Come andrà a finire la querelle sulle nomine al vertice di Bankitalia dopo lo scontro in Consiglio dei ministri di giovedì scorso sulla conferma del vicedirettore generale Luigi Federico Signorini e sulla conseguente richiesta di “discontinuità” del vicepremier Luigi Di Maio?
È la legge stessa a dirlo, come giustamente ricordava Federico Fubini sul Corriere della Sera. Così come sono i trattati internazionali a stroncare sul nascere quell’autentica fake news che è la proposta del leghista Claudio Borghi, il presidente della Commissione Bilancio della Camera, di usare l’oro della Banca d’Italia per sterilizzare l’aumento dell’Iva nel caso in cui scattassero per l’anno prossimo le clausole di salvaguardia. Per fortuna lo stesso leader leghista, Matteo Salvini, ha subito ridimensionato il caso dicendo che l’oro di Bankitalia “resta lì dov’è”.
Tornando alla querelle sulla nomina di Signorini ai vertici di Banca d’Italia, se Di Maio ci ripenserà e non arriverà alle estreme conseguenze permettendo così al Consiglio dei ministri di ratificare la nomina, la tempesta finirà presto e Signorini – che oggi lascerà vuota la sua sedia nella riunione del Direttorio – riprenderà il suo posto al vertice di Via Nazionale.
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Se, al contrario, Di Maio e i grillini non vorranno tornare sui loro passi, sarà in prima battuta il premier Giuseppe Conte e alla fine il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a decidere in proposito. Ma attenzione: su questo terreno il premier ha poteri molto limitati e più formali che sostanziali, mentre il Capo dello Stato ha tutti i poteri per decidere.
In teoria il premier Conte può prendere tempo ma non può omettere di inoltrare al Quirinale il parere del Governo perché, se lo facesse, violerebbe le leggi italiane ed europee. L’altra cosa che il Governo non può fare è proporre al Presidente della Repubblica candidature alternative per il Direttorio. Non è nei suoi poteri.
Ma veniamo invece ai poteri, previsti dalla legge, del Capo dello Stato in materia di nomine in Bankitalia. Secondo la legge, può firmare o respingere la proposta di Bankitalia, a prescindere dal parere- puramente consultivo e non vincolante – del Governo, del quale può anche non tener conto. Che significa in concreto nel caso specifico? Che Mattarella può firmare il decreto di conferma di Signorini anche se – per ipotesi – il Governo facesse proprie le istanze contrarie dei grillini. Ma la contrarietà di Di Maio alla nomina di Signorini è già stata avversata giovedi dal ministro dell’Economia Giovanni Tria (“Voi grillini siete pazzi”) e dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti e non è sfuggito a nessuno il significato politico dello smarcamento di Salvini, che ieri ha praticamente delegato tutta la questione a Conte e a Tria, prendendo nettamente le distanze dall’oltranzismo grillino e specificando che in Banca d’Italia va cambiato qualcosa ma non necessriamente le persone al vertice.
Naturalmente, Mattarella può anche non avallare la proposta di Bankitalia ma in questo caso la palla tornerebbe non a Di Maio ma a Via Nazionale.
Tanto per non farsi mancare niente e per aumentare la confusione della politica attorno alla banca centrale, nel week end il presidente leghista della Commissione Bilancio di Montecitorio, Borghi è tornato su un suo vecchio cavallo di battaglia proponendo l’uso, anche se non la proprietà, dell’oro di Bankitalia, che – secondo i calcoli del Direttore Generale della banca centrale, Salvatore Rossi nel suo recente libro “Oro” – vale circa 85 miliardi di euro ma che solo in parte sta nei caveau di Via Nazionale – al fine di finanziare l’aumento dell’Iva nel caso scattassero le clausole di salvaguardia.
Per fortuna quella di Borghi è una pia illusione perché l’uso dell’oro delle banche centrali non è nella disponibilità di una solo banca centrale e nemmeno di un solo Paese, ma è regolato da trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto e dalle decisioni della Bce che più volte s’è espressa per l’intangibilità delle riserve auree, considerate un baluardo dell’indipendenza delle banche centrali. Stupisce solo che ci siano ancora giornali che danno credito e spazio alle strampalate sortite dell’onorevole Borghi malgrado le sue siano bufale acclarate. Ma sono tempi così.
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