“Io credo che le prospettive per la Grecia, così come per lo stesso futuro dell’Europa, siano semplicemente devastanti”. Non usa mezzi termini Mario Noera, docente di economia e diritto dei mercati finanziari in Bocconi, da sempre critico con le ricette adottate dall’Eurozona per fronteggiare la crisi economica. “Un errore teorico oggi dimostrato dall’evidenza empirica – commenta –, ma che le classi dirigenti europee non rimettono in discussione perché hanno legato a questi precetti la loro sopravvivenza politica”.
FIRSTonline – Eppure, la mediazione dopo la lunga notte delle trattative ha evitato lo strappo. E si è visto che non esiste un pensiero unico. Altrimenti, come spiegare che è stato scongiurato il Grexit ventilato dalla Germania con un forte seguito?
Noera – “Io credo sia molto grave che si sia sollevato, in quelle condizioni, il tema di un’eventuale espulsione di uno Stato. Ma la prima domanda è un’altra: le condizioni previste dall’accordo di domenica faciliteranno o meno la ripresa dell’economia greca? Io penso che la situazione sia destinata a peggiorare”.
FIRSTonline – Addirittura…
Noera – “L’intesa non serve a favorire la convergenza della Grecia con il resto della Comunità. Al contrario, le durissime condizioni imposte ad Atene comporteranno un’ulteriore divergenza. Né potrebbe essere altrimenti, viste le cifre. Il taglio di bilancio chiesto alla Grecia, fatte le proporzioni, equivale a una finanziaria di 160 miliardi per l’Italia. E le privatizzazioni per 50 miliardi equivalgono ad almeno 600 miliardi per il nostro Paese. Come si può pensare che Atene possa evitare una recessione durissima con queste premesse?”
FIRSTonline – Ma i Greci un po’ se la sono cercata. O no?
Noera – “Sono d’accordo. La gestione delle trattative è stata debole, così come l’azione di governo. Ma ci sono due attenuanti. Primo, gli sforzi per abbattere il governo legittimo dei greci. Secondo, i riflessi dell’austerità. La Grecia ha ridotto di nove punti l’incidenza della spesa pubblica sul Pil in questi anni. Non mi stupisce che i lavoratori espulsi dalla pubblica amministrazione siano stati prepensionati”.
FIRSTonline – Insomma, il pugno di ferro non andava usato. Nonostante l’atteggiamento assunto durante le trattative e la legge dei numeri. E’così?
Noera – “Il punto è un altro. Un accordo ha senso se produce effetti in termini di input, ovvero se rispetta la volontà emersa dal voto. Oppure di output: si forza il risultato del voto, anzi lo si sovverte, ma si creano le condizioni per distribuire benessere”.
FIRSTonline – In questo caso?
Noera – “Non vale né l’input né l’output. Semmai, come ha scritto Wolfgang Munchau sul Financial Times, sono venuti meno i presupposti politici di una convivenza. Il dramma vero emerso in questi giorni è che tutti i contendenti, a partire da Grecia e Germania, hanno privilegiato le preoccupazioni di politica interna al tema comune. Abbiamo preso atto che le scelte della Germania, il paese leader di questa Europa, sono sostanzialmente condizionate dal duello politico tra Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble”.
FIRSTonline – Il risultato?
Noera – “Un accordo che non tiene conto del buon senso, né dal punto di vista del mercato né sotto il profilo del metodo. L’intesa fa acqua da tutte le parti sotto il profilo della sostenibilità. Non risolve il problema dal punto di vista del debito né offre alla Grecia una prospettiva credibile sul piano del rilancio del reddito”.
FIRSTonline – Alternative?
Noera – “La soluzione danese. Copenaghen fin dal primo momento ha rivendicato la libertà di scelta rispetto all’area euro. Un’eventuale uscita della Grecia, su libera scelta di Atene, avrebbe senz’altro creato grossi problemi. A partire dalla fine dell’indissolubilità dell’area euro. Ma un’uscita concordata, con un sostegno dei partner nella transizione, avrebbe almeno rispettato il principio della volontà popolare. Al contrario, nel corso delle trattative, è stato sostanzialmente violato il principio della possibilità della cacciata, non negoziata, di un partner”.
FIRSTonline – Insomma, l’Europa rischia di avvitarsi…
Noera – “Il rischio è tangibile. Anche perché non si vuol prender atto che le scelte adottate in politica economica non funzionano. Ma ormai, non solo in Germania, le élites di governo hanno legato la loro sopravvivenza politica ad una ricetta economica che, come dimostrano gli esempi di segno contrario in Usa, Gran Bretagna o Giappone, non funziona. Vale anche per l’Italia, che, da Monti in poi, ha seguito le stesse regole. E così cresce il rischio sistemico”.
FIRSTonline – Un politologo francese, François Heisbourg, sostiene che la situazione ricorda un parto siamese: si sa che solo uno dei due si salverà. Lo stesso vale per il futuro dell’Europa: o si salvano gli ideali sociali e democratici del Vecchio Continente. O si salva l’euro, così come è stato concepito e sostenuto. E’ d’accordo?
Noera – “E’ un’immagine felice. Ma io ho una paura: il rischio è che la scelta comporti uno shock che non vorrei vedere. Si stanno accumulando le condizioni di un secolo fa”.
FIRSTonline – L’alternativa?
Noera – “Bisogna cerare condizioni non traumatiche per una libera scelta dei Greci. E ripartire da lì per scacciare il fantasma di un grande trauma, che può essere inviato ma non esorcizzato con soluzioni imposte ai popoli e per giunta foriere di miseria, non di benessere”.