La partita delle nomine pubbliche è aperta. Ma in campo scendono talmente in tanti che è impossibile azzardare pronostici sul risultato. Nel 2014 verranno rinnovati i Cda di 14 società direttamente partecipate dal Tesoro. Se ci aggiungiamo anche quelle indirettamente partecipate, il numero sale a 29. In totale c’è la bellezza di 501 poltrone da assegnare.
Il punto è che nel mare magnum dei rinnovi (o, perchè no, anche delle conferme), potremmo assistere a uno dei tanti spartiacque a cui si trova di fronte la classe politica. Il toto-nomine vedrà la conferma in blocco dei vertici in carica o anche negli enti pubblici assisteremo a un rinnovamente delle poltrone, come auspicato (e dimostrato) dall’elezione di Matteo Renzi al vertice del Pd? Difficile dirlo, ma sarebbe utile distinguere caso per caso e valutare non solo i profili professionali dei singoli candidati ma anche i risultati ottenuti.
Intanto le regole del gioco sono fissate. Le società interessate hanno consegnato gli elenchi al ministero dell’Economia, che l’anno scorso ha creato un apposito Comitato nomine pubbliche, incaricato di certificare le designazioni, che devono attenersi a precise prescrizioni di competenza, professionalità e onorabilità. Il comitato è presieduto dall’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l’ex direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l’ex direttore generale della Cdp, Maria Teresa Salvemini.
Previsioni difficili sui risultati dicevamo, anche perchè nei direttivi delle società non ci sono limiti di mandato per gli amministratori. In ballo ci sono i manager di lungo corso Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (alla guida di Enel dal 2005), Flavio Cattaneo (Terna) e Massimo Sarmi (ad di Poste dal maggio 2002). Ma nell’elenco figurano anche Alessandro Pansa (Finmeccanica) e i vertici di realtà di primo piano come Arcus, Consap, Enav (di cui è stato avviato il processo di privatizzazione), Istituto Luce, Istituto poligrafico Zecca dello Stato e Italia Lavoro, oltre ad altre meno conosciute come Ram Rete autostrade mediterranee, Sogesid e Studiare sviluppo