Il destino di Nexi è incerto ed è diventato una spina nel fianco del governo italiano che è nel suo capitale attarverso Cassa Deposti e Prestiti. Diverse ipotesi sono allo studio per cercare di rinvigorirla. Una di queste è l’ipotesi di integrazione di Nexi con la francese Worldline: sul tavolo da tempo per cercare di fronteggiare i concorrenti statunitensi, è tornata di attualià con l’operazioine di scambio di azioni tra Poste e Cdp. Al governo italiano non piace molto questa ipotesi, riporta Reuters, nel timore di ostacoli dalla Francia sul terreno occupazionale. Ma, certo, resta un dossier sul tavolo, insieme a quelli del delisting di Nexi e della privatizzazione dell’azienda con alcuni coinvestitori che dovrebbero intervenire per risollevarla dal controllo del mercato e ridurre il carico di debiti accumulato. Nexi presenterà i conti dell’esercizio 2024 il prossimo 28 febbraio.
L’ipotesi di aggregazione è vista ovvia dai banchieri d’affari e dagli analisti
Un’integrazione tra Nexi e Worldline, società di pagamenti leader in Europa, è stata a lungo considerata un’opzione ovvia tra i banchieri d’affari, anche perchè i titoli di entrambe viaggiano sui minimi storici, per poter competere con concorrenti statunitensi come PayPal, Visa e MasterCard. Il tema è tornato di attualità nei giorni scorsi, in occasione dell’annuncio dell‘operazione di swap: Poste Italiane rileverebbe da Cdp il 9,8% di Tim in cambio del suo 3,8% di Nexi con un conguaglio in denaro. Se l’operazione andasse in porto, Cdp passerebbe dall’attuale 14,46% al 18,24% nel capitale di Nexi (facendola restare il secondo maggior azionista dopo H&F, che detiene 21,2%). Il titolo Nexi è scambiato a Piazza Affari a circa la metà dei 9 euro per azione con cui si è presentata al mercato nel 2019: stamane è a 4,65 euro in calo dell’1,23%.
“L’aumento della quota diretta di Cdp in Nexi è da leggere come una volontà di maggior presa della Cassa sulla società, anche in termini di eventuali operazioni straordinarie, come la cessione della rete nazionale interbancaria” – quella portata in dote da Sia – “o una fusione con Worldline”, sostengono sia Intermonte sia Equita.
Con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dagli operatori extra-Ue, anche la Bce ha indicato come fattore di ostacolo a investimenti e competitività la frammentazione del settore. Proprio in aquesti giorni, peraltro, PayPal e JPMorgan Payments hanno annunciato un accordo di collaborazione per espandere i servizi offerti agli esercenti del Regno Unito e dell’Europa.
Un percorso pieno di ostacoli
Il percoso verso l’integrazione tra Nexi e Woldline è comunque piuttosto accidentato e pieno di ostacoli. Il problema di questa ipotesi è soprattutto occupazionale: l’impatto sarebbe maggiore per Worldline, che a fine 2023 contava circa 18.000 dipendenti in oltre 40 Paesi, contro i circa 10.500 di Nexi. Inoltre il governo italiano ritiene però troppo complesso il quadro normativo, dato che le due società operano in molti Paesi, dicno le fonti di Reuters aggiungendo che finora non ci sono stati dialoghi concreti tra Italia e Francia.
Sebbene sia noto che alcuni azionisti del fondo di Nexi stiano valutando un’uscita, dato il numero di anni in cui hanno investito nell’azienda, la società ha attirato l’interesse di altri gruppi di private equity. Il calo del titolo rende difficile l’uscita degli azionisti dei fondi di Nexi, soprattutto perché i livelli di ingresso sono molto diversi, avevano spiegato le fonti in precedenza.
Il titolo Wordline è in cadita libera dal 2021: -91%. Dati 2024 sotto le attese
Le azioni di Worldline sono scese del 91% dalla metà del 2021 – quando l’entusiasmo degli investitori per le società di pagamenti aveva raggiunto il picco – dopo aver lanciato tre profit warning nel giro di un anno e dopo l’uscita dell’amministratore delegato di lunga data Gilles Grapinet a settembre. Stamane Wordline ha annunciato i risultati 2024 e le prime indicazioni di guidance per il 2025. Entrambi sono risultati leggermente inferiori rispetto alle attese di consensus. L’eps 2024 è a 1,53 conro il consensus di 1,6, i ricavi deò quarto trimestre 2024 sono scesi dello 0,9% su anno a 1,18 miliardi contro stime per 1,19 miliardi. Per l’anno in corso l’azienda prevede una crescita dei ricavi simile al 2024 (quindi +0.5% contro il consensus di +2%). Ulteriori dettagli sull’outlook 2025 saranno forniti il 23 aprile in occasione della presentazione dei risultati del primo trimstre, mentre è stata annunciata la nomina di Pierre-Antoine Vacheron come nuovo CEO (il prossimo piano strategico sarà presentato in autunno).
Bancomat acquista la maggioranza di FlowPay
Sempre nel settore dei pagamenti digitali, in Italia, Bancomat ha annunciato l’acquisizione del 84.5% di FlowPay, fintech con sede a Firenze e specializzata nell’open banking. L’operazione dovrebbe completarsi attorno alla metà del 2025. La società opera nell’open banking con riferimento al sistema di scambio di informazioni fra banche e altri operatori finanziari permettendo agli utenti di aggregare in un’unica app i conti correnti di istituti diversi. Tramite questa acquisizione Bancomat potrà inoltre offrire il collegamento alla piattaforma PagoPa agli istituti che non l’hanno ancora sviluppato, oppure studiare soluzioni come il locked payment, un sistema che consente di bloccare somme sul conto del compratore e di trasferirle al venditore automaticamente non appena si avverano le condizioni pattuite fra le parti.