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Nexi: l’affare Sia e il piano anti-cash del Governo piacciono alla Borsa

Nexi

Svetta sul Ftse Mib il titolo di Nexi, che arriva a guadagnare il 5% in apertura di seduta, salvo poi rallentare un po’ dopo le 10, ma sempre in area 16 euro per azione. Il motivo è presto spiegato: agli investitori sta piacendo molto la prospettiva della fusione con la società di pagamenti elettronici Sia (lo sostiene Bloomberg) e anche il piano annunciato dal Governo per favorire l’uso delle carte di credito e scoraggiare quello del denaro in contante. In particolare, si parla di un bonus da 300 euro l’anno per spese da 3 mila euro senza contanti. I benefici sarebbero estesi a tutte le tipologie di spesa e le uniche escluse, per ovvi motivi, dovrebbero essere quelle online. Secondo le stime di Banca d’Italia i provvedimenti governativi potrebbero portare a un aumento delle transazioni elettroniche del 10%, con effetti positivi anche sui consumi.

Secondo un analista, “le misure sono positive per Nexi. Dopo i risultati del secondo trimestre (con ricavi in calo, ma solo del 6%, ndr) è emerso che i volumi sulle carte italiane per la maggior parte delle categorie di spesa sono tornati ai livelli di crescita pre-Covid”. Inoltre, “è possibile che la pandemia abbia contribuito ad accelerare l’adozione dei pagamenti alternativi al contante. Ricordiamo che la crescita organica stimata dal gruppo, in un contesto pre-Covid, era del 5-7%, che potrebbe essere favorito dalle nuove iniziative del Governo”. L’altro elemento chiave sono le indiscrezioni che riguardano Sia: Nexi, secondo Bloomberg, starebbe finalizzando un nuovo accordo sul contratto id processing con Unicredit che, secondo Equita, è il principale cliente di Sia con un peso sul fatturato superiore al 20%.

Nel 2016 Sia aveva acquisito per 500 milioni di euro il processing di circa 13,5 milioni di carte di pagamento e la gestione di 206 mila terminali Pos e 12 mila Atm in Italia, Germania e Austria da Unicredit (la società acquisita, P4Cards, aveva riportato nel 2017 ricavi per 135 milioni e un margine operativo di 39 milioni di euro), firmando un contratto di outsourcing della durata di 10 anni le cui condizioni, secondo indiscrezioni, potevano essere riviste dopo 5 anni quindi nel 2021. “L’eventuale firma di un nuovo contratto con una estensione temporale eliminerebbe uno degli ostacoli alla fusione con Nexi – scrivono da Equita – e l’operazione potrebbe quindi essere finalizzata nelle prossime settimane”.

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Categories: Finanza e Mercati