Mamma, li turchi. Ma in questo caso più che paura è stupore e apprezzamento per la straordinaria performance finanziaria della Turchia nel 2012. E’ da tempo che la Turchia è al centro dlel’attenzione sia geopolitica che economica della comunità internazinale e i mercati azionari riflettono il buon andamento delle sue società. Dall’inizio dell’anno la Borsa turca, in base all’indice Ise National 100, ha guadagnato il 27,14% in valuta locale ma ben il 41,65% in euro. Solo la Borsa del Venezuela, spinta dal petrolio, ha fatto meglio (+ 121,9% in euro), ma quella di Caracas non è considerata tra le borse di riferimento a livello internazionale, sia per la scarsa trasparenza che per le oscillazioni valutarie. Pur prendendo con le pinze questi dati e pur considrando la volatilità delle Borse sottili, dove bastano pochi scambi o le oscillazioni di un grosso titolo a cambiare i corsi azionari, nella prima parte del 2012 buone performance – misurate in euro – hanno messo a segno anche l’Egitto (+ 38,8%), l’Estonia (+ 24,8%), il Messico (+ 23,4%), la Thailandia (+ 22,9%) e le Filippine (+20,9%).
Tra le Borse maggiori spiccano le performance della Germania (+16,4% per il Dax contro – 6,4% del Ftse Mib della Borsa italiana), preceduta tra i listini del Vecchio continente solo dalla piccola borsa della Danimarca (+24,7%), e ancora una volta del Nasdaq, il circuito hi-tech Usa, che ha segnato un rialzo del 17,7& confermandosi il miglior indice americano.
I riflessi sui fondi passivi (Etf) sono quasi automatici. Nel 2012 l’Etf Lyxor Turkey ha registrato un balzo in avanti del 44,8% ma bene hanno fatto anche gli Etf Vietnam (+34,2%), il Lyxor Nasdaq 100 (+ 23,3%), il Lyxor Auto (+ 22, 9%), l’Etf sulle small cap inglesi (+21,4%), l’Etf sulle società finanziarie asiatiche (+19,4%) e, naturalmente, il Lyxor Dax (+16,4%), il cui Etf a leva (Lyxor Leverage Dax) è addirittura salito dall’inizio della’nno del 31,2%.