Altra settimana da record per i Golden State Warriors, arrivati, con quella di Phoenix, a 48 vittorie in 52 gare, mentre il successo della sera precedente in casa su Houston ha portato a 42 partite la striscia d’imbattibilità tra le mura amiche (gli ultimi capaci di violare la Oracle Arena furono i Chicago Bulls il 27 gennaio dell’anno scorso). Ormai sono finiti gli aggettivi per descrivere quello che stanno facendo i Warriors in questa regular season. Stesso discorso per Steph Curry, che ha iniziato questi ultimi sette giorni stabilendo sul campo di Washington il suo season high di 51 punti (in 35 minuti), a soli 3 punti dal suo massimo di sempre (54, il 27 febbraio 2013 contro i New York Knicks). Una prestazione mostruosa per il nativo di Akron che dopo il primo quarto aveva già messo a referto 25 punti (!) con un irreale 7/8 da tre (alla fine le triple sono state 11, altro suo record eguagliato) e 2/2 da due. Ma la settimana perfetta di Curry e compagni ha avuto il suo clou quando sono arrivati nella baia gli Oklahoma City Thunder, l’ultima delle grandi antagoniste per l’anello a non aver ancora incrociato i campioni in carica. E il responso è stato sempre lo stesso: battuti anche i Thunder, nonostante i 40 punti di Kevin Durant, e altro segnale forte lanciato a tutta la compagnia.
Subito dietro continua la marcia praticamente perfetta dei San Antonio Spurs, distanti solo tre vittorie dai primi della classe (45 vinte e 8 perse il loro record) e che qualche giorno fa, grazie alla netta affermazione sul campo di Dallas, hanno eguagliato la miglior partenza della storia della franchigia, con 42 successi nelle primi 50 incontri stagionali, impresa riuscita già nel 2010-2011 (annata che però finì con una clamorosa eliminazione al primo turno dei playoff per mano di Memphis, dopo una regular season da 61 vittorie). Golden State e Spurs che insieme hanno riscritto un altro record, ovvero quello che per la prima volta nella storia due squadre hanno vinto almeno 42 delle prime 50 partite stagionali (e negli ultimi giorni il tassametro ha continuato a correre). Record individuale anche per Kawhi Leonard, che sempre nella sfida di qualche giorno fa contro Dallas ha tagliato il traguardo delle 232 vittorie nelle sue prime 300 partite di regular season, un 77,3% di successi che rendono l’mvp delle Finals 2014 il giocatore più vincente della storia nelle prime 300 partite in carriera. A vantaggio di Leonard, ovviamente, il fatto di aver sempre fatto parte di una squadra che in tutti questi suoi primi 5 anni da pro è stata praticamente sempre ai vertici della classifica.
Con Oklahoma e i Los Angeles Clippers stabili al terzo e quarto posto, da questa settimana escono probabilmente ridimensionati i Memphis Grizzlies, non in termini di risultati, ma per le prospettive future in ottica playoff, visto che è arrivata la bruttissima notizia della frattura al piede per Marc Gasol. La risonanza magnetica alla quale si è sottoposto lo spagnolo ha dato il peggior verdetto possibile: fuori a tempo indeterminato e questo vuol dire, a meno di miracoli, stagione finita per il centro 31enne, fratello minore di Pau. Una batosta per i Grizzlies, che non dovrebbero avere grossi problemi a centrare i playoff, ma che vedono le loro possibilità di superare uno o due turni di post-season ridursi drasticamente, visto che l’importanza del numero 33 spagnolo va ben oltre i quasi 17 punti e 7 rimbalzi a partita, e Zach Randolph, che dovrebbe scalare al centro per l’infortunio di Marc, a 34 anni inizia a mostrare qualche segno di cedimento (ma guai a dare per finito il vecchio Zebo, che anche in questa stagione non sta facendo mancare il suo contributo di punti e rimbalzi).
A livello di risultati, tra le prime otto escono nettamente peggio dopo quest’ultimo giro di partite i Dallas Mavericks (nelle ultime 5 è arrivato un solo successo, anche se prezioso, contro Memphis al supplementare) e gli Houston Rockets. Ma se Nowitzki e compagni si mantengono ancora al sesto posto (ma con un margine oramai minimo da tutte le altre inseguitrici), la squadra di Harden al momento è scivolata addirittura fuori dalle prime otto, scavalcata da Portland e Utah, a causa delle ultime tre sconfitte di fila (ma se con Golden State è la prassi, il doppio ko proprio con Portland è sanguinoso). La sensazione è che alla fine le due formazioni texane dovrebbero riuscire a strappare il pass per la post-season, ma i Trail Blazers e i Jazz (la scorsa notte battuti nel finale sul campo dei New Orleans Perlicans, ma arrivati ad un passo dall’ottava vittoria consecutiva) stanno andando oltre ogni aspettativa, ottenendo risultati costanti e tutti assolutamente meritati. Continuando così di sicuro daranno fastidio alle avversarie più quotate fino all’ultimo e una delle due potrebbe raggiungere concretamente i playoff, anche se da dietro Sacramento, Denver e New Orleans potrebbero tornare alla carica.