Non solo cinema. Ma anche giochi. Per i ragazzi, ma non solo perché sparare ai fantasmini con una pistola virtuale o sfidare un simil Nadal sulla piattaforma di fanta-Wimbledon piace anche ai baby boomers o alla generazione. E’ l’ultima sfida di Reed Hastings, il creatore di Netflix. Uno a cui non piace dormire sugli allori, nemmeno dopo aver centrato una “mission impossible”: martedì scorso, infatti, la piattaforma ha potuto annunciare i primi conti in robusto utile: per la prima volta dalla sua nascita Netflix si può autofinanziare, rinunciando alla continua richiesta di capitali che pure Wall Street ha elargito con grande generosità. Insomma, è il momento di cambiare, abbinando alla leadership su Hollywood il comtrollo dei nuovi superMario o altri eroi della consolle. Insomma, una stoaria americana all’insegna di una regola: fare sempre cose nuove.
E’ probabilmente questo uno dei segreti di Reed Hastings: laureato in matematica, un passato nei marines per poi finire ad insegnare in Swaziland come volontario. Nel 1981, dopo una laurea a Stanford in Intelligenza Artificiale, fonda Pure Software, una sorta di guida all’uso di Unix. Milionario, ma non ancora miliardario, ha l’idea del secolo: “mi ero dimenticato di restituite in tempo la videocassetta di Apollo 13 – ricorda – E così, all’insaputa di mia moglie, dovetti versar 40 dollari di penale per il ritardo. Possibile, pensai, che non ci fosse un sistema migliore per affittare un film?”. Ha preso così il via Netflix, il gigante dello streaming che in meno di un quarto di secolo, ha superato i 200 milioni di abbonati, smentendo tra l’altro i profeti di sventura, cioè i tanti esperti che nel corso di questi anni hanno previsto il collasso economico del re dello streaming. “Per tutto questo tempo – dice Matthew Ball, uno dei guru dei media digitali – gli scettici si sono esercitati a suon di grafici ed elaborazioni statistiche per dimostrare che il modello di business di Netflix era insostenibile: per far fronte alla concorrenza senza disporre di un serbatoio di contenuti di proprietà adeguato, Netflix si sarebbe imbarcato in una corsa folle al debito per sostenere la crescita. Fino al punto di non ritorno”. Non è andata così. Anzi, a fine 2021, la società potrà annunciare utili per un miliardo di dollari.
Le Borse Usa non hanno festeggiato, Anzi. Il titolo ha perduto colpi, del tutto insensibile al miglioramento dei conti (1,35 miliardi di dollari nel trimestre) o all’aumento degli abbonati: 3,5 milioni in più entro la fine dell’anno. Meno, dicono gli incontentabili, dei 5 milioni già previsti, a conferma che, finiti i lockdown, gli affezionati allo streaming torneranno a frequentare cinema e drive-in. E poi, insistono le Cassandre, la concorrenza comincia a mordere: Amazon Prime Video, Apple tv +, Hbo Max, Universal, ma soprattutto Disney + che ha ormai avviato una guerra totale per erodere il primato di Netflix, a suon di accordi miliardari. Insomma, nel giorno del primato, Hastings si trova ad intonare il canto del cigno. E forse la pensa così lui, vecchia volpe dell’intelligenza artificiale: Netflix, scrive nella trimestrale, non può permettersi di andare avanti così, bensì deve rafforzare la sua presa sui clienti, grandi e piccoli, americani e no. Per carità, lo streaming ha davanti a sé un brillante futuro, visto che copre solo il 27% del consumo tv (il 7% per la sola Netflix) contro il 66% delle reti tradizionali. Ma il margine per aumentare i prezzi è ormai ridotto, vistele tariffe povere di Disney e dei grandi dell’e-commerce.
La soluzione? Il gaming, l’uovo di Colombo cui Hastings, uno che si è fatto le ossa spiegando matematica ai ragazzini del Terzo Mondo, è arrivato seguendo i successi planetari di Twitch, la piattaforma che realizza audience spettacolari inquadrando campioni di videogames in azioni davanti alle loro comunità di fans. E’ più che possibile combinare una piattaforma streaming assieme ad una di videogiochi. Senza far pagare nulla di più e nella convinzione che, accanto ai ragazzi, anche genitori e nonni scenderanno in posta più che volentieri, una volta liberati dal complesso di Peter Pan. Ma su queste terreno, Hastings, dopo ver sfidato con successo Hollywood, dovrà vedersela con i colossi che si dividono una torta da 300 miliardi: EA Games, Nintendo, Ubisoft, Activision Blizzard e così via. Giganti che già oggi alimentano la filiera di Hollywood con eroi virtuali sempre più umani, come la “vedova nera” Scarlett Johansson. E i confini tra mondo reale e fiction sono destinati ad essere sempre più labili.