Acea spinge per nuove acquisizioni in Toscana e Umbria. Il progetto ha già ottenuto il sostegno degli analisti (Equita, Intermonte e Mediobanca) che ritengono compatibile l’espansione con il mantenimento della politica di dividendo. E ora potrebbe ricevere la benzina necessaria per partire se la nuova Legge di Stabilità, da poco approvata, manterrà la promessa di adeguati incentivi al consolidamento per le aziende dei servizi pubblici locali. L’obiettivo, più volte affermato da Matteo Renzi, è infatti di scendere “da 8000 a 1000” società.
Le aggregazioni tra utilities sono dunque il necessario background da cui partire e proprio pochi giorni fa il nuovo Ad di Acea Alberto Irace, nel corso del convegno organizzato a Roma da Astrid, ha mandato un messaggio chiaro a Ignazio Marino, proprietario del 51% del capitale in quanto sindaco di Roma: “E’ antieconomico pensare che ogni sindaco possa gestire l’azienda che dà servizi al proprio territorio”. Come dire che i tempi sono maturi poer considerare una parziale cessione di sovranità.
Il Campidoglio finora ha resistito all’idea di facilitare, con una diluizione del capitale posseduto, il consolidamento di altre realtà locali in Acea. Non è detto che non possa rivedere la sua posizione se il governo metterà sul piatto incentivi adeguati. Ma il messaggio di Irace aveva per destinatari anche altri ambiti territoriali. Se l’acqua è il settore di espansione primario per Acea, anche rifiuti ed elettricità sono osservati con molto interesse dal management. E si guarda dalle parti di Siena, Arezzo e Prato dove la utility romana potrebbe integrare Estra.
Acea ha previsto 2 miliardi di investimenti nel suo piano 2014-2018. Oltre la metà (1,3 miliardi) saranno nell’acqua, settore in cui è leader di mercato a livello nazionale con oltre 8,6 milioni di cittadini serviti, pari al 14,24% di popolazione. Ed ha una forte presenza, oltre che a Roma e nel Lazio, in Toscana, Umbria e Campania. Se, come sembra, Irace manterrà una linea di continuità con gli obiettivi di crescita della precedente gestione Gallo, 800 milioni saranno investiti nel Lazio per ammodernare e potenziare la rete, il resto andrà fuori. “Acea potrebbe cogliere opportunità interessanti in Toscana nel settore idrico, dove al momento possiede partecipazioni di minoranza in 5 società che potrebbe unificare rapidamente” in caso di condizioni normative favorevoli da parte del Governo, sostiene Intermonte nel suo ultimo report.
Su 6 Ambiti Territoriali Ottimali (Ato), il gruppo è già partner industriale dei principali quattro: Ato3 Firenze, Ato6 Siena-Grosseto, Ato2 Pisa, Ato4 Arezzo – e raggiunge circa l’80% della popolazione servita. La partecipata Publiacqua Spa, gestore del servizio idrico fiorentino, è il fiore all’occhiello di questa presenza sul territorio toscano. Lucca e Grosseto le aree ancora non coperte. La gestione idrica della Toscana potrebbe quindi diventare uno degli apripista della stagione delle aggregazioni se la nuova normativa promessa dal governo favorirà il processo di accorpamento e soprattutto di semplificazione gestionale, un aspetto su cui punta molto l’utility romana.
Ma non c’è solo l’acqua. Acea punta a crescere nei settori in cui è già presente. Ma nei rifiuti potrebbe trovare sul suo cammino Hera che in Toscana ha carte da giocare, sia per la vicinanza territoriale con l’Emilia Romagna sia per l’esperienza nel ciclo ambientale che le ha consentito di aggiudicarsi la gara per il termovalorizzatore di Firenze. Non è nemmeno da escludersi, in questo campo, un tentativo di aggregrazione tra le imprese locali per poi puntare autonomamente sulla quotazione in Borsa.
La vera partita potrebbe invece giocarsi su luce e gas. In questo caso la preda è Estra che punta a diventare un polo aggregante in Umbria, Marche e Abruzzo. E’ una realtà che sta crescendo ma non ha ancora dimensioni tali da competere con big players come Hera o Acea. E potrebbe cadere nella rete.