Diversificare gli investimenti per non farsi travolgere dalla disomogeneità della ripresa economica, che scatenerà una inevitabile volatilità sui mercati. E’ questo il consiglio di Erik Knutzen, Chief Investment Officer di Neuberger Berman, la sgr americana fondata nel 1939, che gestisce un patrimonio di circa 340 miliardi di dollari e che è conosciuta anche per essere indipendente e di proprietà dei dipendenti. Knutzen suggerisce agli investitori un “approccio maggiormente tattico”, per sfruttare a proprio favore il potenziale di volatilità: “Le riprese raramente seguono una traiettoria lineare. Anche noi nutriamo, come tutti, un ottimismo di base, ma cerchiamo di diversificare per difenderci dai rischi a breve termine”, sostiene l’analista.
All’inizio del 2021 Neuberger Berman aveva individuato due principali fattori di rischio: il primo riguardava i rischi intrinsechi legati alla convinzione che, quando i programmi di stimoli avessero fatto sentire i primi effetti, avremmo assistito a una ripresa da inizio ciclo. Il secondo verteva sulla somiglianza tra la situazione attuale e quella osservata agli inizi del 2010, un anno che era partito all’insegna dell’ottimismo post-crisi e si era chiuso sì con l’azionario in rialzo del 10%, ma non senza aver prima sofferto una flessione del 12%. “Nelle ultime settimane – ha spiegato Knutzen -, il primo dei nostri timori si è rivelato giustificato. La visione di consenso è stata turbata da timori di inflazione, da un riacutizzarsi delle preoccupazioni di una stretta monetaria, dall’aumento dei rendimenti obbligazionari e dalla sensibilità dei mercati azionari ai tassi di interesse”.
A livello di mercato azionario, da inizio anno c’è stata solo una flessione del 3,5% a fine gennaio e del 4% da metà febbraio. Si tratta di oscillazioni molto più contenute rispetto a quelle del 5% o del 10% o più osservate nel 2010 e parecchio distanti dal livello di volatilità che il mercato delle opzioni sugli indici azionari sta oggi effettivamente scontando. “Dopo essere rimasto “tranquillo” per parecchi anni, il CBOE S&P 500 Volatility Index (VIX) sconta ora una volatilità annualizzata superiore al 20% per l’azionario statunitense dopo il picco dello scorso marzo. Il dato è coerente con le flessioni di settembre e di fine ottobre. Anche tenendo conto del premio incluso nei prezzi delle opzioni, implica che gli operatori di mercato dovrebbero aspettarsi analoghe flessioni del 5-10%”, commenta l’analista.
E come diversificare, dunque? “Quando la causa della volatilità sui mercati azionari è l’aumento dei tassi – sostiene Knutzen -, i tradizionali elementi di diversificazione del portafoglio, cioè i titoli di Stato, difficilmente possono offrire protezione. Da inizio anno hanno perso il 3-6% e, guardando più in là sulla curva, la flessione supera il 10%. A fine febbraio, il Merrill Lynch Option Volatility Estimate, che alcuni chiamano il “VIX obbligazionario”, ha registrato un’impennata, superando addirittura il VIX stesso. Tra gli asset di diversificazione alternativi si possono dunque includere quelli esposti a una ripresa della crescita e dell’inflazione, ma a prezzi ragionevoli per essere stati a lungo trascurati. Ad esempio i Treasury indicizzati all’inflazione (TIPS) o quegli asset che risentono di meno delle variazioni di tassi, come le materie prime”.
Anche il credito si presenta interessante. Brad Tank, altro analista di Neuberger Berman, ha spiegato come mai è rimasto perlopiù immune alla volatilità che ha colpito le azioni e i titoli di Stato: “Anche le strategie liquid alternative che puntano espressamente a individuare fonti di rendimento decorrelate dai mercati azionari e obbligazioni possono dire la loro. Alcune di queste strategie riguardano mercati che attualmente si presentano interessanti, come le strategie insurance-linked”.