, il terzo Paese più grande, un Paese guida nell’Ue. Ho molto apprezzato il contributo dal governo italiano, sotto la guida di Antonio Tajani e Giorgia Meloni. Per ciò credo che sia fondamentale per l’Ue avere un processo inclusivo per tenere in considerazione anche gli interessi italiani. Per oggi è importante dare stabilità all’Europa e i tre partiti maggiori nell’Ue, Popolari, socialisti e democratici, e liberali, hanno una responsabilità speciale a garantire questa stabilità all’Europa e spero che potranno dimostrarlo. Poi avremo bisogno della maggioranza per Ursula von der Leyen anche al Parlamento europeo”. Lo ha dichiarato il presidente del Partito popolare europeo (Ppe) al Parlamento, Manfred Weber, al suo arrivo al pre-vertice del Ppe a Bruxelles. “Per noi è importante sostenere von der Leyen, ma anche chiarire che tutti gli accordi che facciamo sono basati sui contenuti. Le persone si aspettano da noi dei risultati sulla competitività, sulla forza dell’economia – che sono interessi dei cittadini – e dobbiamo risolvere il problema dell’immigrazione: chiunque voglia il sostegno del Ppe deve garantire che risolverà il problema delle migrazioni, fermando l’immigrazione illegale verso l’Europa”, ha aggiunto Weber.

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