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Nexi verso la Borsa: vale fino 7,5 miliardi di euro

Accelera lo sbarco a Piazza Affari della società dei pagamenti elettronici guidata da Paolo Bertoluzzo che a Pasqua può diventare la super-matricola dell’anno

Nexi verso la Borsa: vale fino 7,5 miliardi di euro

Lo sbarco a Piazza Affari di Nexi si fa sempre più vicino. La società specializzata in carte di credito e sistemi di pagamento elettronici punta a collocare le azioni, per arrivare alla quotazione prima di Pasqua. Sarà la più grande Ipo del 2019 per la Borsa di Milano e probabilmente conserverà questo primato fino alla fine dell’anno. L’offerta sarà rivolta solo agli investitori istituzionali.

Secondo le stime, Nexi vale tra 6,5 e 7,5 miliardi (compreso un debito di circa 2,5 miliardi), il che equivale ad un multiplo di 12-15 volte rispetto all’Ebitda, che dovrebbe essere intorno ai 530-540 milioni a fine 2018. Il flottante sarà del 35%, più la greenshoe di cui una parte minoritaria, circa un quarto dell’offerta, sarà in aumento di capitale.

Gli azionisti venditori stanno mettendo a punto i dettagli dell’Ipo insieme alle cinque banche che agiscono da global coordinator: Banca Imi, Mediobanca, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Credit Suisse. Le azioni che arriveranno sul mercato sono quelle attualmente in mano ai fondi di private equity Advent, Bain e Clessidra.

Dopo il collocamento, Nexi potrebbe avviare una collaborazione – forse addirittura una fusione – con Sia, altra società italiana che si occupa di pagamenti elettronici. A premere per il matrimonio è Cassa Depositi e Prestiti, azionista di Sia con il 35% di Sia. Al momento, però, il dossier è in secondo piano rispetto a quello della quotazione.

In vista dell’Ipo, infatti, c’è ancora del lavoro da fare. Ad esempio, bisogna decidere come gestire il debito della società, che ammonta a circa due miliardi e mezzo. Sarà alleggerito dai proventi dell’Ops (Offerta pubblica di sottoscrizione) e rinegoziato, almeno in parte. Possibile un allungamento delle scadenze e una riformulazione del tasso del bond quotato in Lussemburgo, che attualmente paga una cedola del 4%. Ai fondi di private equity azionisti dovrebbe essere concesso un finanziamento con garanzia sulle azioni quotate, per una cifra intorno agli 850 milioni.

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