Il colpo di scena dell’Enel – con Flavio Cattaneo nuovo Ad e Paolo Scaroni alla presidenza – è la sorpresona dell’ultima ora nella grande spartizione di poltrone uscita dal pacchetto di nomine del Governo. Nomine che, come sempre, richiedono due chiavi di lettura: una politica e l’altra aziendale.
Nomine: Meloni vince ma non stravince e sull’Enel subisce il contropiede degli alleati
Sul piano politico Meloni vince ma non stravince affatto e sulle poltronissime dell’Enel, la più grande società della Borsa italiana con una capitalizzazione di oltre 60 miliardi di euro, subisce il famelico contropiede della Lega di Salvini e di Forza Italia che, fin dal primo momento, avevano reclamato per Cattaneo l’attribuzione del vertice di una azienda di primo piano e l’hanno ottenuta. Meloni vince su tutto il resto: conferma le nomine di Matteo Renzi alla testa dell’Eni e delle Poste Italiane con Claudio Descalzi da una parte e Matteo Del Fante dall’altra e rinnova i vertici di Terna, spostando il fido Donnarumma alla guida di Cdp Venture Capital, e premiando l’ex ministro Roberto Cingolani alla testa di Leonardo.
Nomine: le scommesse di Enel, Terna e Leonardo
Sul piano aziendale però il discorso è diverso e le nomine Meloni edition si chiudono con due conferme e tre scommesse su cui la Borsa darà oggi il suo primo giudizio. Sia Descalzi all’Eni, che qualcuno considera il ministro degli Esteri ombra per le sue conoscenze nel Medio Oriente e Nord Africa, che Del Fante alle Poste sono due garanzie manageriali assolute e il bilancio della loro precedente gestione è lì a confermarlo. Il rinnovo di Enel, Leonardo e Terna è invece una scommessa che va al di là della competenza personale dei manager prescelti.
Flavio Cattaneo ha un curriculum chilometrico essendo già stato ai vertici di grandi gruppi come Telecom Italia, la Rai, Terna e altri ancora dove ha dimostrato una capacità gestionale indubbia. L’Enel però è un gruppo molto complesso e Cattaneo dovrà dare il meglio di sè per tagliare i molti debiti senza perdere la vision e senza indebolire la capacità del gruppo elettrico di essere un grande protagonista della transizione energetica. Della sua nomina sarà molto contento Francesco Gaetano Caltagirone che lo volle nella lista, poi perdente, che in Generali si contrapponeva a quella di Mediobanca e del Ceo Philippe Donnet.
Su Terna, dove Meloni ha mantenuto la promessa di affidare per la prima volta la poltrona di capoazienda a una donna, la scommessa è doppia perché la nuova Ad, Giuseppina Di Foggia, la cui nomina sarà formalizzata oggi da Cdp, viene da un altro mondo – essendo la numero uno di Nokia Italia – e non ha nel suo curriculum esperienze in campo energetico. Terna però è un po’ come Autostrade: basta gestire con equilibrio e la barca va.
Infine Leonardo, dove il processo in corso per il caso Mps ha spiazzato l’Ad uscente Alessandro Profumo e ove arriva l’ex ministro Roberto Cingolani, che qualche anno fa fu assunto nel gruppo della difesa e dell’aerospazio proprio da Profumo. La competenza tecnica di Cingolani è fuori discussione e la sua nomina garantisce continuità ma la capacità di gestione dovrà dimostrarla sul campo.