E’ significativo che proprio nei giorni in cui cade il quindicesimo anniversario del suo assassinio, il 7 ottobre 2006, la giornalista russa Anna Politkovskaja sia stata in qualche modo coinvolta nell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace, vinto da due giornalisti, uno dei quali è appunto Dmitrij Muratov, caporedattore del giornale d’inchiesta usso Novaja Gazeta, la stessa testata per la quale scriveva Politkovskaja. L’altra vincitrice è Maria Ressa, cittadina filippina naturalizzata statunitense cofondatrice del sito di informazione Rappler, noto per le sue inchieste sull’operato del governo del presidente filippino Rodrigo Duterte, soprattutto in relazione alla sua sanguinosa “guerra alla droga”.
Il Norwegian Nobel Committee, si legge nella motivazione, ha deciso di premiare i due cronisti per “i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura”. E’ un “premio alla libertà di stampa in ambienti ostili al giornalismo indipendente”, è invece il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Al Premio Nobel per la Pace 2021 erano stati candidati, su proposta della Fondazione Gorbachev, un’associazione piacentina che organizza i Summit Mondiali dei Premi Nobel per la Pace, anche il personale medico italiano per l’impegno durante la pandemia e soprattutto, nella motivazione accettata dall’Accademia svedese, per essere stato “il primo nel mondo occidentale a dover affrontare una gravissima emergenza sanitaria. Nella quale ha ricorso ai possibili rimedi di medicina di guerra combattendo in trincea per salvare vite e spesso perdendo la loro”. In tutto i candidati al Premio per la Pace erano 329: 234 individui e 95 organizzazioni.