La primavera porta con sé una grande tornata di nomine nelle società pubbliche italiane, e il governo Meloni è pronto a mettere in atto la sua terza grande “abbuffata”. I riflettori sono puntati su circa 400 incarichi in scadenza, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali, da rinnovare tra aprile e maggio. Se per le grandi realtà come Enel, Eni, Poste, Terna e Leonardo il valzer degli incarichi si ballerà nel 2026, quest’anno l’attenzione si concentra su aziende strategiche come Fincantieri, Snam, Italgas, Autostrade per l’Italia (Aspi), StMicroelectronics, oltre a diverse agenzie governative come Invitalia, Sace e Simest. Tra le altre, ci sono Ansaldo Energia, Arexpo, Cdp Real Estate Sgr e Giubileo 2025.
Una tornata cruciale, poiché i nuovi manager dovranno sostituire quelli nominati nel 2022 dal governo Draghi. Questo rappresenta una sfida significativa per l’esecutivo, che dovrà scegliere chi guiderà le principali società controllate dallo Stato e quelle partecipate indirettamente tramite gruppi come Cdp, Enel, Eni, Poste e Leonardo. Come sempre, circolano molti nomi, ma potrebbero cambiare all’ultimo momento, in un delicato gioco di equilibri politici.
Nomine, le poltrone più calde da rinnovare: Snam, Italgas e Fincantieri
Dopo il via libera ai nuovi vertici delle Ferrovie Italiane – con Strisciuglio a Trenitalia, Isi a Rfi e Gemme in Anas – ora l’attenzione si sposta sul settore energetico.
Il dossier più delicato riguarda Snam. L’amministratore delegato uscente, Stefano Venier, ha gestito l’acquisto delle navi rigassificatrici e l’espansione della capacità di stoccaggio del gas in Italia, operazione fondamentale soprattutto a seguito della crisi energetica. Tuttavia, la sua riconferma è incerta. Tra i candidati ci sono Roberto Tomasi (attuale ad di Autostrade per l’Italia), Roberto Diacetti (consigliere in Pirelli, Saipem e Banca Ifis) e Paolo Gallo, attuale ad di Italgas, appoggiato dal costruttore Francesco Gaetano Caltagirone.
Anche Italgas si trova a un bivio. Gallo potrebbe ottenere un quarto mandato, ma molto dipenderà dalla fusione con 2i Rete Gas, destinata a creare un gigante europeo nel settore della distribuzione del gas.
Se sulle energetiche si naviga a vista, per Fincantieri la strada sembra tracciata. L’amministratore delegato, Pierroberto Folgiero, sembra destinato a un nuovo mandato, dopo aver guidato la società a un clamoroso +115% in Borsa nell’ultimo anno e a un ritorno all’utile previsto per il 2025.
Le altre nomine chiave: Sace, Autostrade e Simest
Anche Sace sta attraversando un periodo di rinnovamento. La gestione di Alessandra Ricci ha ottenuto buoni risultati, con 33,3 miliardi stanziati per le imprese e un aumento dell’utile del 54%. Tuttavia, il futuro del presidente Filippo Giansante è incerto, con alcune voci che suggeriscono una possibile sostituzione con una figura più vicina all’esecutivo.
Altra poltrona incerta è quella di Roberto Tomasi in Autostrade per l’Italia (Aspi). Sebbene goda della fiducia del ministro Matteo Salvini, il manager si trova a fronteggiare l’opposizione dei fondi Blackstone e Macquarie, che fanno parte della holding di controllo Hra, insieme a Cdp, che detiene il 51% della società. Aspi, che gestisce metà della rete nazionale, è al centro di una trattativa per il prolungamento della concessione e di un piano di investimenti da 35,9 miliardi di euro entro il 2038.
In Simest, invece, si attende la riconferma di Regina Corradini d’Arienzo come numero uno, mentre la presidenza sarà vacante dopo la partenza di Pasquale Salzano, nominato ambasciatore in Marocco.
Altra partita calda: Stm
Stm, gigante italo-francese dei semiconduttori, affronta un periodo di rinnovamento. Con il supervisory board in scadenza, l’azionista Mef dovrà scegliere i nuovi rappresentanti. Il ceo Jean-Marc Chery, confermato fino al 2027, è accusato di aver manipolato i numeri aziendali, con un calo dei ricavi del 23% e la perdita di valore delle azioni. Le accuse (emerse durante la class action intentata negli Usa) si estendono anche alla gestione delle previsioni finanziarie, considerate errate e ottimistiche, che hanno ingannato il mercato. Inoltre, il piano di ristrutturazione e riduzione dei costi, con la possibile perdita di migliaia di posti di lavoro, sta alimentando tensioni sindacali e preoccupazioni politiche. Con 2 miliardi di investimenti pubblici in gioco in Italia, la situazione sta attirando l’attenzione del governo italiano, preoccupato per la perdita di competitività in un settore cruciale come quello dei semiconduttori.
Il governo Meloni chiuderà il cerchio delle nomine pubbliche
Tra i cda in scadenza spiccano 11 incarichi nel gruppo Eni, inclusi quelli cruciali di Plenitude e Versalis, e 10 in Poste Italiane e Rai Cinema. Ma il vero nodo da sciogliere riguarda la Rai, ancora senza presidente, con uno stallo che si prolunga. L’amministratore delegato Giampaolo Rossi, di fatto, rinvia ogni decisione, mentre la Lega preme per un controllo maggiore su Tgr, Tg3, Rainews e Raisport. Meloni, invece, punta a un rimpasto più ampio, ma le tensioni crescono e il rischio di impasse è alto.
Con questa tornata, il governo completerà la sua presa sulle società pubbliche, chiudendo il cerchio iniziato con le nomine del 2023, quando Meloni confermò Claudio Descalzi all’Eni e Matteo Del Fante a Poste, nominò Flavio Cattaneo all’Enel e portò Roberto Cingolani alla guida di Leonardo.