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Neve e gelo, i danni economici per imprese e agricoltura: 3 giorni senza gas costano 1 punto di Pil

neve, trattore.

Neve e gelo sono sinonimo di pesanti disagi per la popolazione, ma anche di enormi danni economici. Che adesso, a distanza di qualche giorno dalla prima ondata (anche se le previsioni dicono che non finirà qui), iniziano ad essere calcolati.

Per quanto riguarda le aziende in generale,  è la Camera di Commercio di Monza e Brianza ad aver stilato una prima stima dei danni subiti dalle imprese nelle regioni del Nord-Ovest. Secondo l’Ufficio studi la perdita economica per le imprese della Lombardia, del Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e in parte dell’Emilia-Romagna sarà superiore ai 550 milioni di euro.

La regione più colpita è la Lombardia con un costo per le aziende che si avvicina ai 300 milioni, dei quali circa 240 legati ai trasporti e agli spostamenti e circa 55 per le assenze e i ritardi di dipendenti. Seguono il Piemonte (oltre 135), l’Emilia-Romagna (quasi 68), la Liguria (circa 44 ) ed infine la Valle d’Aosta (4,5 milioni). In Lombardia le aree maggiormente colpite sono Milano (104 milioni), seguita da Brescia (quasi 39), Bergamo (circa 31), Varese (24), Monza-Brianza (23), Como (16), Pavia (15), Mantova (13). 

Le forti ricadute economiche della nevicata sono legate al fatto che gran parte del traffico merci delle imprese lombarde avviene su gomma, tanto che in Lombardia negli ultimi 5 anni tra autocarri trasporto merci ed autoveicoli speciali si è avuta una crescita del 15%, senza contare che nella regione i dipendenti che si recano al lavoro con l’auto sono oltre il 35%.

I riscontri sono preoccupanti soprattutto per l’agricoltura, ovviamente il settore più colpito a causa delle temperature rigide che hanno distrutto le coltivazioni e del maltempo che ha ostacolato (o impedito) i trasporti e le forniture.

Secondo le stime di Coldiretti e di Cia (Confederazione italiana agricoltori), il danno per la filiera agroalimentare nazionale ammonta ad oggi a circa 400 milioni di euro. Le forniture di verdure e degli altri prodotti deperibili hanno subito un taglio di almeno il 30% nelle regioni del Centro-Sud interessate dal maltempo, con le consegne che procedono a macchia di leopardo su tutto il territorio. Alcuni paesi sono completamente isolati e i negozi chiusi, mentre la situazione migliora nelle città come Roma.

La Cia stima in 50mila le imprese agricole paralizzate, con 100mila tonnellate di ortofrutta, 200mila litri di latte, un milione di uova e quasi 2mila tonnellate tra carni bovine, suine e avicole ancora bloccate sulle strade e nelle aziende. Da segnalare anche l’impennata dei consumi di gasolio per il riscaldamento delle serre e delle strutture aziendali, che oltre a alimentare pericolosamente l’emergenza gas, rischia di provocare una nuova ondata di speculazione sui prezzi dei prodotti alimentari.

L’approvvigionamento del gas sta infatti rappresentando un grande problema, soprattutto per le imprese. Il problema consiste nel fatto che l’ondata di gelo non ha colpito solo l’Italia, ma anche altri Paesi europei, ad esempio la Russia, che è un grande fornitore di gas della Penisola (attraverso Gazprom). Quindi si incrociano un picco di consumi, 440 milioni di metri cubi al giorno, con un problema di approvvigionamento dalla Russia, che a sua volta è colpita dall’ondata di freddo e ha annunciato un calo di forniture per l’Italia. E mentre le famiglie saranno comunque garantite, i cosiddetti “clienti interrompibili”, ovvero le aziende, sono già oggetto di tagli alle forniture.

Il ministro Passera assicura che la situazione è sotto controllo (anche Gazprom garantisce che il peggio è passato), ma intanto è stato necessario dare il via libera alla combustione di olio, invece che di gas metano, nelle centrali termoelettriche per una settimana. Soluzione assolutamente eccezionale, poiché altamente inquinante. Legambiente è già sul piede di guerra: “L’ennesima dimostrazione che in Italia bisognerebbe puntare di più sulle energie rinnovabili”.

Ma anche l’emergenza gas ha i suoi costi, soprattutto per un Paese come l’Italia, che per la sua energia dipende al 90% dall’estero e che copre il 40% dei suoi bisogni civili e industriali con il gas naturale (un altro 40% è petrolio). Già nel 2006, anno della crisi ucraina, per le tasche degli italiani l’emergenza si tradusse in una ulteriore tassa di 400 milioni di euro. Inoltre, secondo le stime Confindustria, in caso di prolungamento per 3 giorni dei distacchi la riduzione della fornitura di gas costerà circa un punto di Prodotto interno lordo.

E i danni ai privati? A quelli ci pensano, come al solito, le associazioni dei consumatori. L’Unione per la difesa dei consumatori non ha perso occasione per proporre ai cittadini romani una class action per il risarcimento dei danni: presenterà un esposto alla Procura della Repubblica della Capitale “per accertare eventuali responsabilità delle autorità competenti”. Alemanno è avvisato

Ancora oltre (forse troppo) si spinge il Codacons: l’associazione “invita i cittadini che, pur avendo avuto la massima cautela ed attenzione, hanno subito danni materiali o fisici, dalle scarpe rovinate alle distorsioni, a inoltrare con raccomandata a/r con una richiesta di danni all’ente proprietario della strada (se è una strada urbana al Comune e così via) ed offre loro assistenza legale”.

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