Alla vigilia delle nomine al vertice di cinque grandi gruppi pubblici è’ comprensibile che gli alleati di governo della premier Giorgia Meloni, la Lega e Forza Italia, si agitino per portare a casa almeno una poltrona di prestigio e qualche presidenza, con Flavio Cattaneo come candidato di punta per Leonardo o Enel. Pur avendo rivendicato la sua autonomia in materia, non è escluso che alla fine la Meloni qualche concessione la faccia. Ma a condizione che si trovino candidati competenti e al di sopra di ogni sospetto. Non sembra però questo il caso delle prime candidature fatte filtrare da Silvio Berlusconi e da Matteo Salvini per la presidenza dell’Eni e dell’Enel. Berlusconi ha prima tentato di candidare alla Presidenza dell’Eni l’ex Ad Paolo Scaroni ma, una volta tramontata sul nascere l’ipotesi di un incredibile ritorno al vertice del Cane a sei zampe, vorrebbe l’attuale presidente del Milan alla presidenza dell’Enel: un grande ritorno anche lì dove Scaroni fu Ad prima di traslocare all’Eni. Per l’Eni Matteo Salvini vorrebbe invece l’europarlamentare euroscettico Antonio Maria Rinaldi.
NOMINE ENEL ED ENI: NON CONVINCONO LE CANDIDATURE DI FORZA ITALIA E LEGA
Due candidature del tutto fuori luogo se non sono ballon d’essai per conquistare la Presidenza dell’Eni e dell’Enel con candidati tuttora coperti. Scaroni, come tutti sanno, è chiacchierato per aver gestito da Ad dell’Eni i rapporti con la Russia per l’acquisto del gas di Putin che stava molto a cuore a Berlusconi che infatti lo nominò al vertice del gruppo petrolifero detronizzando l’integerrimo Vittorio Mincato, indisponibile a firmare al buio contratti per il gas russo che gli sembravano a dir poco opachi. Antonio Rinaldi è stato tra gli anni ’80 e ’90 Direttore generale della Sofid, la capogruppo finanziaria dell’Eni, ma pensare che abbia reali competenze in campo energetico suonerebbe stravagante.
Competenze indiscusse in campo energetico potrebbe invece vantare uno studioso controcorrente come Giulio Sapelli, uno dei maggiori storici italiani dell’economia, per 11 anni consigliere d’amministrazione dell’Eni e oggi consigliere emerito della Fondazione Eni Enrico Mattei, da sempre in ottimi rapporti con l’Ad del gruppo petrolifero, Claudio Descalzi oltre che con l’ex ministro del Tesoro, Domenico Siniscalco. Pur non essendo leghista malgrado tra i suoi allievi ai corsi di storia dell’economia all’Università Statale di Milano ci sia stato Matteo Salvini, Sapelli all’inizio della scorsa legislatura è stato il candidato premier di Salvini e Giorgetti ma fu affondato subito da Luigi Di Maio e dai Cinque Stelle che per Palazzo Chigi avevano in mente la candidatura dell’allora Carneade Giuseppe Conte.
NOMINE: SAPELLI PER L’ENI SE MELONI VORRA’ SPARIGLIARE
Sapelli ha un curriculum impressionante, ha insegnato nelle università di mezzo monto, ha scritto centinaia di libri, conosce l’Eni come le sue tasche essendo stato non solo consigliere d’amministrazione ma anche consulente direzionale dell’Agip Petroli. Ha però un difetto imperdonabile per la politica italiana: è troppo indipendente e ha il gusto della provocazione intellettuale, non sempre lineare e spesso ondivaga come quando sembrava strizzare l’occhio alla Russia Putin finchè condannò pubblicamente l’invasione dell’Ucraina. Da giovane Sapelli era trotskista, poi divenne un intellettuale di spicco di tendenza amendoliana del Pci e Direttore della Fondazione Feltrinelli per poi avvicinarsi successivamente alla Cisl. Se la Meloni dovesse scegliere lui come Presidente dell’Eni, come qualcuno le suggerisce, farebbe certamente una bella figura, spariglierebbe e raccoglierebbe consensi trasversali a destra e a sinistra. E l’Eni avrebbe certamente un Presidente degno della sua storia, uno che Enrico Mattei non si limita a citarlo nelle celebrazioni ma che ha profondamente studiato e raccontato. Ma l’indipendenza intellettuale non sembra una qualità troppo gradita alla politica italiana, a meno che la Meloni non voglia stupire.