In Nba si sono giocate le prime due gare di tutti e otto gli accoppiamenti di questo primo turno dei playoff, da stanotte ci si trasferisce sui parquet delle squadre con il fattore campo a sfavore, con l’obiettivo quasi per tutte di provare a prolungare delle serie che in alcuni casi sembrano già segnate. Dopo i primi due incontri, sia ad ovest che ad est, per il momento le squadre favorite stanno rispettando, più o meno agevolmente, il pronostico, con da una parte Cleveland, Atlanta e Miami che si trovano 2-0 rispettivamente su Detroit, Boston e Charlotte, e dall’altra Golden State, Los Angeles Clippers e San Antonio che guidano con lo stesso punteggio contro Houston, Portland e Memphis. Le uniche due serie dove non è stato rispettato appieno il fattore campo sono ad ovest Toronto-Indiana (1-1), dove i Raptors, che dopo l’ottima regular season dovevano essere i principali antagonisti alla leadership di Cleveland, sono stati sorpresi nell’incontro d’esordio da un super Paul George (top scorer anche in gara 2) e adesso il passaggio del turno è più aperto che mai (stanotte è in programma il terzo atto), e ad ovest Oklahoma-Dallas, con la prima vera grande sorpresa di questa prima settimana di postseason, dove gli strafavoriti Thunder, dopo aver dominato gara 1, hanno perso di uno la seconda partita, permettendo ai vecchietti e acciaccati Mavericks (e senza Parsons) di tornare in Texas con la consapevolezza di no essere battuti in partenza, come volevano i pronostici.
Per Oklahoma, la grande incompiuta delle ultime stagioni, un inizio di playoff inatteso e qualche brutto pensiero che dovrà essere scacciato già da stanotte da Durant e Westbrook, chiamati a rispondere come sanno loro in gara 3 in casa di Nowitzki. Per il resto, partendo dalla eastern conference, Cleveland si trova saldamente sul 2-0 trascinata dal suo trio James-Irving-Love, ma Detroit si sta rivelando un’avversaria più seria e insidiosa di quanto si poteva pensare, avendo giocato alla pari gran parte di questi primi 96 minuti (all’inizio dell’ultimo quarto in gara 1 erano avanti loro), e nei prossimi due incontri in Michigan proverà di sicuro ad evitare un cappotto che sarebbe ingiusto per quanto si è visto finora. Le altre due serie erano state presentate come quelle più incerte di questo primo turno, e invece, dopo le prime due gare, sembrano ben indirizzate verso Atlanta e Miami. Gli Hawks, dopo aver rischiato di farsi infilare proprio all’ultimo nella partita d’esordio, in gara 2 hanno superato nettamente Boston, con i Celtics che hanno perso per il resto di questa postseason un elemento chiave come Bradley, ma che comunque hanno il talento e le armi per provare a rimettere in discussione la serie. Gli Heat, sebbene siano lontani i tempi in cui con Lebron si sbarazzavano di un avversario dopo l’altro, hanno ritrovato un Wade delle annate migliori e sono finora la squadra più sorprendente di questa postseason, considerando che hanno dato uno scarto complessivo di 44 punti a Charlotte, con gli Hornets che sono obbligati ad una reazione nelle prossime due partite casalinghe. Spostandoci nella western conference, il 2-0 di Golden State su Houston era abbastanza scontato, meno che i campioni in carica facessero loro senza troppi problemi anche gara 2, vista l’assenza di Steph Curry per un problema alla caviglia. Ma ormai la sicurezza e fiducia di questa squadra è impressionante e quando non c’è il suo fenomeno è Thompson a farne le sue veci, dall’altra parte bisogna vedere se Harden, si spera per lui col supporto almeno una volta di qualche compagno, riesca ad approfittare della probabile assenza del numero 30 dei Warrriors anche stanotte in gara 3, ravvivando così una serie che se no è destinata ad un 4-0 per la formazione della baia.
Chiudiamo con i Clippers e gli Spurs, entrambe con più di un piede già al secondo turno. I primi, con Griffin ormai ristabilito e anche grazie alla loro lunga panchina (Crawford nominato miglior sesto uomo per il terzo anno di fila), nei primi due incontri hanno dominato i Portland Trail Blazers, dove Lillard non può fare sempre miracoli e McCollum non sta mantenendo i livelli altissimi fatti vedere in stagione regolare. Almeno un successo nelle prossime due gare casalinghe dei Trail Blazers non è da scartare, ma questa volta nemmeno la versione più autolesionistica di Paul e compagni potrebbe impedire l’avanzata dei Clippers. San Antonio-Mempis è finora la serie meno appassionante delle otto (106-74 e 94-68), non perché i Grizzlies, o quello che ne è rimasto dopo gli infortuni di Gasol e Conley, non ci provino e non lottino, ma perché, se anche al completo non ci sarebbe stata praticamente storia (soprattutto dopo le discutibili cessioni di Jeff Grenn e Courtney Lee), in queste condizioni, senza i suoi due leader, non hanno proprio le armi per tentare di opporsi ad una delle favorite per la vittoria del titolo. Basti pensare che con Randolph e Barnes, nel quintetto iniziale sono stati rispolverati Farmar (di ritorno dopo l’esperienza europea al Maccabi), “Birdman” Andersen e un mito, ma ormai trentanovenne, come Vince Carter, mentre dall’altra parte ormai la scena è stata presa dal nuovo corso degli Spurs, con Leonard e Aldridge attori principali e Parker, Ginobili e Duncan relegati a ruoli da comprimari.